In caso di particolare affluenza l’ingresso al luogo potrebbe non essere garantito.
Anche il viaggiatore frettoloso che va da Brescia a Iseo, giunto all'altezza dell'Abbazia di Rodengo, scorge un complesso di edifici che biancheggia sullo sfondo del monte Delma. Si tratta del Convento dell'Ordine francescano, chiamato "il Calvario" per la presenza di una cappella modellata sulla basilica del S. Sepolcro. Lo si può raggiungere a piedi tramite una lunga scalinata fiancheggiata da cipressi che era in passato l'unica via di accesso. Oggi una comoda strada con alcuni tornanti porta al piazzale del parcheggio.
Il convento vanta una storia lunga cinque secoli, movimentata per il susseguirsi di diversi protagonisti. Le origini del sito risalgono al 1534, quando il conte Scipione Provaglio, giureconsulto, politico e cavaliere al servizio della Repubblica di Venezia fece voto di edificare una chiesa, a cui nel 1590 si affiancò il convento dei Terziari regolari di S. Francesco. Alterne vicende videro il susseguirsi dei Padri della Pace di Brescia, dei Frati Minori dell'Osservanza, del canonico S. Ludovico Pavoni e dell'Istituto degli Artigianelli del beato Piamarta. Nel Novecento il ritorno dei Francescani favorì l'ampliamento delle strutture destinate all'istruzione dei "fratini", ragazzi chiamati a una possibile vita conventuale. Nel 1930 vi si contava la presenza di 200 "fratini".
Tra le diverse strutture architettoniche si distinguono tre edifici religiosi, di cui due visitabili. Eretta nel ‘500, dedicata a S. Maria degli Angeli, la chiesa principale è per questo territorio un raro esempio di edificio rinascimentale a croce greca. Preceduto da un bel pronao con colonne in marmo istoriato, con pregevole portale a formelle bronzee, l'interno presenta decorazione moderna, ma conserva varie opere antiche. Dalla chiesa si accede all'incantevole chiostro antico seicentesco, piccolo e arioso, sviluppato solo su due lati, che lascia libero lo sguardo su un bellissimo panorama. La chiesa più particolare è quella costruita nel 1690, piccola e suggestiva in posizione dominante; contiene tutti i richiami della Passione di Cristo ed è chiaro riferimento al Santo Sepolcro di Gerusalemme e alla "Custodia della Terra Santa" a cui da sempre i Francescani si dedicano.
Un luogo non è più solo religioso, ma, rivalutato come bene immobile, continua la sua vocazione educativa. Da alcuni anni nel convento ha sede l'Accademia Symposium, che negli antichi ambienti restaurati propone corsi sulla trasformazione agro-alimentare, con la possibilità di conseguire dopo il diploma una specializzazione manageriale. Nel complesso scolastico, di recente ristrutturazione, tutto è moderno, ordinato e funzionale, con aule luminose, dotate di moderni strumenti digitali. Delle attività didattiche fanno parte la cura degli animali presenti nella stalla, nel porcile nel pollaio, il lavoro nel vigneto, nella serra e nel bosco dove sono poste le arnie. Questo luogo, che concentra lavoro e studio, storia e innovazione, pace e attività, ha conservato nei secoli la sua identità di fede e cultura, aggiornandosi secondo le esigenze dei tempi, prestando particolare attenzione alle necessità dei giovani, sempre coltivando i valori di carità e fraternità.
INIZIATIVA COLLATERALE: STORIE DELLA CANTINA MIRABELLA
Sabato e Domenica: 10:00-12:00 (ultima visita) / 13:30-17:30 (ultima visita)
C/O Cantina Mirabella, Via Cantarane, 2, 25050 Saiano BS
Accesso libero con priorità per iscritti FAI fino ad esaurimento dei posti disponibili, contributo suggerito a partire da 3€.
Le visite durano circa 20 minuti.
La visita, curata dai dipendenti della Cantina e dai volontari del FAI, non sarà il tradizionale percorso incentrato sui processi di vinificazione del Franciacorta, ma si concentrerà sulla storia della cantina.
Si tratta di un edificio storico in stile vagamente fascista, noto localmente come “il Catinù”, costruito intorno al 1940, come cantina sociale, per favorire la cooperazione fra i contadini della zona, migliorare la qualità del vino e investire in nuovi macchinari. L’edificio assunse un ruolo particolare alla fine della seconda guerra mondiale, quando il caveau divenne temporaneo luogo di prigionia dei partigiani catturati dalle truppe naziste e fucilati nella notte fra il 26 e 27 aprile 1945 sulla retrostante collina. Sono ricordati come i Martiri di Rodengo.