Il Complesso di San Bonaventura, costituito dalla chiesa, dalle cripte e dall’annesso convento, fu fondato intorno al 1623 e ricostruito a seguito del sisma del 1693. Il tremendo terremoto danneggiò gravemente la città che, già esistente in periodo arabo e florida in epoca normanna, fu ricostruita in nuove forme barocche.
Rispetto all’austerità del prospetto, l’interno, a navata unica, è splendidamente decorato con stucchi, affreschi, maioliche e manufatti lignei. Sebbene non costituiscano un ciclo unitario, né per tema né per esecuzione, gli affreschi (eccetto quelli delle cappelle lungo il lato destro) sono riconducibili alla prima metà del Settecento. Di grande effetto scenografico è il presbiterio, attribuito al pittore settecentesco Pietro Paolo Vasta. Le cappelle laterali sono definite da un arco a tutto sesto che si affaccia sulla grande aula della navata. Di spicco sono la Madonna rinascimentale di Antonello Gagini, la pala d’altare di Vincenzo Ruggeri e il Crocifisso ligneo di fra’ Umile da Petralia.
Il convento ha un chiostro e alcuni affreschi di Pietro Paolo Vasta, considerato uno dei maggiori pittori siciliani del secolo XVIII. Fu trasformato in carcere nel 1890 e oggi versa in stato di abbandono. Le cripte furono chiuse nel 1843, subirono un restauro nel 1990 ma non vennero mai aperte al pubblico; stessa sorte subì la chiesa, rimasta chiusa per decenni.
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