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BASILICA DI SAN PIETRO DI CASTELLO
VISITA ARTISTICA
lunedì – sabato | 10.30 – 17.00
(chiusura biglietterie, bookshop e ultimi ingressi dieci minuti prima della chiusura)
DESCRIZIONE
Fin dal VII secolo, in questo luogo appartato della città, si ha memoria dell’ubicazione di una chiesa dedicata ai santi Sergio e Bacco. La basilica di San Pietro di Castello è di grande importanza per la storia di Venezia: sede vescovile dipendente dal patriarcato di Grado dal 775 al 1451, poi cattedrale e sede patriarcale fino al 1807 (quando il titolo passò a San Marco), la basilica di San Pietro sorge nell’antica isola di Olivolo, ora Castello, in quello che fu il primo insediamento abitativo e il primo centro religioso, politico e commerciale della città.
La prima fabbrica, intitolata ai santi bizantini Sergio e Bacco, risale al VII secolo; la nuova basilica, dedicata a San Pietro Apostolo, era parte del gruppo di chiese “matrici” che il Vescovo Magno fece edificare nel IX secolo. Le forme attuali del tempio si devono ai lavori eseguiti tra la fine del XVI° e il primo trentennio del XVII secolo: il rinnovamento della facciata è opera di Francesco Smeraldi, in esecuzione di un precedente progetto di Andrea Palladio del 1556.
Il poderoso campanile in pietra d’Istria è elegante opera rinascimentale di Mauro Codussi (1482-90).
COSA VEDERE
L’interno della cattedrale è a croce latina, divisa in tre navate e sormontata da un’enorme cupola. La decorazione dominante è quella secentesca, realizzata dopo l’incendio che distrusse l’arredo e i tesori dell’antica chiesa. Notevole l’altar maggiore in marmi policromi intagliati, del 1649, realizzato su disegno di Baldassarre Longhena e contenente un’urna con le spoglie del primo Patriarca di Venezia, San Lorenzo Giustiniani.
A rafforzare il fascino primigenio di questa antica basilica, nella navata destra è posta la cosiddetta Cattedra di San Pietro, tradizionalmente considerata il seggio del Santo ad Antiochia e viceversa opera proveniente da Antiochia, ma assemblata probabilmente nel XIII secolo utilizzando un’antica stele funeraria di arte arabo-mussulmana con iscrizioni del Corano a caratteri cufici. Tra le opere di maggior spicco presenti nella chiesa, possiamo ricordare nelle cappelle a destra e a sinistra del presbiterio, rispettivamente, il capolavoro di Pietro Liberi (1660) Il castigo dei serpenti e la singolare grande croce in legno e in rame sbalzato, frutto di un assemblaggio di parti romanico-bizantine e del XIV secolo.
Di grande importanza sono inoltre le cappelle Vendramin e Lando, poste nel braccio sinistro del transetto: la prima è opera di Baldassarre Longhena e conserva il bel dipinto di Luca Giordano rappresentante la Madonna col bambino e anime purganti (1650); la seconda, in forme tardo gotiche, custodisce la pala a mosaico di Arminio Zuccato (ma su cartone di Tintoretto), oltre ad un notevolissimo frammento di mosaico romano, testimonianza dell’antichissima storia di questa basilica, sulla predella dell’altare.
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