Giornate FAI di Primavera
Sabato 23 e domenica 24 marzo 2024
ABBAZIA OLIVETANA SVELATA: L'APPARTAMENTO DELL'ABATE

ABBAZIA OLIVETANA SVELATA: L'APPARTAMENTO DELL'ABATE

RODENGO-SAIANO, BRESCIA

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ABBAZIA OLIVETANA SVELATA: L'APPARTAMENTO DELL'ABATE
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Ingresso dedicato agli iscritti FAI con possibilità di iscriversi in loco


In caso di particolare affluenza l’ingresso al luogo potrebbe non essere garantito.

L'Abbazia Olivetana dei Santi Nicola e Paolo VI sorge a Rodengo Saiano, nel cuore della Franciacorta. Immersa nel verde, gode di una posizione privilegiata da cui è possibile ammirare interamente le colline circostanti ed è costituita dalla chiesa rinascimentale e da tre chiostri quattro-cinquecenteschi.

La fondazione risale all'XI secolo: la prima menzione del monastero cluniacense di San Pietro, sito all'interno del castello vecchio di Rodengo, è del 1085; l'intitolazione a San Nicola di Bari subentrò alcuni anni dopo. L'abbazia crebbe grazie a donazioni e alla bonifica e coltivazione delle terre circostanti, ma affrontò poi un periodo di declino che durò fino al 1446, quando il complesso fu affidato dal Papa ai Monaci olivetani che lo ristrutturarono a partire dal1478 e che vi rimasero fino alla soppressione napoleonica del 1797. Nel 1969, grazie all'intervento di papa Paolo VI, gli olivetani vi fecero ritorno e dal 2019, come segno di riconoscenza, è dedicata ai Santi Nicola e Paolo VI.

Al termine di un lungo viale alberato si staglia la chiesa quattrocentesca accanto alla quale si sviluppa il complesso monastico organizzato intorno ai tre chiostri: attorno al primo, il Chiostro della Porta, erano disposti ambienti dedicati alle attività economiche e amministrative; sul secondo, il Chiostro grande, affacciavano la foresteria, l'infermeria, il refettorio e alcune sale di servizio; mentre sul terzo, il principale, detto il Chiostro della cisterna, si trovavano la sala capitolare, oggi utilizzata come cappella, e la sacrestia. Al primo piano le stanze affrescate e la biblioteca costituivano gli appartamenti dell'abate, mentre le celle dei monaci sono disposte su una lunga galleria, impreziosita da due trifore affrescate, di cui una a trompe l'oeil. L'abbazia è rinomata per conservare diverse opere pregevoli, come alcuni raffinati intarsi lignei quattro-cinquecenteschi e affreschi di alcuni dei più celebri artisti bresciani, quali Girolamo Romanino, Lattanzio Gambara, Pietro Marone, Francesco Giugno.

COSA SCOPRIRETE DURANTE LE GIORNATE FAI?

In occasione delle Giornate FAI di Primavera sarà possibile scoprire la storia, l'arte e l'architettura dell'abbazia olivetana attraverso due percorsi, uno solitamente accessibile ai visitatori e uno esclusivo per gli iscritti FAI. Questo percorso ad hoc prevede l'eccezionale visita del primo piano dell'abbazia, dove si potranno ammirare l'appartamento dell'Abate e la lunga galleria su cui si affacciano le celle dei monaci, illuminata a sud da un'imponente trifora cui corrisponde a nord una simile dipinta a trompe l'oeil. L'appartamento dell'Abate comprende la saletta detta "di Tobia" che conserva un interessante soffitto a cassettoni lignei e affreschi seicenteschi attribuiti a Francesco Giugno raffiguranti soggetti religiosi e la saletta "di Jefte", interamente decorata con figure allegoriche e scene attinenti alle Virtù e al sacrificio della figlia di Jefte, opere attribuite a Francesco Giugno e Tommaso Sandrini.

Testo scritto da Lidia Muffolini

Iniziative speciali

INIZIATIVA COLLATERALE: STORIE DELLA CANTINA MIRABELLA
Sabato e Domenica: 10:00-12:00 (ultima visita)
 / 13:30-17:30 (ultima visita)
C/O Cantina Mirabella, Via Cantarane, 2, 25050 Saiano BS

Accesso libero con priorità per iscritti FAI fino ad esaurimento dei posti disponibili, contributo suggerito a partire da 3€.
Le visite durano circa 20 minuti.
La visita, curata dai dipendenti della Cantina e dai volontari del FAI, non sarà il tradizionale percorso incentrato sui processi di vinificazione del Franciacorta, ma si concentrerà sulla storia della cantina.
Si tratta di un edificio storico in stile vagamente fascista, noto localmente come “il Catinù”, costruito intorno al 1940, come cantina sociale, per favorire la cooperazione fra i contadini della zona,  migliorare la qualità del vino e investire in nuovi macchinari. L’edificio assunse un ruolo particolare alla fine della seconda guerra mondiale, quando il caveau divenne temporaneo luogo di prigionia dei partigiani catturati dalle truppe naziste e fucilati nella notte fra il 26 e 27 aprile 1945 sulla retrostante collina. Sono ricordati come i Martiri di Rodengo.

Visite a cura di

Volontari FAI e Volontari dell'Associazione dell'Abbazia

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ABBAZIA OLIVETANA APPARTAMENTO ABATE

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