La mostra "Adriano Pallini. Una collezione di famiglia” a Villa Necchi Campiglio a Milano propone trenta opere significative, alcune mai esposte al pubblico, che appartenevano alla raccolta del celebre sarto Adriano Pallini, e fa rivivere anche il suo atelier, attraverso documenti originali e strumenti di lavoro.
Sarto che, a partire dagli anni Venti, grazie al suo atelier in via dell’Orso a Milano, avviò una delle più importanti collezioni private di pittura e scultura del Novecento.
Mostra a cura di Paolo Campiglio, Roberto Dulio e Nicoletta Pallini Clemente, la mostra, il cui catalogo, edito da Skira, è introdotto da Elena Pontiggia, ne ripercorre la storia attraverso un selezionato e importante nucleo di opere.
Il percorso parte dal Ritratto di Adriano Pallini (1934) di Massimo Campigli, donato al FAI da Nicoletta Pallini Clemente. A questo si aggiunge la rara sequenza dei ritratti di famiglia – Ritratto di Marta (1940), Adriana (1948) e Nicoletta (1949), moglie e figlie del collezionista – sempre dipinti da Campigli, un artista particolarmente legato ad Adriano.
Da segnalare, inoltre: Il poeta Cechov (1921-22) di Arturo Martini, Signora con pelliccia (1920) di Piero Marussig e O la borsa o la vita (1944) di Fortunato Depero, opere ormai entrate nella storia dell’arte del Novecento.
Molte, poi le rarità: una ceramica di Lucio Fontana, Busto oro e nero (1938); Cavallo di Giorgio de Chirico (1948); una Natura morta (1940) di Filippo de Pisis con la dedica a Pallini sullo specchio; il famoso bozzetto in bronzo del Monumento al Duca d’Aosta di Arturo Martini; l’inedito Ritratto di Adriano Pallini di Achille Funi (1939-40) esposto alla Biennale del 1940; Composizione (1947) di Mauro Reggiani; una Natura morta di Mario Raciti; Albero (1955) di Corrado Cagli, tra le ultime opere acquistate dal collezionista prima della sua scomparsa.
Di Adriano Pallini, tuttavia, non si vuole raccontare soltanto la passione per l’arte, ma anche la storia professionale, connessa alla vita quotidiana dei protagonisti della cultura del Novecento. Per questo, al primo piano della villa è riproposto l’atelier Pallini attraverso documenti originali, strumenti di lavoro come gessi e cartamodelli, le grandi forbici di Adriano Pallini e i libri delle misure, grandi agende in cui venivano annotate le taglie di tutti i clienti, compresi artisti e scrittori del tempo.
Conclude la mostra un documentario su Adriano Pallini realizzato da Daniela Annaro per “memoMI” – webTV dedicata alla storia del capoluogo lombardo – che ripercorre la vita e l’ambiente della Milano del Dopoguerra.
Villa Necchi è la sede ideale per ospitare una mostra peculiare come quella dedicata alla collezione Pallini, che vuole essere un percorso nella biografia artistica di un uomo, il collezionista, e di un tempo: il Novecento.
Donata da Gigina Necchi nel 2001, la villa è aperta al pubblico dal 2008 e oggi è frequentata da oltre 80mila visitatori all’anno; importante casa-museo, oltre che sede di eventi culturali, è diventata un simbolo per il FAI e per la città di Milano.