Una riflessione sull’agroecologia per la Giornata Mondiale della Terra

Una riflessione sull’agroecologia per la Giornata Mondiale della Terra

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Una riflessione sull’agroecologia per la Giornata Mondiale della Terra
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21 aprile 2023

Il 22 aprile di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale della Terra: l’agroecologia è la scienza che studia il funzionamento degli agroecosistemi, un insieme di pratiche per coltivare e produrre in modo più sostenibile. Ne parliamo con Stefano Bocchi, Presidente dell’Associazione Italiana di Agroecologia.

La Giornata Mondiale della Terra è una ricorrenza che vuole essere l’occasione per riportare al centro del dibattito pubblico internazionale le tematiche relative alla sostenibilità ambientale e alla salvaguardia del nostro pianeta. Ma vuole essere anche un momento per stimolarci a riconoscere le nostre responsabilità collettive e ad accelerare la transizione verso un'economia verde ed equa. Tutti dobbiamo infatti essere consapevoli della necessità di un cambiamento.

Oggi le politiche ambientali occupano una buona parte delle agende di governi e organizzazioni intergovernative, ma, come sottolineato dall’ultimo report dell’IPCC, non sono ancora sufficienti per contrastare l’attuale crisi climatica.

“Investire nel nostro pianeta” – il tema scelto quest’anno dalle Nazioni Unite – significa investire in un'economia verde che consenta a tutti un futuro sano, prospero ed equo è il tema al centro di una mobilitazione che vuole coinvolgere tutti, dalle istituzioni ai governi, ai cittadini.

Tra le soluzioni per far fronte all’odierna crisi climatica ed ecologica, il FAI vuole portare l’attenzione, oggi, sull’agroecologia, una pratica che pone nuove basi per uno dei settori centrali della nostra vita, il settore agroalimentare, coniugando la produzione di alimenti con la gestione sostenibile delle risorse naturali. Fino a oggi le pratiche di agricoltura e allevamento intensivi, basate sulla massimizzazione dei rendimenti e sull’uso di l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici, hanno impattato negativamente l’ambiente, inquinando le acque, il suolo e gli ecosistemi in generale. Ma, mettendo in pratica il paradigma agroecologico, la filiera agroalimentare può diventare una delle leve più potenti che abbiamo a disposizione per rovesciare l’attuale crisi e garantire anche alle generazioni future un Pianeta prospero.

In occasione del XXVII Convegno Nazionale FAI "Curiamo il paesaggio, coltivandolo", Stefano Bocchi, Presidente dell’Associazioni italiana di Agroecologia e Professore di Ecologia agraria all’Università degli Studi di Milano, ci ha spiegato come l’agroecologia possa favorire una completa trasformazione del sistema agroalimentare in una chiave sostenibile dal punto di vista ecologico, economico e sociale.

Professor Bocchi, cos’è l’agroecologia e perché oggi è importante investire in questa pratica per il bene del Pianeta?

«L’agroecologia è una scienza che studia il funzionamento degli agroecosistemi, un insieme di pratiche per coltivare e produrre in modo più sostenibile. È quindi una scienza che integra la dimensione ecologica, economica e sociale e che mira a unire la necessità di tutelare l’ambiente, di garantire un equo compenso agli agricoltori e insieme di produrre cibo sano nel rispetto della tradizione. Se pensiamo alle grandi sfide dei nostri giorni, l’agroecologia si propone come forma intelligente di utilizzo delle risorse, necessaria ad avviare quel cambiamento verso un paradigma di maggiore sostenibilità: sviluppa infatti un approccio sistemico, grazie all’integrazione di diverse discipline, attento al rapporto tra cibo, ambiente e cultura».

Quali strategie e politiche stanno cercando di attuare questo cambio di paradigma verso un modello agroalimentare più sostenibile?

«Da una parte la PAC (Politica Agricola Comune) renderà disponibili ingenti risorse economiche per le aziende agricole, che assumeranno così un ruolo primario sul cammino verso un futuro sostenibile. Dall’altra le strategie europee – la Farm to Fork e la strategia sulla Biodiversità – saranno la pietra angolare per la transizione verso sistemi agroalimentari sostenibili. Insieme delineano un sistema alimentare giusto, sano e rispettoso dell’ambiente; indirizzano i cittadini verso diete sostenibili – per sé e per il Pianeta – e chiedono agli agricoltori di ridurre significativamente l’uso di agrofarmaci, antibiotici e concimi. Obiettivo è quello di raggiungere entro il 2030 almeno il 25% di agricoltura biologica e di destinare a pratiche agroecologiche il restante 75%, così da valorizzare i servizi ecosistemici, ridurre gli impatti negativi delle odierne pratiche agricole e restituire bellezza ai paesaggi. Il paesaggio agrario, infatti, modellato nei secoli dalle generazioni passate, non va distrutto, ma neppure staticamente conservato, piuttosto razionalmente curato e coscienziosamente progettato».

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