Tra passato e futuro, il clima nella memoria del ghiaccio

Tra passato e futuro, il clima nella memoria del ghiaccio

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Tra passato e futuro, il clima nella memoria del ghiaccio
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30 maggio 2023

Per celebrare i 50 anni della spedizione di Guido Monzino sull’Everest, Carlo Barbante racconta la grande importanza e insieme la drastica ritirata dei ghiacciai montani e delle calotte glaciali artiche e antartiche. Quei luoghi che proprio l'ultimo signore di Villa del Balbianello esplorò ed amò durante tutta la vita.

Definite le sentinelle del cambiamento climatico, le calotte glaciali e i ghiacciai montani sono importantissime riserve di acqua, ma soprattutto di memoria.

«Sono dei veri e propri archivi che permettono di ricostruire il clima e le condizioni ambientali di centinaia, di migliaia e persino di centinaia di migliaia di anni fa».

Ad affermarlo è Carlo Barbante, Direttore dell’Istituto di Scienze Polari del CNR e Professore Ordinario dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, una delle figure di maggiore spicco nella ricerca internazionale sul clima del passato e del futuro.

Specializzato nelle ricostruzioni climatiche e nello sviluppo di metodologie analitiche in campo ambientale, Barbante durante la sua infanzia ha seguito con entusiasmo le grandi imprese di Guido Monzino nei luoghi più inaccessibili della Terra – dalla spedizione sull’Everest, alla conquista del Polo Nord con le slitte trainate da cani – lasciandosi emozionare e ispirare da quelle incredibili epopee. Non è un caso se nel 1993 il ricercatore partecipa alla sua prima spedizione al Polo Sud, luogo in cui tornerà con sempre maggiore frequenza per studiare e analizzare quelle masse di ghiaccio che, a causa del cambiamento climatico, oggi stanno fondendo a ritmi sempre più elevati.

«È oggi necessario prendere azioni immediate sulla riduzione di gas serra in atmosfera proprio per salvare quanto ancora può essere salvato dei corpi glaciali, che sono sorgenti essenziali di acqua e di importanti informazioni sul clima del passato», spiega Barbante. Gli strati di ghiaccio sono infatti degli archivi di memoria in cui sono intrappolate informazioni sulle condizioni climatiche e ambientali di migliaia di anni fa. L’aumento medio delle temperature globali, dovuto al prolungato ed eccessivo consumo di combustibili fossili, sta però mettendo in serio pericolo la “lettura” di queste informazioni e, insieme a essa, i ghiacciai stessi.

«Il riscaldamento globale sta avendo effetti devastanti sui nostri ghiacciai, basti pensare che solo nell’estate del 2022 i ghiacciai delle Alpi hanno perso complessivamente circa il 6% della loro massa. Questo riflette un andamento che va avanti da fine Ottocento e che si è intensificato negli ultimi decenni».

Spinto dal desiderio di preservare le preziose informazioni sul passato per le generazioni future, Carlo Barbante nel 2015 ha dato avvio al progetto di ricerca internazionale Ice Memory, finalizzato a prelevare delle carote di ghiaccio dalle calotte e dai ghiacciai di tutto il mondo, per poi stoccarle in Antartide. In questo modo i ricercatori del futuro avranno accesso a delle “testimonianze” che non saranno più rinvenibili in natura, in quanto molti dei ghiacciai oggi presenti sul Pianeta saranno scomparsi. Il loro futuro è infatti già oggi fortemente compromesso.

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Di fronte a questo scenario, l’IPCC ha parlato chiaro: bisogna agire oggi, non domani, per far fronte alla crisi climatica e prepararsi alle sue conseguenze. Bisogna mettere in atto misure di mitigazione e di adattamento adeguate e repentine, che portino a una drastica riduzione delle emissioni di gas serra in atmosfera e ci rendano resilienti anche di fronte agli scenari più nefasti. Ma per agire bisogna conoscere. E il FAI questo lo sa bene. Bisogna capire quali sono le cause, quali le conseguenze dei cambiamenti climatici e quali le migliori soluzioni. Conoscenza e soluzioni che la Fondazione promuove e comunica costantemente attraverso le campagne di sensibilizzazione, gli interventi nei Beni e le attività che lì vengono organizzate. Conoscenza e soluzioni che per il FAI passano attraverso la cura della memoria, la nostra guida più preziosa che ci permette di “trattenere” i fenomeni passati e di rielaborarli per prepararci a quelli futuri. Una memoria che non risiede solo nella nostra mente o nei libri, ma anche nei paesaggi e nelle grandi distese di ghiaccio che ancora oggi ricoprono parte del Pianeta.

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