09 settembre 2025
Le valli alpine sono da sempre luogo di passaggio: sin dal Medioevo le loro strade e i loro valichi erano percorsi da pellegrini e mercanti, in viaggio da una località all’altra. Viaggi faticosi, esposti alle intemperie, oltre che a un ambiente difficile come quello montano e dunque tanto più bisognosi di forme di protezione. Quella divina era assicurata innanzitutto dalle chiese, le cui facciate esterne venivano spesso decorate, per questo motivo, con figure sacre.
Dalla metà del Cinquecento, inoltre, le valli oltralpine erano state conquistate dalla Riforma Protestante e le chiese cattoliche, con i loro santi affrescati, assolvevano anche la funzione di ricordare ai devoti l’appartenenza al Cattolicesimo.
Anche la chiesetta di San Bartolomeo, che sorge nel fondovalle a breve distanza dall’abitato di Cogolo, la frazione di Peio posta lungo la strada che conduce al Passo dello Stelvio, aveva una funzione protettiva, come dimostrano i grandi santi affrescati sulla facciata, oggetto del restauro reso possibile da I Luoghi del Cuore.
È documentato che i Benedettini di Trento, già nel 1281, avessero dei possedimenti in questa località e si può dunque supporre che l'impianto primitivo della chiesa, di cui oggi resta solo la piccola cappella del presbiterio, risalga al XIII secolo.
La tradizione vuole che sia stata parte di un villaggio distrutto da una frana. L'attuale edificio fu consacrato nel 1512 e l’anno successivo, sulla parete esterna, vennero realizzati tre grandi quadri ad affresco: una Madonna col Bambino, Sant’Agostino Dottore della Chiesa e un gigantesco San Cristoforo, circondato da una cornice affrescata e ben visibile dalla via, a tutela, appunto, di coloro che vi transitavano. Come dice l’origine greca del suo nome, Cristoforo è infatti il “portatore di Cristo”, che aiuta il Bambino, seduto sulla sua spalla, a guadare un fiume. Da qui la sua funzione di protettore di coloro che sono in viaggio.
A sottolineare l’importanza della sua figura, il pittore le ha prestato anche una particolare attenzione decorativa: la fibbia della cintura e il bottone del mantello del santo e di Gesù sono stati realizzati a rilievo, con l’intento di attribuirvi un certo carattere prezioso, pur nella semplicità dei materiali impiegati.
Autore degli affreschi fu Cristoforo II Baschenis, esponente di una vera e propria stirpe di pittori, legata ai territori alpini e prealpini. I Baschenis erano infatti una famiglia di artisti proveniente dalla Valle di Averara, sui monti bergamaschi, molto attiva in Lombardia e Trentino tra il Quattrocento e il Seicento. Si tratta di un interessante esempio di bottega di frescanti che si tramandarono il mestiere, per secoli, di padre in figlio.
Cristoforo II Baschenis, in particolare, nato nel 1472, operò praticamente solo in trentino, con modi ancora legati alla tradizione tardogotica, come ben manifestano gli affreschi di Pegaia.
L’interno della chiesa conserva inoltre, insieme ad altre scene affrescate, una testimonianza della difficile vita nella valle e dell’importanza che veniva attribuita alla devozione: un graffito su una parete, infatti, recita L'ano 1630 eremo circondati da la peste, santo Rocho ne guardi.
La partecipazione a “I Luoghi del Cuore” è nata dall’Associazione Fil de Fer, creata a febbraio 2020 per consentire al gruppo teatrale dell’Ecomuseo della Val di Peio, attivo dal 2015, di narrare le vicende storiche e folcloristiche della vallata. La narrazione teatrale è il prodotto finale di un impegnativo percorso di ricerca storica e archivistica e nel 2017 l'attività del gruppo teatrale si è concentrata sulla storia e sulle tradizioni locali della Chiesetta di San Bartolomeo. L’edificio ha offerto una cornice emozionante per lo spettacolo teatrale allestito sul prato antistante e intitolato Il mistero di Pegaia: nell’agosto 2017 la sua rappresentazione ha visto la partecipazione di oltre 800 persone.
E sono state ben 4.521 – un numero rilevante per il suo contesto, visto che Peio conta poco più di 1.830 abitanti – i voti raccolti per la chiesetta, anche tra le scuole del territorio, a sottolineare quanto il piccolo edificio sia nel cuore della sua comunità.
Al momento della partecipazione al censimento, nel 2022, gli affreschi esterni erano molto deteriorati. La continua esposizione alle intemperie, accentuata dalla posizione isolata della chiesa, avevano causato perdite di intonaco e di pellicola pittorica, oltre ad aver sbiadito i colori. Nei due riquadri minori, inoltre, i volti risultavano pressoché compromessi. Miglior sorte aveva avuto San Cristoforo: la parte superiore della figura, in particolare, posta sotto la falda del tetto, era stata maggiormente protetta, quasi a ricambiare la funzione del santo.
Il restauro dei tre affreschi, sostenuto dal programma “I Luoghi del Cuore” con 10.000 euro, rappresenta il primo tassello del più complessivo recupero di cui l’edificio necessita.
Proprio il successo della partecipazione al censimento ha infatti portato anche a progettare tutti gli interventi necessari, dal restauro del presbiterio, dell’altare, degli affreschi interni e della pavimentazione, fino al rifacimento dell’impianto elettrico, interventi per i quali si auspica di trovare presto i fondi. Sempre grazie alla visibilità portata dal censimento, l’Amministrazione Comunale ha realizzato l’illuminazione pubblica lungo il marciapiede che da Cogolo conduce alla chiesetta.
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