22 luglio 2025
Siamo a Torre de’ Busi, un paese di 2.300 abitanti, tra Bergamo e Lecco, nella prealpina Valle San Martino, in posizione dominante sulla valle stessa e lungo le direttrici che collegavano Bergamo a Lecco e Como e alla valle Imagna. Tra la fine del Medioevo e il primo Rinascimento, sul sito della preesistente torre che ha dato nome al borgo, vista la posizione strategica sulla sommità di uno sperone roccioso, sorse la chiesa di San Michele Arcangelo.
L’edificio venne più volte ingrandito e trasformato nel corso dei secoli, anche con l’aggiunta, in una data ignota, forse nel XVII secolo, del campanile, in parte ricavato sfruttando l’antica controfacciata della chiesa.
Non sono solo le dimensioni del complesso a dare la misura della sua antica importanza: nel resoconto di una visita pastorale del 1570 si legge che la chiesa è “tutta dipinta di figure antiche”, che però già all’epoca si trovavano in cattivo stato di conservazione.
Quando, nel 2022, il complesso di San Michele è stato votato da 10.252 persone come proprio Luogo del Cuore al censimento del FAI – un numero enorme per il territorio, che ha visto una grande mobilitazione delle scuole locali – la chiesa ha innumerevoli problemi, anche di carattere strutturale, legati alla sua posizione a picco su una valletta. L’attenzione viene però puntata su alcune figure a malapena visibili, che mostrano alcuni Vizi Capitali.
Tutta la comunità si mobilita: non solo la Parrocchia, ma anche un architetto, due restauratrici e dei giovani professionisti di diagnostica offrono il loro lavoro: il restauro delle figure affrescate viene così candidato al bando con il quale FAI e Intesa Sanpaolo selezionano i progetti meritevoli di sostegno, ottenendo un contributo di 21.400 euro.
Le figure dei Vizi, quasi invisibili, si trovano in corrispondenza del secondo piano del campanile. Nella fase iniziale del restauro, è risultato subito chiaro che facevano parte di un insieme di dimensioni ben più estese, che è così riemerso, pur con diverse lacune, al di sotto dello strato di scialbo – da cui era stato coperto in un’epoca imprecisata – fin dove l’antica controfacciata viene interrotta per tutta la sua altezza dal muro del campanile.
Giorno dopo giorno, sono i bisturi e le spugne delle restauratrici Annalisa Bonfanti e Lisa Anna Figus sono emersi dannati, diavoli, mura di una città infernale, cartigli e perfino un leviatano, in forma di drago che inghiotte i peccatori.
I Vizi, dunque, appartengono a una raffigurazione dell’Inferno, che a sua volta è parte di un ben più ampio Giudizio Universale, che doveva occupare, come accade in molte chiese medievali e di inizio Rinascimento, tutta la controfacciata.
A confermarlo è stata un’altra eccezionale scoperta: proprio dove la muratura si innesta nella controfacciata, è emersa la figura di San Michele Arcangelo – a cui è intitolato tutto il complesso religioso – contrassegnato da diadema, spada e bilancia del pesatore di anime, ma anche dal cartiglio Michael.
Come ha spiegato la storica dell’arte Cecilia Primo, esperta di raffigurazioni dell’Inferno nelle chiese delle Alpi, le figure che si intravedevano facevano a loro volta parte di un’iconografia particolare, quella della “Cavalcata dei Vizi”, diffusa in particolare tra Alpi Marittime e Piemonte e arrivata anche qui: i Vizi, infatti, sono accompagnati da animali-simbolo – per esempio un rapace affianca la Superbia – che ne aiutano l’identificazione. In generale, tutta la raffigurazione dell’Inferno, ricca di dettagli, aveva una chiara funzione morale, di educazione della comunità di fedeli e monito a tenere in vita una condotta esemplare.
L’artista che ha realizzato gli affreschi resta al momento anonimo. Non aveva operato da solo: il restauro ha permesso di identificare una maestranza con più mani, guidata da un artista probabilmente locale, anche se aggiornato sulle novità di questo tipo di rappresentazioni. L’Inferno di Torre de’ Busi ha, infatti, diversi confronti, a cominciare da quello dipinto nella chiesa di San Giorgio a Mandello sul Lario.
La bottega all’opera nel complesso di San Michele era, tutto sommato, modesta come qualità, ma incisiva e chiara nella narrazione, che assolve appunto in modo perfetto al ruolo didattico per il quale è stata realizzata.
Nella metà sinistra dell’antica controfacciata doveva essere raffigurato il Paradiso, che in parte immaginiamo ancora conservato, così come accaduto per l’Inferno.
L’auspicio è che sia presto possibile reperire i fondi per completare l’intervento e ricomporre così il grande Giudizio Universale di Torre de’ Busi.
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