28 giugno 2024
Le docenti Elena Lucchi dell’Università di Pavia ed Eva Schito dell’Università di Pisa hanno sapientemente condotto l’incontro di formazione Patrimonio culturale e fotovoltaico delineando diverse tematiche, dalle tecniche diagnostiche, all’efficientamento energetico degli edifici storici, dai sistemi fotovoltaici innovativi alle comunità energetiche rinnovabili.
Il tema dell’integrazione delle fonti di energia rinnovabile sui Beni vincolati e di valore storico è di grande attualità e particolarmente rilevante per il FAI.
La Fondazione sta già portando avanti progetti d’integrazione di fonti di energia rinnovabile – pannelli fotovoltaici in particolare – all’interno dei suoi Beni, bilanciando le necessità di tutela paesaggistica e architettonica con le necessità date dalla sfida climatica. Nella cornice di Podere Casa Lovara a Punta Mesco, in Liguria, sono stati installati 22 pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica e 4 pannelli solari termici per l'acqua calda sanitaria.
Di prossima realizzazione saranno anche l’impianto fotovoltaico sulla serra di Villa Rezzola, a Lerici (SP), e sullo stallone di Monte Fontana Secca, sul massiccio del Monte Grappa in Veneto, progetti esemplificativi di un’alta qualità capace di integrarsi con le architetture e con il contesto in cui le nuove tecnologie verranno inserite.
Il dibattito è tuttavia aperto e il tema è di grande interesse a scala nazionale e internazionale. Il Green Deal europeo ha infatti posto in primo piano l’ambizione nella lotta al riscaldamento globale e nella transizione verso un'energia più pulita. In questo senso il parco immobiliare può giocare un ruolo rilevante, in quanto responsabile di una fetta importante dei consumi energetici, in Italia come in Europa. Le politiche – dal decreto legislativo 199 del 2021 sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, alla direttiva europea case Green – guidano in questa direzione, verso l’urgenza di migliorare l’efficienza energetica e aumentare la quota delle rinnovabili in uso.
Dentro questo quadro il FAI vuole porsi come modello virtuoso, in linea con la transizione energetica.
Durante il corso di formazione le docenti Lucchi e Schito hanno portato esempi concreti di come sia già possibile integrare il fotovoltaico nel patrimonio storico, rispettando criteri ben precisi di compatibilità visiva e spaziale, di integrazione estetica, energetica e tecnologica. Criteri che già alcuni enti – amministrazioni principalmente e sovraintendenze – hanno racchiuso in linee guide di scala locale e regionale.
Al Museo Pino Pascoli, ad esempio, a pochi passi dalla zona costiera di Polignano a Mare, si è provveduto all'installazione di un impianto fotovoltaico di tipo integrato, applicato in aderenza all'estradosso della copertura voltata della sala centrale, permettendo di ridurre i costi ed il consumo di energia elettrica del museo.
Alla Fondazione “Radicepura”, a Giarre in Sicilia, lo spazio polifunzionale per eventi e il parco botanico di 5 ettari contenente oltre 5000 varietà di piante sono completamente autonomi sotto il punto di vista energetico grazie a un sistema di pannelli solari che ricopre la totalità delle serre. I progetti presentati sono stati molti, accomunati dal rigoroso processo di applicazione, che parte dall’analisi approfondita degli elementi di valore architettonico e dalla valutazione dei possibili impatti sul paesaggio. I vantaggi dell’integrazione?
Permettere la produzione di elettricità in situ in modo pulito, riducendo le emissioni di gas serra, ed economicamente conveniente.
Proprio in termini di convenienza economica si è parlato di comunità energetiche rinnovabili, le cosiddette CER. Oggi al centro di un dibattito sia culturale che normativo, sono considerate come uno degli strumenti più efficaci per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione del patrimonio edilizio, affrontando allo stesso tempo il tema della povertà energetica. Le comunità energetiche sono infatti un modello decentralizzato, un insieme di utenti che volontariamente decidono di cooperare insieme per produrre e utilizzare energia rinnovabile in modo collaborativo. Possono essere un insieme di cittadini, piccole e medie imprese, enti territoriali e autorità locali, incluse le amministrazioni, le cooperative, gli enti di ricerca, gli enti religiosi, quelli del terzo settore e di protezione ambientale, che condividono l’energia elettrica rinnovabile in una forma definita prosumer, ovvero da consumatori e produttori insieme.
Le CER sono quindi un nuovo modo di produrre, consumare e distribuire energia che mette nelle mani dei cittadini stessi la possibilità di avere da una parte vantaggi personali in termini economici, dall’altra di offrire benefici per la società e l’ambiente.
Su questa linea si staglia la proposta del FAI di creare in città una comunità energetica sociale, come azione di partecipazione al Climate City Contract del Comune di Milano, esplorando le potenzialità dell’integrazione di fonti di energia rinnovabile sul patrimonio edilizio del centro urbano.
Gli incontri formativi tenuti alla Fondazione sono stati parte di un percorso fondamentale per acquisire nuove competenze e conoscenze, necessarie ad affrontare con maggiore sicurezza le sfide che ci stanno ponendo davanti i cambiamenti climatici. Sono stati l’occasione per abilitare l’innovazione, per aprire il confronto e la condivisione di immaginari futuri. In questo modo il FAI può e potrà svolgere un ruolo strategico in termini di mitigazione ai cambiamenti climatici, diventando un caso emblematico, propulsore di nuove idee, ricordando che non esistono soluzioni uniche, ma che ogni territorio è differente e racchiude in sé specifiche potenzialità.