29 luglio 2022
Il FAI si appella Regione Campania affinché il testo del nuovo disegno di legge in materia di urbanistica venga profondamente modificato, prima di essere portato al voto in Consiglio. Senza un quadro di regole non si possono liberalizzare gli interventi edilizi sul territorio, né semplificare le procedure; il rischio altrimenti è quello di rinunciare al governo del territorio, materia peraltro concorrente tra Stato e Regioni.
Il Presidente del FAI Campania, Michele Pontecorvo e la Vicepresidente Francesca Vasquez hanno partecipato in audizione presso la IV Commissione Permanente Urbanistica, Lavori Pubblici, Trasporti, presentando osservazioni puntuali al disegno di legge Disposizioni in materia di semplificazione edilizia, di rigenerazione urbana e per la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente e documentando notevoli preoccupazioni per i profili di incostituzionalità che il testo nella sua attuale versione presenta.
Le finalità pur condivisibili del disegno di legge in tema di tutela del suolo e facilitazione della rigenerazione urbana, vengono negate dalle eccessive liberalizzazioni avanzate dalla norma, in un contesto normativo – come quello campano – in cui spicca l’assenza di un piano paesaggistico regionale che avrebbe dovuto e potuto fornire gli argini necessari per garantire la tutela degli interessi collettivi. In mancanza di un piano paesaggistico di carattere prescrittivo, come previsto dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, diviene impossibile avanzare una norma che – senza definire qualsivoglia criterio riguardo alle finalità, le dimensioni, la tutela del contesto – liberalizza interventi in ambito edilizio e urbanistico, in deroga alla pianificazione ordinaria e al di fuori delle procedure autorizzative delle leggi vigenti.
Una norma di questo tipo, proprio perché proposta in assenza di un piano paesaggistico, confligge con le funzioni di tutela del paesaggio di competenza dello Stato e confligge anche con la normativa nazionale in materia urbanistica.
Sono trascorsi solo pochi giorni dalla pubblicazione del rapporto Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2022 da parte di ISPRA, che registra un drammatico incremento nel Paese del consumo di questa fondamentale risorsa non rinnovabile. Dal rapporto si evince come i valori percentuali più elevati di consumo di suolo siano quelli della Lombardia (12,12%) del Veneto (11,90%) e della Campania (10,49%). Regione, quest’ultima, che presenta anche valori di densità del consumo di suolo tra i più elevati (3,60 m2 /ha). Molti sono i comuni campani con un alto consumo di suolo, i primi tre comuni della Regione per consumo in ettari sono Napoli (7.503 ettari), Giuliano (2.471) e Salerno (2.062). Anche nel tasso delle superfici edificate, il dato della Campania (25,1) registra valori sopra alla media nazionale. Una regione dove è in atto una tendenza verso la densità abitativa piuttosto che alla dispersione insediativa e che quindi non necessita di essere favorita con premialità volumetriche e deroghe alla normativa vigente.
Solo per fare un esempio, la nuova norma ammette interventi di ristrutturazione/sostituzione per gli immobili dismessi di qualunque tipologia e destinazione, con un incremento di volume del 20%, e permette di delocalizzare l’intera volumetria dove sia disponibile un’area alternativa. Il volume abbattuto potrebbe quindi venir ricostruito magari anche in una zona agricola, senza neppure il bisogno di una variante allo strumento urbanistico comunale.
Non si comprende, inoltre, perché, in nome della semplificazione, i movimenti terra debbano essere inseriti tra le opere eseguibili senza alcun titolo edilizio, privandoli quindi di ogni controllo, oltretutto in una norma che nelle sue finalità indica la tutela del suolo. La decisione di rendere sostanzialmente libera l’attività di modellamento del suolo mette fortemente a rischio i delicati equilibri dei paesaggi rurali della Campania, a cominciare da quelli attualmente – si pensi a tutta la collina interna – non interessati da una pianificazione paesaggistica vigente. Così come deleteri possono essere gli effetti sui paesaggi rurali della sostanziale liberalizzazione di demolizioni e cambiamenti di destinazione d’uso: in questo caso è l’edilizia rurale del territorio regionale, nei suoi legami funzionali e giuridici con la terra, a essere a rischio.
Il FAI ha dedicato il suo ultimo convegno nazionale al paesaggio, per ribadire come siano necessarie regole condivise, procedure e strumenti efficaci a servizio della tutela di questo bene prezioso che è patrimonio comune. Sebbene servano nuovi strumenti non basati unicamente sul divieto, la disciplina urbanistica deve essere in grado di orientare, come di accompagnare, lo sviluppo del territorio e, al contrario, eliminare gli indirizzi e i controlli rischia di essere devastante per il futuro dei territori.
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