12 settembre 2024
Il lavoro dell’Ufficio Restauri e Conservazione del FAI tocca molti ambiti: riguarda i rilievi, la diagnostica, il restauro, il recupero, la rifunzionalizzazione, le manutenzioni straordinarie di tutti i Beni della Fondazione. Tutte queste attività comportano la registrazione di una notevole mole di dati e la produzione di un vero e proprio patrimonio di conoscenza, che è la base fondamentale per intraprendere qualsiasi azione conservativa, e la cui gestione è un tema molto sensibile.
Per affrontare processi che diventano sempre più complessi, nell’ultimo anno abbiamo iniziato a utilizzare nuovi strumenti digitali, come l’HBIM (Heritage Building Information Modelling). La metodologia HBIM permette di conoscere approfonditamente l’architettura in tutti i suoi dettagli e di integrare alla rappresentazione geometrica in 3D informazioni qualitative (come indicazioni sui materiali, sui degradi, dati storici e di progetto…).
Il primo caso su cui ci siamo cimentati a utilizzare il HBIM è il Memoriale Brion di Carlo Scarpa ad Altivole in provincia di Treviso, donato al FAI da Ennio e Donatella Brion nel giugno del 2022 e regolarmente aperto al pubblico, valorizzato e conservato dal FAI a partire dal settembre successivo.
Il rilievo e il piano di conservazione sono stati i primi obiettivi che – da un punto di vista tecnico – ci siamo posti. Prima di affrontare il restauro di un Bene e di aprirlo al pubblico, è fondamentale studiarlo approfonditamente. In questo caso il rilievo, la conoscenza e la cura del bene – aperto al pubblico, con presenza di personale – dovevano essere affrontati simultaneamente.
Parallelamente, grazie all’architettura del Memoriale, complessa nella sua essenzialità, un’opera d’arte scultorea ricca di modanature, scalettature e dettagli, ci siamo resi conto come fosse limitante una restituzione soltanto bidimensionale.
È apparso chiaro che la registrazione e la gestione delle informazioni storiche e degli interventi di conservazione, associate alle geometrie complesse del Memoriale, sfruttano al meglio i vantaggi offerti dall'impiego di un raccoglitore digitale di informazioni quale è un modello sviluppato in HBIM.
Agli elementi tecnologici modellati in 3D vengono associati sia parametri informativi base, adattati al caso studio del Memoriale e alle esigenze di conservazione, sia schede del “Piano di conoscenza e conservazione”, che stiamo redigendo e che è, per sua natura, un documento in continuo aggiornamento. I dati registrati sono tantissimi e variegati: schizzi di Carlo Scarpa, fotografie di cantiere, video di funzionamento dei meccanismi presenti, addirittura registrazione di suoni prodotti dall’acqua che possono essere un riferimento e una guida per il controllo della conservazione del bene, degli interventi pregressi, dell’evoluzione dei degradi.
Non potevamo quindi che accogliere con grande entusiasmo la proposta di un’innovativa collaborazione che lo studio ACPV ARCHITECTS Antonio Citterio Patricia Viel è venuto a proporre al FAI e che è stato annunciato al pubblico durante la conferenza stampa per l’acquisizione di due nuove case museo milanesi - Casa Crespi e Collezione Bagutta e Casa Livio e Collezione Grandi nel dicembre 2023.
Lo studio di architettura ACPV, riconosciuto a livello internazionale, già vicino al FAI dal 2008 come Corporate Golden Donor, ha generosamente offerto al FAI la sua disponibilità per sviluppare insieme una metodologia di lavoro all’avanguardia per il restauro e la conservazione del patrimonio storico, basata su strumenti di progettazione digitale attraverso modello BIM. Valorizzando le esperienze pluriennali del FAI sul restauro e di ACPV ARCHITECTS sulla progettazione digitale, si sta lavorando alla creazione dell’Heritage Digital Twin, che consentirà di conoscere approfonditamente l’architettura di Casa Crespi e di Casa Livio in tutti i loro dettagli e allo stesso tempo di integrare alla rappresentazione geometrica in 3D informazioni qualitative.
È intenzione del FAI affrontare tutto il progetto di restauro e riuso di Casa Crespi utilizzando lo strumento dell’HBIM, grazie a una consulenza continuativa con lo studio ACPV. Queste tecnologie digitali saranno obbligatorie da gennaio 2025 per gli appalti pubblici dall’importo di un milione di euro in su. Un ambito, quello dell’appalto pubblico, che negli ultimi anni ha interessato diversi Beni della Fondazione.
Lavorando al sistema HBIM in questi tre Beni, ci siamo resi conto di come non tutto il patrimonio di conoscenza di un bene culturale possa trovare posto in un modello HBIM.
Il patrimonio culturale – e soprattutto un progetto di conservazione – non è fatto solo di monumenti e collezioni di oggetti ma comprende e si sostanzia anche di quella ricchezza di conoscenza e competenze che vengono trasmesse da una generazione all’altra che viene definito come patrimonio immateriale, di cui l’artigianalità tradizionale italiana è un esempio. Un bene da tutelare, perché sta scomparendo più del patrimonio materiale. Se da un lato quindi si stanno sviluppando i primi modelli HBIM della fondazione dall’altro, chi davvero realizza con noi la conservazione sono artigiani locali – alcuni come ad esempio l’Officina Fabbrile Zanon, che non solo ha restaurato, ma ha anche costruito negli anni Settanta il Memoriale Brion.
L’obiettivo di questo processo per il FAI non è quindi avere un software che automaticamente dia indicazioni su cosa fare, ma tenere insieme l’innovazione e l’artigianalità, trovare una posizione di mediazione tra nuove risorse informatiche e tradizione artigiana locale, realizzare un modello operativo che non tagli fuori dal processo di conservazione questo tipo di competenza e conoscenza, tanto preziose.
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