09 maggio 2024
«Le cose sono concentrati di racconti, memorie, odori, affetti, transizioni, ricordi. Quando perdiamo un oggetto, perdiamo proprio un pezzo di passato». Chiara Alessi, da "Tante care cose. Gli oggetti che ci hanno cambiato la vita"
Casa Macchi aprirà le sue porte sabato 25 e domenica 26 maggio 2024 per un autentico viaggio nel tempo, tra mobili, stampe, porcellane, ceramiche, vetri, riviste, cartoline, giochi antichi e cimeli di ogni tipo: accessori e arredi dimenticati nelle case del passato, ritrovati negli armadi e nei cassetti o riscoperti tra archivi e soffitte polverose, da trasformare in poetici oggetti d’uso contemporaneo.
Per questo secondo appuntamento, l’area espositiva di Casa Macchi si espande, ospitando un numero ancor più ricco di espositori antiquari: anche il giardino e parte del pratone diventeranno spazi dove si potrà curiosare e cercare oggetti e ricordi. Come per la prima edizione, il FAI esporrà e venderà in via straordinaria una selezione di oggetti e arredi provenienti dal deposito della Fondazione e non destinati a essere riallestiti nei suoi Beni: cose amate, consumate e vissute, tramandate di generazione in generazione, a cui offrire una seconda vita, una nuova casa.
Perché le cose non sono solamente oggetti: il loro potere evocativo racchiude storie e atmosfere.
Come spiegava il filosofo Remo Bodei, le “cose” sono oggetti su cui si sono depositati significati, siano essi affettivi, intellettuali o altro; sono, in altre parole, quel tipo particolare di oggetti che donano senso alla nostra vita. Esse assorbono l’anima dei luoghi, lo spirito di chi li ha vissuti e sopravvivono alle epoche, conservando frammenti di memoria. Rappresentano abitudini, passioni, ossessioni, gesti compiuti all’infinito, o una volta sola e poi dimenticati. Testimoni muti e protagonisti di storie, le cose amate tracciano un dizionario sentimentale della nostra vita, in grado di orientare come bussole linguaggi e consuetudini familiari.
A Casa Macchi, infatti, sono proprio gli oggetti comuni a raccontare la storia di una famiglia: i vestiti negli armadi, la caffettiera sul fornello, le lettere nei cassetti, rimasti immobili per mezzo secolo sotto un manto di polvere, hanno conservato intatta la memoria di una casa, che si fa ritratto di un’epoca. Elementi di arredo caduti in disuso ma fondamentali per comporre il quadro di un tempo in cui quasi nulla si rimuove, piuttosto si aggiunge, si accumula, si stratifica. È così che si è formato a Casa Macchi un deposito straordinario, perché autentico, integro e completo, di semplici oggetti ordinari, piccole ma preziose storie, che testimoniano la vita di una tipica famiglia italiana: il raro documento di un mondo e di una cultura scomparsa, che appartiene alla memoria d’Italia e al ricordo di tutti coloro che in questa storia riconoscono la propria storia.
E poiché oggi, sempre di più, gli oggetti di uso quotidiano compaiono e scompaiono in un avvicendamento quasi compulsivo, incapace di lasciare un’impronta e creare un legame, l’iniziativa si inserisce tra le buone pratiche promosse dal FAI, che si pongono l’obiettivo di integrare concretamente il concetto di sostenibilità nel nostro quotidiano, partendo da semplici scelte compiute ogni giorno. Un’opportunità per promuovere la cultura del riuso e recuperare al contempo memoria del nostro passato.
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