26 agosto 2025
Alla fine degli anni Cinquanta i coniugi Norsa commissionano al celebre studio di architetti BBPR la costruzione di una house boat da ormeggiare davanti a un lembo di terra a Ossuccio sul Lago di Como. I progettisti decidono di utilizzare un’antica gondola lariana e acquistano la Corriera Tremezzina, costruita nel 1911, e utilizzata sul lago per il trasporto delle merci. Sopra questo scafo costruiscono la parte abitativa con grande modernità: negli anni Sessanta non esistevano barche che esprimessero nei loro arredi un concetto di convivialità e di accoglienza come quello che è stato realizzato con la Velarca, e che oggi si può vedere intatto durante la visita.
Il restauro a cura del FAI è iniziato nel 2013 e ha comportato interventi di ricostruzione, restauro, recupero e adeguamento funzionale, che hanno richiesto un tempo molto lungo e ingenti risorse.
Grazie ai tanti italiani che hanno scelto di destinare il 5x1000 alla Fondazione inserendo il codice fiscale 80 10 20 30 154, gli arredi, i dettagli funzionali e perfino gli oggetti sono stati recuperati o aggiunti per restituire alla Velarca il suo aspetto originale di casa, la sua piena funzionalità e l’atmosfera di un tempo.
Quando La Velarca è stata donata al FAI nel 2011, la prima scelta obbligata è stata decidere come intervenire per restaurare lo scafo. Insieme al professor Bertorello e al cantiere Ernesto Riva, si è deciso di ricostruirlo mantenendo la morfologia strutturale, usando tavole di castagno acquistate da un’azienda di botti di vino di Conegliano Veneto, che aveva legname di qualità adeguato per dimensioni e stagionatura.
Su questo scafo, nuovo ma identico per dimensioni, forma e materiali all’originale, è stata ricostruita la parte abitativa che ha mantenuto circa la metà degli elementi originali, sostituiti solo dove indispensabile da elementi analoghi con un’infinita e continua scelta tra originalità, conservazione, rispetto, resistenza e durabilità per un nuovo uso.
«La filosofia alla base dell’intervento ha avuto come regola la conservazione e il riutilizzo di qualsiasi elemento che potesse essere idoneo all’uso futuro, come tutti gli arredi interni: la cucina, i letti, le porte, le cassettiere… tutto ciò che era possibile conservare è stato ricollocato nel nuovo scafo», architetto Lucia Cattoni, Responsabile di progetto
L’Archivio Progetti IUAV è stato fondamentale per approfondire tutta la parte di conoscenza e di informazioni storiche: una notevole documentazione fotografica che si è rivelata indispensabile per risalire alle vicende della barca nel corso del tempo. Le immagini di archivio, insieme a quelle delle pubblicazioni delle riviste di settore dell’epoca, sono state alla base della ricerca del dettaglio per completare l’allestimento degli spazi abitativi e lungo tutto il processo di restauro.
Un lavoro di ricerca non solo in archivio, ma soprattutto sul territorio, che ha permesso di trovare aziende di professionisti e artigiani di grande competenza e affidabilità, che hanno studiato insieme ai tecnici del FAI i dettagli, cercato di replicare e in alcuni casi rinnovare tutti gli elementi che hanno permesso di ridare alla casa-barca il suo carattere originario.
Per il cordame utilizzato per le cime dei tientibene è stata trovata un’azienda storica di Rescaldina, che ha ancora macchinari antichi per la produzione delle corde con infinite varianti di misure, intrecci, disegni e colori.
Molto complicata la ricerca della pavimentazione: sono stati campionati decine e decine di prodotti in gomma o in linoleum, del particolare blu che ora è possibile vedere a bordo, prima di riuscire a trovare la tonalità giusta dell’originale, ormai inutilizzabile. È stato perfino prodotto inizialmente un campione con una miscela personalizzata, che sarebbe stata molto costosa, per poi andare a trovare il materiale perfetto in un negozio di quartiere a un prezzo ragionevole.
Difficile anche la ricerca degli ottoni per la profilatura dei paglioli del pavimento interno. Il pagliolato è stato rifatto recuperando tutte le parti di ottone originali che incorniciano ogni pannello ancora in buono stato. Il problema è stato integrare la parti mancanti: un profilo a mezzo tondo che tutti i grossi fornitori del Lago di Como non avevano a disposizione, ma che alla fine è stato trovato su indicazione di uno dei rari bronzisti ancora in attività – che ha collaborato in passato con il FAI nella produzione dei lampadari del Salone dei Savoia del Castello di Masino – e che ha indicato la trafileria giusta, l’unica ad avere quello che si stava cercando.
Perfino gli elementi dell’impianto elettrico hanno richiesto una minuziosa ricerca, che ha portato a trovare la soluzione giusta in Svizzera, dove sono ancora in produzione degli interruttori dal design simile a quello utilizzato dai BBPR negli anni Sessanta. Un dettaglio che, addossato e inserito sopra alle pannellature in legno della barca, fa davvero la differenza.
«Infine, le finestrature – pensate direttamente dai BBPR su modello delle finestre dei tram milanesi di inizio secolo – sono state tutte pazientemente smontate da artigiani esperti, che hanno sostituito tutte le guarnizioni in tessuto oramai consumate dal tempo, ripristinato i movimenti saliscendi e ripulito le parti in ottone, riportandole al loro aspetto originale. La stessa modalità di intervento è stata adottata con i corpi illuminanti interni, costituiti dalle originali luci a tartaruga o a gabbietta: pazienti restauratori con un lavoro certosino le hanno ripulite e rimesse a norma per poterle inserire nell’allestimento finale», prosegue l’architetto Lucia Cattoni, Responsabile di progetto
Firmare e inserire il codice fiscale del FAI 80 10 20 30 154 nelle caselle Finanziamento delle attività di tutela, promozione e valorizzazione dei Beni culturali e paesaggistici e nella casella Sostegno agli Enti del Terzo Settore è un gesto semplice, che non costa nulla, ma che vale molto: grazie al 5x1000 il FAI ha potuto attuare parte di questo lavoro di ricerca, guidato dalla passione ma anche dal rispetto nei confronti di un progetto architettonico e di design unico, che, come altri raffinati progetti dell’epoca ideati da celebri architetti, legava concetti moderni di abitazione con l’utilizzo di materiali ancora prodotti artigianalmente. Un aspetto fondamentale, concretamente visibile nell’armonia dei dettagli e degli spazi della Velarca, frutto di un accurato e attento progetto di restauro e che tutti oggi possono visitare a Ossuccio, sul Lago di Como.
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