28 agosto 2024
Ogni anno i volontari che danno vita alle Delegazioni e ai Gruppi organizzano centinaia di eventi in tutte le Regioni d’Italia per diffondere i valori della Fondazione, accompagnando le persone alla scoperta e alla conoscenza dei propri territori, con l’entusiasmo di chi lo fa per autentica passione verso il nostro straordinario Paese.
Questa missione di sensibilizzazione costituisce anche un vitale e concreto sostegno al quotidiano lavoro di restauro, conservazione e manutenzione che il FAI garantisce ai luoghi unici di cui si prende cura. I fondi raccolti dalle Delegazioni durante le attività organizzate sul territorio vengono infatti destinati a progetti prioritari legati ai nostri Beni: nel 2024 i contributi raccolti dai nostri volontari saranno investiti per gli interventi di conservazione, valorizzazione, gestione e fruizione di Parco Villa Gregoriana a Tivoli (RM) affidato al FAI dal 2002 in concessione dall’Agenzia del Demanio.
«Quale bellezza, questa di un angolo di mondo così fortunato, anche senza l’intervento dell’opera dell’arte! La natura in nessuna parte è stata mai più prodiga verso se stessa».
Così il poeta latino Stazio (45 circa-96 circa d.C.) descriveva il luogo in cui sorge l’odierno Parco Villa Gregoriana, allora scelto dal console romano Manlio Vopisco per una lussuosa e mirabolante villa d’otium fuori città, quasi sospesa sull’Aniene che attraversava l’antica Tibur e fino all’Ottocento precipitava in una fragorosa cascata al fondo di questa vallata. Poco resta oggi della villa romana, ma dominano ancora il paesaggio i due templi dell’acropoli, quasi integri, di cui uno attribuito a Tiburno, eroe eponimo della città, e uno rotondo, celeberrimo per le centinaia di rappresentazioni di viaggiatori e artisti.
Dal Settecento, infatti, Tivoli fu una delle mete più frequentate del Grand Tour, e in particolare questo punto affascinò scrittori e pittori, per via di una natura rigogliosa e potente che custodiva e rivelava ancora i segni dell’antichità. Passarono di qui Chateaubriand, Turner, Corot, Ingres e altri. Nel suo viaggio in Italia, tra 1786 e 1788, Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832) così ne scriveva:
«le cascate, insieme alle rovine e a tutto il complesso del paesaggio, sono tra le cose la cui conoscenza ci fa interiormente profondamente più ricchi».
Nella notte tra il 16 e il 17 novembre 1826, una devastante esondazione spazzò via parte dell’abitato di Tivoli in cima alla vallata. Per far fronte al disastro e scongiurare nuove piene, il governo pontificio, allora retto da papa Gregorio XVI (1765-1846), bandì un concorso internazionale: Clemente Folchi (1780-1868), ingegnere e perito idraulico della Sacra Consulta, che aveva già lavorato alla Cascata delle Marmore, progettò di deviare il fiume verso due gallerie parallele scavate nel Monte Catillo, in modo da smorzare la furia delle acque. Tra il 1832 e il 1835 duecento operai realizzarono a colpi di piccone i Cunicoli Gregoriani, lunghi 280 metri, da cui ancora oggi sgorga – ingrossata artificialmente – la nuova Cascata Grande, in Italia seconda per altezza (120 metri) solo alle Marmore.
Da questo progetto nacque l’odierna Villa Gregoriana, che prese il nome dal pontefice Gregorio XVI.
La Villa fu inaugurata il 7 ottobre 1835. Quel giorno, oltre all’opera di ingegneria idraulica si poté ammirare per la prima volta il nuovo assetto dell’intera area, che fu trasformata in un parco pubblico caratterizzato da una grande varietà di piante, disposte con spontanea naturalezza ma frutto di un preciso progetto. Tra boschi e radure, grotte e gallerie, cascate e rovine, si snodano sentieri e scalinate, che regalano continui scorci su una natura solo apparentemente selvaggia, secondo i canoni del giardino romantico.
In una discesa ripida verso la valle, denominata dell’Inferno, ci si addentra fin nel sottosuolo: la conformazione geologica del sito, una roccia calcarea e sedimentaria non compatta e anzi tenera, ha consentito all’Aniene di modellare e scavare cavità carsiche e i percorsi sotterranei del fiume hanno dato vita a risorgive e inghiottitoi, come la Grotta di Nettuno e quella delle Sirene,
oggi visitabili.
Anche l’uomo ha scavato percorsi, per agevolare il passaggio lungo i versanti, come la galleria detta Traforetto, che prende il nome dal governatore di Roma per Napoleone, il generale Miollis (1759-1828).
Dal 2002, su concessione dell’Agenzia del Demanio, il FAI si prende cura di Villa Gregoriana che, dopo un passato glorioso, nell’ultima fase della sua vita era stata abbandonata, chiusa al pubblico e trattata quasi come una discarica.
Sono stati ripuliti grotte, versanti e sentieri, per riportare in luce la conformazione naturale, le testimonianze storiche e il progetto paesaggistico ottocentesco, e un programma di manutenzione ordinaria, particolarmente impegnativa in questo sito, oggi ne garantisce conservazione e fruizione.
L’ecosistema del Bene FAI, infatti, è estremamente fragile e delicato: da sempre i versanti del Parco che formano la gola dove scorre l’Aniene, sono soggetti a fenomeni di dissesto idrogeologico e a eventi franosi. Inoltre, gli eventi climatici intensi e improvvisi degli ultimi anni richiedono sempre più manutenzioni straordinarie, come i lavori che si stanno svolgendo dalla scorsa primavera: sui versanti maggiormente a rischio e sui Templi saranno installati dei sensori di monitoraggio dei movimenti gestiti da remoto, che permetteranno di intervenire tempestivamente per prevenire eventuali dissesti e cedimenti.
Con l'introduzione di questi nuovi strumenti tecnologici si migliorerà la conservazione, valorizzazione, gestione e fruizione di questo monumento dal valore inestimabile che appartiene a tutti.
Il progetto è sostenuto da Regione Lazio nell’ambito dell’Avviso pubblico “DTC2 Ricerca e sviluppo di tecnologie per la valorizzazione del patrimonio culturale”.
Grazie di cuore a tutti i volontari delle Delegazioni e dei Gruppi che portano avanti con tanta passione, giorno dopo giorno, la missione del FAI.
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