19 settembre 2025
La chiesa di San Giacomo della Vittoria è un gioiello storico-artistico, simbolo architettonico per la città di Alessandria dell’epoca rinascimentale.
La sua costruzione ricorda un fatto d’arme glorioso, ovvero la vittoria riportata alle porte di Alessandria il 25 luglio 1391 (giorno di San Giacomo) dagli alessandrini con le truppe viscontee agli ordini del condottiero veronese Jacopo Dal Verme, che sconfissero l’esercito francese guidato da Giovanni III d’Armagnac, responsabile dell’assalto alla città.
Il bottino derivante da questo trionfo venne utilizzato, in parte, per l’edificazione della chiesa, che fu chiamata, appunto, della Vittoria.
Nel corso dei secoli l’intero complesso di San Giacomo della Vittoria è stato oggetto di interventi cospicui che hanno snaturato la struttura trecentesca, poi inclusa nella trasformazione sette-ottocentesca della città. Degno di nota è ciò che rimane dell’originaria decorazione ad affresco, la Madonna del latte del 1395, attribuita al pittore lodigiano detto “Maestro di Ada Negri”: il frammento, conservato in una teca, si trova sul muro perimetrale destro ed è completato da un finto tendaggio tardo-ottocentesco.
La costruzione della chiesa, iniziata nel 1392, terminò probabilmente all’inizio del Quattrocento. Nel 1405 il bene fu affidato agli agostiniani dopo la breve officiatura dei preti secolari, così come il convento intitolato a San Cristoforo che sorse insieme alla chiesa, centro di attività caritative, culturali ed educative.
Agli agostiniani si devono i lavori di ridefinizione architettonica e nuova decorazione eseguiti fra i secoli XVIII-XIX. La chiesa oggi si presenta ad aula unica con volta a botte e abside poligonale, mentre le pareti perimetrali sono scandite da tre archi per lato; il rivestimento marmoreo dei pilastri è riconducibile a un intervento novecentesco. La volta presenta motivi decorativi ad affresco e cornici in stucco dorato riconducibili alla metà dell’Ottocento.
Il 19 settembre è stato presentato il restauro della scultura lignea della “Madonna Addolorata” del XVIII secolo e dell’apparato decorativo pittorico e a stucco del presbiterio, custoditi all’interno del Santuario di San Giacomo della Vittoria.
La statua pur presentandosi in discreto stato di conservazione, presentava profonde fenditure in corrispondenza delle giunture delle parti lignee. Oltre ai fori di sfarfallamento (indice di un attacco da insetti xilofagi), le vernici, stese in più strati, apparivano ossidate e ingiallite e l’accumulo di polvere ne aveva reso meno leggibile la cromia originale.
Contemporaneamente è stato restaurato anche il prezioso apparato decorativo della nicchia in cui è collocata la statua: gli affreschi autografati dall’autore Luigi Gambini nel 1941, gli stucchi dorati, l’ancona barocca con il monogramma dei Servi di Maria e i due angeli laterali.
Tra il 1668 e il 1690, le iniziative di culto da parte dei Servi di Maria avevano favorito la diffusione del culto della Madonna dei Dolori. Inizialmente il culto dell’Addolorata era collegato alla Settimana Santa, poi nacque la sua festa, originariamente celebrata il venerdì prima della Settimana Santa o dopo la Pasqua, e infine a settembre.
Il simbolo che meglio identificava questo tipo di immagine, oltre al volto inclinato rivolto a cielo e alle mani giunte con dita intrecciate, erano le sette spade conficcate nel cuore.
Questo motivo iconografico deriva da una tradizione devozionale molto radicata, che trova origine nel Vangelo di Luca: Simeone, incontrando Maria al Tempio, le annuncia che “una spada ti trafiggerà l’anima” (Lc 2,35). L’immagine della singola spada è stata poi ampliata dalla pietà popolare fino a diventare sette, a indicare la pienezza del dolore materno di Maria. Le sette spade corrispondono infatti ai Sette Dolori della Vergine, momenti drammatici della sua vita accanto a Gesù:
1. La profezia di Simeone al Tempio
2. La fuga in Egitto per sfuggire a Erode
3. Lo smarrimento di Gesù dodicenne a Gerusalemme
4. L’incontro con Gesù che porta la croce
5. La crocifissione e morte di Gesù sul Calvario
6. La deposizione di Gesù dalla croce
7. La sepoltura di Gesù
Nel 2022 tre realtà locali, l’Associazione SpazioIdea, Insieme per Alessandria e Per San Giacomo, appoggiate dai volontari della Delegazione FAI di Alessandria si sono attivate nella raccolta voti per il Santuario di San Giacomo della Vittoria ottenendo ben 31.028 voti. Il grande coinvolgimento di cittadini e scuole della provincia ha consentito al bene di raggiungere il terzo posto nella classifica nazionale de “I Luoghi del Cuore”. In seguito a questo successo la Diocesi di Alessandria ha proposto il progetto di recupero dell’importante scultura lignea di inizio Settecento e dell’apparato decorativo del presbiterio, che necessitavano di interventi di consolidamento, pulitura e recupero complessivo: il progetto, approvato dal FAI, ha ricevuto un finanziamento di 30.000€.
«Il restauro presentato oggi è stato realizzato grazie alla partecipazione diretta dei comitati locali che nel 2022 si sono adoperati con tenacia e passione per raccogliere ben 31.028 voti al censimento "I Luoghi del Cuore". Questo risultato dimostra il forte legame che da sempre esiste tra i cittadini di Alessandria e la Chiesa di San Giacomo, da secoli vero fulcro devozionale come testimoniato dai numerosissimi ex voto disseminati all’interno della Chiesa. La partecipazione al censimento ha rinsaldato ulteriormente questo vincolo e ha permesso alla collettività di prendersi cura della Chiesa di San Giacomo. Il censimento "I Luoghi del Cuore" è nato proprio con lo scopo di sensibilizzare i cittadini all'amore e alla salvaguardia del proprio patrimonio artistico e culturale, vero traguardo morale che guida e ispira l'azione del FAI e di Intesa Sanpaolo». Smeralda Saffirio, Presidente Regionale FAI Piemonte e Valle d’Aosta
«Con grande soddisfazione esprimo il mio compiacimento, unitamente a quello della Diocesi per la felice conclusione del progetto legato al restauro della statua lignea settecentesca della Beata Vergine Addolorata custodita nella chiesa cittadina di San Giacomo della Vittoria unitamente all’apparato decorativo della fascia sovrastante il coro dell’abside. Questi interventi si sono compiuti grazie al provvidenziale contributo del FAI e di Intesa Sanpaolo che ha assegnato alla Diocesi € 30.000, interamente utilizzati per il programmato restauro. Sono riconoscente al FAI perché attraverso questi contributi rende possibile la conservazione di un patrimonio che non è solo nostro, ma che abbiamo il dovere di conservare, perché destinato alla fruibilità delle generazioni che verranno», Prof. diac. Luciano Orsini, Delegato vescovile per i beni culturali e l’edilizia di culto della diocesi di Alessandria.
«Si sono ufficialmente conclusi i lavori di restauro conservativo della Chiesa di San Giacomo della Vittoria, importante luogo di culto e simbolo della memoria storica della città di Alessandria. L’intervento, promosso dal FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano e Intesa Sanpaolo, in collaborazione con enti e professionisti del settore, ha interessato in particolare la statua lignea della Madonna Addolorata, fulcro devozionale dell’edificio, e gli apparati decorativi pittorici e a stucco della nicchia e dell’altare. L’intervento, che ha richiesto un'approfondita analisi e un accurato approccio conservativo, ha riportato alla luce la bellezza originaria della statua settecentesca della Vergine, oggetto di profonda venerazione popolare. Sono state eseguite operazioni mirate di pulitura, consolidamento strutturale del supporto ligneo, reintegrazione pittorica e trattamento antitarlo, permettendo il recupero dell'intaglio, delle dorature originali in oro zecchino e della cromia offuscata dal tempo. Contemporaneamente, è stato restaurato anche il prezioso apparato decorativo della nicchia in cui è collocata la statua: affreschi, stucchi dorati, l’ancona barocca con il monogramma dei Servi di Maria e i due angeli laterali sono stati sottoposti a interventi conservativi di grande accuratezza. L’intervento ha incluso la rimozione di depositi superficiali, il consolidamento delle superfici decoese, la stuccatura delle crepe e la reintegrazione pittorica con pigmenti naturali. L’azione di restauro ha consentito di restituire leggibilità a elementi simbolici e figurativi di particolare intensità emotiva e artistica, come i due affreschi del 1941 di Luigi Gambini raffiguranti Maria Maddalena e San Giovanni Evangelista, che incorniciano idealmente il dolore della Vergine. Il restauro, condotto con rigore scientifico e rispetto per l’autenticità storica dei manufatti, rappresenta un esempio virtuoso di sinergia tra istituzioni, tecnici del restauro e comunità cittadina, tutti uniti dal desiderio di salvaguardare la memoria artistica e spirituale del territorio», Silvia Balostro, restauratrice
nei Beni FAI tutto l'anno
Gratis