29 ottobre 2021
Si sono aperti a Glasgow i lavori della Conferenza ONU dedicata al clima, la COP26. È la Conferenza delle Parti più importante di sempre, perché non c’è più tempo per rimandare decisioni e azioni nella battaglia mondiale contro il cambiamento climatico: il riscaldamento globale non si arresta, perché non stiamo facendo abbastanza. Se i potenti della Terra nel 2015, a Parigi, hanno deciso COSA fare, ora è arrivato il momento di decidere COME farlo, e di farlo.
L’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha sancito senza più ombra di dubbio che la causa del cambiamento climatico sono le emissioni di gas a effetto serra, ovvero che la responsabilità è dell’uomo. Il riscaldamento globale, però, non minaccia solo la natura, ma l’uomo stesso, il suo ambiente, la sua salute, la sua sopravvivenza. Ecco perché, presentando questo rapporto a luglio 2021, il Segretario generale dell’ONU, António Guterres lo ha definito un “codice rosso per l’umanità”.
La COP26 dovrà prendere decisioni radicali su due fronti: la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico. La mitigazione ha l’obiettivo di frenare la crescita del riscaldamento globale con azioni che ne riducano le cause, e la causa principale sono le emissioni di gas serra prodotti dalle attività umane, prima tra tutte la CO2, ma anche il metano e altre sostanze. L’adattamento, invece, riguarda strategie e azioni finalizzate a prevenire e attenuare gli effetti del cambiamento climatico, riducendone il più possibile l’impatto.
Le decisioni della Conferenza delle Parti di Glasgow dovranno garantire l’impegno di tutte le nazioni a ridurre le emissioni, fino a zero entro il 2050, per contenere il riscaldamento globale entro +1,5°C al 2030. Solo così si potranno evitare le conseguenze più gravi del cambiamento climatico, molte delle quali già in atto, manifeste e tangibili.
È urgente, inoltre, finanziare il Fondo per il Clima (100 miliardi di dollari all’anno), istituito dall’accordo di Parigi per rafforzare la capacità dei Paesi di affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici e sostenerli nei loro sforzi.
«Sarà difficile giungere a una soluzione concreta, efficace e soprattutto condivisa», ha dichiarato il Vicepresidente FAI Maurizio Rivolta. «Il prologo del G20 di Roma evidenzia un’attenzione maggiore, diversamente dalle precedenti edizioni, e vi sono molte prese di posizione da parte dei capi di Stato europei chiare, nette e precise sulla necessità non rimandabile di avviare in ogni paese azioni concrete forti per contrastare la crisi climatica».
Alcuni elementi, tuttavia, rischiano di pregiudicare fin d’ora il risultato. Preoccupano le anticipazioni del G20 di Roma, nel cui documento finale la scadenza del 2050 è divenuta un generico “entro o attorno a metà secolo” e le responsabilità comuni sono divenute “differenziate”, a seconda delle capacità dei singoli Paesi e delle diverse circostanze nazionali (tradotto: ognuno fa quel che può…). Gravissima, inoltre, la conferma dell’assenza ai tavoli negoziali della COP26 di Cina, Russia, e Brasile, i maggiori responsabili delle emissioni di gas serra al mondo.
«Sin da ora possiamo però dire che qualsiasi saranno le conclusioni di queste due settimane di lavori, è fondamentale che vi sia da parte di tutti i cittadini la consapevolezza che questa è una delle principali emergenze dei nostri tempi», continua Rivolta. «Così come abbiamo fatto per la pandemia dobbiamo tutti convergere su un’azione comune, dalle micro-situazioni quotidiane alle mega-scelte economiche e politiche. Essenziale è quindi la crescita di "cultura" su questo e altri temi, la conoscenza e quindi la consapevolezza sono la base per una svolta dei comportamenti, delle abitudini e dei progetti».
La Fondazione seguirà con attenzione i lavori della COP26 con la campagna di sensibilizzazione e attivazione #FAIperilClima, un programma di iniziative per diffondere conoscenza sul cambiamento climatico: cause ed effetti, in teoria e in pratica, a partire dalla stessa esperienza del FAI nei suoi Beni, dove la crisi ambientale si tocca con mano.
Anche noi facciamo la nostra parte.