18 aprile 2025
Piazza Armerina è celebre in tutto il mondo per i mosaici della Villa Romana del Casale, ma a circa un chilometro di distanza dalle mura cittadine, su un’altura, sorge un altro luogo di grande rilievo storico: il Priorato di Sant'Andrea, fondato nel XII secolo. La sua architettura, con influenze normanne, è essenziale, ma con decorazioni nei portali e nei capitelli marmorei. La chiesa, collegata a un convento, è a navata unica coperta da un tetto a capriate, con transetto e tre absidi. La fusione tra lo stile romanico e quello arabo, tipica della Sicilia medievale, caratterizza gli spazi di questo luogo di culto, che ebbe grande importanza storica: la sua struttura architettonica, così come la decorazione scultorea e gli affreschi, testimoniano la ricchezza del sito e la sua centralità economica, politica e culturale. Dal 1148, infatti, la chiesa fu affidata da Simone Aleramico, congiunto di re Ruggero II e comandante dell’esercito normanno, all'ordine Equestre del Santo Sepolcro, che aveva il compito di proteggere i pellegrini diretti in Terrasanta. Nel Medioevo Piazza Armerina si trovava all'incrocio di importanti vie di comunicazione e, durante le Crociate, divenne uno dei punti di riferimento per i pellegrini e i crociati diretti verso la Terra Santa, partendo dai porti siciliani come Gela.
Un importante evento annuale ricorre la mattina del Venerdì Santo, con un pellegrinaggio che arriva al Priorato partendo dal centro città e simboleggia la visita ai luoghi della Passione di Cristo a Gerusalemme. Il rito, caratterizzato dal "canto dei sette salmi", coinvolge il vescovo di Piazza Armerina, i cavalieri del Santo Sepolcro, il clero, le confraternite e numerosi fedeli provenienti anche da altre zone della Sicilia. Ancora oggi, il Priorato di Sant'Andrea ospita la Delegazione di Piazza Armerina dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Il Priorato conserva un ciclo di affreschi, che copre un arco temporale che va dal XII al XVI secolo. Le opere restarono visibili nella navata fino al 1830, quando l’allora priore fece imbiancare le pareti, coprendo i dipinti. Il ciclo fu riscoperto e restaurato tra il 1958 e il 1962, quando gli affreschi, danneggiati dalle operazioni precedenti, furono in gran parte strappati, trasferiti su 21 supporti singoli e depositati al Museo Regionale di Palazzo Abatellis a Palermo. Furono ricollocati a Sant’Andrea solo nel 1981, anche in posizioni diverse dalle originali.
Sebbene alterato, il ciclo pittorico rimane un importante documento per lo studio dell’evoluzione della pittura medievale siciliana e dei suoi legami con le correnti artistiche italiane ed europee.
Negli ultimi anni, il Priorato necessitava di diversi lavori di recupero: l’edificio è stato restaurato e inserito in un itinerario di valorizzazione culturale e turistica. Nel 2022, inoltre, la chiesa è stata votata da 4.603 persone come Luogo del Cuore, risultato che ha permesso alla Diocesi di Piazza Armerina di partecipare al bando post censimento, candidando il restauro di quattro affreschi – Sant’Andrea in trono, Santa Caterina d'Alessandria, San Martino e il Martirio di Sant’Andrea – le cui condizioni di conservazione risultavano critiche. Il progetto ha ricevuto un contributo da FAI e Intesa Sanpaolo di 9.000 euro, oltre al cofinanziamento di alcuni cittadini e realtà locali.
Il restauro, preceduto da una campagna di indagini diagnostiche, ha riguardato la rimozione di impurità dalle superfici e dei materiali non più legati al supporto, il rafforzamento della pellicola pittorica, il riempimento delle fessure, il recupero delle parti mancanti tramite pittura e, infine, il ripristino dell'adesione tra gli strati di intonaco.
“La partecipazione al censimento I Luoghi del Cuore ha reso il Priorato più noto al pubblico, offrendo un contributo importante alla conoscenza del patrimonio di Piazza Armerina, spesso identificato solo con la Villa del Casale. Il restauro, inoltre, ha rappresentato un intervento importante, sia sul piano storico-artistico sia per la restituzione alla comunità”, ha commentato Giuseppe Ingaglio, storico dell'arte e consulente scientifico dell’Ufficio Diocesano per i Beni Culturali Ecclesiastici della Diocesi di Piazza Armerina, che ha diretto il recupero degli affreschi.
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