Diritto alla riparazione: la seconda vita delle nostre “tante care cose”

Diritto alla riparazione: la seconda vita delle nostre “tante care cose”

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Diritto alla riparazione: la seconda vita delle nostre “tante care cose”
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20 maggio 2024

In un tempo in cui gettare è diventato più conveniente che riparare, il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva sul cosiddetto "diritto alla riparazione”, una nuova tappa del Green Deal per estendere la durata di vita dei prodotti, ridurre i rifiuti e promuovere un'economia più sostenibile e circolare.

Nelle ville, nei castelli e nelle dimore di cui il FAI si prende cura risuona il ticchettio costante degli orologi che segnano inesorabili il ritmo della vita e del suo scorrere. Seppur antichi, questi oggetti continuano a svolgere la loro funzione grazie a un’attenta e ordinaria manutenzione portata avanti in collaborazione con l’Associazione no profit per il Restauro degli Antichi Strumenti Scientifici – A.R.A.S.S. Brera.

Una cura necessaria a prolungare il ciclo di vita e a garantire, se rotti o danneggiati, un meticoloso restauro e una sapientemente riparazione.

Riparazione che è gesto simbolico di ritorno alla vita, non solo dell’oggetto in sé, ma del Bene intero, ed è anche un richiamo alla possibilità di recuperare le "tante e care cose" che accompagnano la nostra quotidianità e animano le nostre case.

Una batteria esausta, un vetro scheggiato, un circuito danneggiato, un ingranaggio inceppato sono guasti e difetti che segnano il destino degli oggetti che possediamo: ne decretano la strada verso una fine prematura – la discarica – cancellandone una funzione prima svolta. Sono spesso circostanze come la difficoltà a trovare pezzi di ricambio o mani sapienti in grado di ripararli oppure il vantaggio – economico e di tempo – a comprarne di nuovi che ci portano a gettare o dimenticare questi oggetti a noi cari, gli utili utensili che ci accompagnano nella nostra quotidianità e che, una volta danneggiati, perdono quel valore affettivo e funzionale per i quali li avevamo comprati.

E se invece avessimo il diritto di ripararli? Se potessimo ridargli una seconda chance, una seconda “vita”? Se quell’orologio fermo tornasse a battere il tempo, a scandire il ritmo costante delle nostre azioni quotidiane?

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In un tempo in cui gettare è diventato più conveniente che riparare, il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva sul cosiddetto "diritto alla riparazione”, una nuova tappa del Green Deal per estendere la durata di vita dei prodotti, ridurre i rifiuti e promuovere un'economia più sostenibile e circolare. Le nuove norme permetteranno ai consumatori di essere maggiormente informati sulle possibilità di riparazione, ma soprattutto di poter accedere più facilmente alle parti dei dispositivi da sostituire. I produttori, da parte loro, avranno l’obbligo di fornire i pezzi e gli strumenti di ricambio a un prezzo ragionevole che non scoraggi, appunto, la riparazione. Questa direttiva fa in particolare riferimento ai cosiddetti RAEE, le apparecchiature elettriche ed elettroniche che trovano oggi largamente spazio nelle nostre case, come lavatrici, asciugatrici, lavastoviglie, frigoriferi, televisori, saldatrici, aspirapolvere, server, telefoni, tablet e batterie di mezzi di trasporto leggeri, ma la lista potrebbe ampliarsi a breve.

L’Unione mira quindi a rafforzare il mercato delle riparazioni, a creare nuovo valore da ciò che valore sembrerebbe non avere più.

Per farlo prevede la creazione di piattaforme nazionali per la riparazione, attraverso le quali i consumatori potranno trovare negozi di riparazione locali, venditori di beni ricondizionati, acquirenti di articoli difettosi o iniziative di riparazione gestite dalla comunità, come i repair cafè. Sono questi ultimi degli spazi di comunità dove artigiani e appassionati della riparazione insegnano a riportare in vita oggetti altrimenti destinati alla discarica, promuovendo un sapere manuale, una professione legata alla tradizione, un gesto antico che prolunga il ciclo di vita dei nostri oggetti e permette soluzioni nuove.

Un’altra vita, insomma, degli oggetti di cui ci circondiamo, una vita che viene promossa anche alla seconda edizione di Tante care cose, il 25 e 26 maggio a Casa Macchi, nel piccolo borgo di Morazzone in provincia di Varese. È questa una fiera di oggetti e arredi collezionati da antiquari e brocanti del territorio, ma anche provenienti dal deposito della Fondazione e non destinati ad essere riallestiti nei Beni.

Cose amate, consumate e vissute, tramandate di generazione in generazione, a cui offrire una seconda vita e una nuova casa: mobili, arredi, porcellane e orologi che necessitano di nuova cura e, perché no, anche di nuove riparazioni.

L'iniziativa si inserisce tra le buone pratiche promosse dal FAI, che si pongono l’obiettivo di integrare concretamente il concetto di sostenibilità nel nostro quotidiano, partendo da semplici scelte compiute ogni giorno, in cui ognuno di noi può essere protagonista.

Un’opportunità per promuovere la cultura del riuso, recuperare la memoria del passato e insieme gettare uno sguardo verso il futuro.

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