04 ottobre 2022
Da sempre ben consapevole che la parte più succulenta della Conferenza Stampa di presentazione delle Giornate FAI di Primavera e di Autunno è la scintillante, sorprendente e quasi fantasmagorica lista delle centinaia e centinaia di luoghi che verranno eccezionalmente aperti e raccontati dalle migliaia e migliaia di volontari del FAI e sempre, dolorosamente e drammaticamente con un pezzo di cuore alla tragedia ucraina e al pericolo che corre la libertà, bene supremo di ogni popolo, mi accingo alla breve riflessione introduttiva di competenza del Presidente che due volte l’anno cerca di estrarre da questo grandioso evento nazionale dedicato al Patrimonio culturale italiano (certamente il più imponente per numeri e radicamento sul territorio) una… morale.
In questi 30 anni tra gli oltre 14 mila luoghi eccezionalmente aperti tra primavera e autunno da un esercito di 145 mila volontari e visitati da oltre 12 milioni di italiani, le liste delle proposte nascondevano nelle loro pieghe alcune… chiamiamole “stranezze” che poco forse risaltavano tra le centinaia di palazzi, conventi, giardini, archeologia industriale, ville e quant’altro di tradizionalmente ascrivibile al concetto di Patrimonio storico e culturale.
Alcuni preferiscono chiamarlo Heritage - parola intraducibile - che a tutti gli effetti è la straordinaria eredità che il nostro Paese assegna a ciascuno di noi il giorno in cui veniamo al mondo.
Queste “stranezze”, di cui tra poco farò qualche esempio, sono spontaneamente emerse negli anni grazie alle libere scelte operate dalle delegazioni del FAI e spesso soprattutto dai giovani volontari che compongono e animano la formidabile compagine dei 93 Gruppi FAI Giovani sparsi in tutta Italia e che sono composti da circa 1.000 volontari dall’età media di 27 anni; le Giornate FAI d’Autunno sono l’evento annuale in massima parte a loro affidato ed è proprio dalla loro libertà di visione, dalla loro fantasia nello scoprire il territorio e dal loro modo di leggere nel passato anche più recente così come nel presente che sono nate quelle aperture “eccentriche” apparentemente slegate dal concetto corrente di Patrimonio culturale ma che - sull’onda di nuove e diverse proposte di lettura - possono farne sorprendentemente parte. Così come fino ad una trentina di anni fa l’Archeologia Industriale sembrava non far parte di tale Patrimonio così oggi dobbiamo anche e soprattutto ai Giovani del FAI se il concetto di Heritage si sta da ormai qualche anno arricchendo nelle Giornate del FAI con aperture - e dunque riflessioni - che ci suggeriscono un adeguamento del concetto stesso.
Dice lo Zingarelli alla voce Patrimonio: «Complesso di risorse e di elementi materiali e non materiali propri di una persona, una collettività, una Nazione».
Il valore del Patrimonio Culturale è indipendente dalla sua età, dallo stile, dal valore economico di un edificio, un oggetto, un compendio… è indipendente dalla sua funzione, dalla sua entità, dalla tipologia, dall’essere materiale o immateriale...; può avere un valore per tutti, per tanti o anche per pochi; basta che una collettività, anche piccola, ne percepisca e ne riconosca il valore identitario. Dante è patrimonio di tutta la Nazione; Carlo Porta soprattutto per i milanesi (ammesso e non concesso che ne esistano ancora che capiscano - non dico che parlino - il milanese!) mentre il Trilussa lo è per i romani…; la Reggia di Caserta è patrimonio di tutta la Nazione ma la festa della Bruna - che da 600 anni il 2 luglio vede a Matera la Madonna issata su un carro trionfale ogni anno diverso ha un incalcolabile valore culturale, storico e identitario solo per chi abita a Matera….; a nessuno era venuto però in mente, fino alla Giornata FAI 2019, di aprire al pubblico la fabbrica dell’imponente e fantasmagorico carro che alla fine della processione annuale viene assaltato e fatto a pezzi dalla popolazione; a livello locale quel luogo, che nulla ha di monumentale ma che racchiude l’inventiva e l’estro di chi ogni anno costruisce il nuovo carro, rappresenta il ventre in cui nasce uno dei simboli più forti della identità materana.
Ancora più eccentrico rispetto al concetto corrente di Patrimonio Culturale è il Biodigestore di Predazzo nella trentina Val di Fiemme, un impianto all’avanguardia all’inizio osteggiato dagli abitanti che non ne percepivano il valore ma che il FAI ha aperto al pubblico nelle Giornate FAI 2020 proprio perché se ne riconoscesse l’alto valore per la cultura della transizione ecologica ed energetica della zona; il biodigestore trasforma in concime le deiezioni delle vacche trentine e in energia il biogas con una produzione di 2750 Kw al giorno.
L’alto valore tecnologico e ambientale dell’impianto è a tutti gli effetti da considerarsi un nuovo Patrimonio immateriale per la collettività degli abitanti della val di Fiemme e del trentino per il suo grande valore concreto nella transizione ecologica ma anche educativo per chi vive TRA i pascoli e DEI pascoli.
Ultimo esempio - e qui vi mostro alcune immagini - è la Discoteca Woodpecker di Milano Marittima aperta dal Gruppo FAI Giovani nel 2017. Abbandonata dal 1975 e nella percezione locale divenuta quasi un eco-mostro è stata invece un luogo centrale nella vita di una vasta comunità di giovani tra il 1968 e il 1975 anno in cui vi fu un incendio per fortuna senza vittime e dovette chiudere. Il suo indubbio fascino attirò in tempi più recenti l’interesse di Blu, celeberrimo street-artist (tra i primi 10 del mondo decretò il Guardians) che utilizzò l’interno del grande ombrello per una sua opera poi vandalizzata. L’attenzione del FAI, che all'abbandonata discoteca portò nelle Giornate FAI del 2017 ben 1.100 persone in due giorni, servì a riproporre il tema del recupero di questo relitto dall’indubbio valore collettivo per i giovani degli anni ’70 e che proprio grazie alla nuova vampata di notorietà venne poi acquistato con l’intento di recuperarlo.
Sempre in questo ambito di Patrimonio culturale eccentrico viene quest’anno aperto nelle Giornate FAI d’Autunno il complesso della comunità di San Patrignano dove il pubblico sarà condotto dai ragazzi del centro assieme ai volontari del FAI della delegazione di Rimini a visitare i laboratori di artigianato di tessitura, di pelletteria e di ebanisteria; vere e proprie eccellenze nazionali; lo stesso FAI ha fatto tessere due anni fa una speciale tela di lino per rifare, identici agli originali, dei tendaggi ottocenteschi del Castello della Manta ormai non più restaurabili; risultato mirabile!
Sul grande valore del ruolo di San Patrignano nella storia sociale del nostro Paese mi pare inutile discutere; ma anche l’eccellenza dei suoi prodotti agricoli, gastronomici e artigianali realizzati dai ragazzi ospiti rappresenta un indiscutibile valore.
San Patrignano fa ormai parte del Patrimonio culturale del nostro Paese, seppur non di quello monumentale.
La “morale” di oggi è, evidentemente e forse anche banalmente, che il concetto di Patrimonio culturale della Nazione è in continuo evolversi in un accrescimento di contenuti che ne dilata orizzonti, interesse e potere educativo e anche che la vitalità della società civile - e non necessariamente solo della sua fascia più giovane - è l’indispensabile lievito che favorisce un continuo e a volte sorprendente aggiornamento senza con ciò sminuire - anzi! - il valore e l’interesse verso la parte più “tradizionale” del Patrimonio stesso; quell’insieme di architettura, arte, paesaggio e natura che costituisce l’essenza del valore del Patrimonio Culturale italiano continua infatti a costituire, anche nell’elenco dei luoghi eccezionalmente aperti nelle Giornate FAI d’Autunno dei prossimi 15 e 16 ottobre e di cui tra poco Daniela Bruno ci darà un assaggio, il nucleo portante della nostra manifestazione così come della identità collettiva della Nazione.
Il New Heritage, così come sempre più spesso lo si sente definire, è dunque una realtà alla quale il FAI guarda con estremo seppur cauto (per non dire positivamente critico) interesse; è una questione di misura, di qualità, di riconoscimento di valori realmente condivisi, di vitale e indispensabile rapporto con la tradizione, la qualità e il valore della cultura italiana.
Se così non fosse rischieremmo quella pericolosa “semplificazione” che in troppi campi annacqua il valore del nostro sapere e della nostra tradizione culturale. Con i disastrosi risultati che sono sotto agli occhi di tutti. Non cogliere il “nuovo” è miope; ma fondamentale il saperne riconoscere gli autentici valori alla luce di un confronto con un passato così complesso e strabiliante.
Roma, 4 ottobre 2022, Sala della Protomoteca in Campidoglio: Conferenza Stampa di presentazione delle "Giornate FAI d'Autunno 2022" e della Campagna di raccolta fondi "Ricordiamoci di salvare l'Italia". Da sinistra a destra: Roberto Natale, Direttore Rai per la Sostenibilità ESG; Davide Usai, Direttore Generale FAI; Roberto Gualtieri, Sindaco di Roma; Marco Magnifico, Presidente FAI; Daniela Bruno, Vice Direttrice Generale FAI per gli Affari Culturali; Antonio Calabrò, Presidente Museimpresa e Direttore Fondazione Pirelli.
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