14 dicembre 2023
A coloro che si sono opposti a un chiaro riferimento all’eliminazione graduale dei combustibili fossili durante questa Conferenza sul clima, voglio dire: che vi piaccia o no, la loro eliminazione è inevitabile. Speriamo che non arrivi troppo tardi». Antonio Guterres
Il risultato inaspettato della COP28 segna la rotta per un’azione globale di contrasto ai cambiamenti climatici. Il sultano Al Jaber, presidente della COP28, l’ha definito un “momento storico”, mentre qualche critica è stata mossa dai Paesi più vulnerabili che avrebbero preferito obiettivi più ambiziosi. «Non vediamo l’impegno delle Parti a raggiungere il picco delle emissioni entro il 2025. Facciamo riferimento alla scienza in tutto il testo ma poi ci asteniamo da un accordo che sia in linea con quanto prevede», ha commentato l’Alleanza dei piccoli stati insulari (AOSIS).
Certamente la politica si sta muovendo ancora lentamente rispetto alle richieste della scienza e alla rapidità della crisi, ma un tema di portata globale deve sostenere i tempi complessi del multilateralismo. Intanto i Paesi, con questo risultato, hanno mandato un segnale forte di volontà di agire verso un’unica direzione, quella oltre le fonti fossili.
L’UAE Consensus è il “pacchetto” completo scaturito dalla COP28, contenete i diversi documenti sulla mitigazione, sull’adattamento e sulla finanza climatica. Tra questi il Bilancio Globale, il cosiddetto Global Stocktake, è considerato il risultato centrale della COP28, votato a ridurre le emissioni globali e indirizzare gli Stati verso l’uscita dalle fonti fossili.
Il testo pone le basi per «la fuoriuscita graduale dei combustibili fossili nei sistemi energetici, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico» con l’obiettivo di raggiungere le emissioni nette zero (Net Zero) al 2050.
Wopke Hoekstra, il Commissario europeo per l'azione per il clima, l’ha definito, appropriatamente, «l’inizio delle fine dei combustibili fossili».
Per accelerare la decarbonizzazione, il Bilancio Globale invita le parti a intraprendere azioni per triplicare, su scala globale, la capacità installata di energia rinnovabile e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030. I negoziatori hanno riconosciuto come nell'ultimo decennio queste tecnologie siano diventate sempre più disponibili e sicure e che i relativi «costi siano diminuiti costantemente grazie ai progressi tecnologici, alle economie di scala, all'aumento dell'efficienza e alla razionalizzazione dei processi di produzione». Da questo punto di vista la finanza climatica giocherà un ruolo cruciale nel trasferimento delle risorse necessarie per la transizione ai Paesi più vulnerabili, nella costruzione di capacity building e know-how.
«Il nuovo testo pone basi solide per la fine dell'era dei combustibili fossili, puntando su rinnovabili ed efficienza energetica. Ci vorrà molto più supporto finanziario, da parte di pubblico e privato, per supportare tutti i Paesi nella transizione, ma la via è tracciata», ha commentato Luca Bergamaschi, Direttore del think thank ECCO climate.
Per quanto le rinnovabili e l’efficienza energetica emergano come le tecnologie vincenti di fronte alla crisi climatica, il testo menziona anche altre soluzioni: l’idrogeno a basse emissioni, la diffusione di veicoli elettrici (e delle relative infrastrutture), il nucleare e le tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS), in particolare nei settori cosiddetti hard to abate (quei settori industriali maggiormente energivori come acciaio, chimica, ceramica, carta, vetro). Quest’ultima tecnologia, il CCS, è stata fortemente criticata dalla società civile come strumento per la decarbonizzazione, potendo infatti fungere da scappatoia per le fonti fossili e avendo finora dimostrato limitata funzionalità e sicurezza.
Al fianco del celebre risultato ottenuto dal Bilancio Globale, le parti hanno raggiunto già il primo giorno anche l’accordo sull’operatività del fondo per perdite e danni e sulle modalità di finanziamento: gli impegni a favore del fondo sono iniziati subito dopo la decisione, raccogliendo un totale di oltre 700 milioni di dollari. Per il suo funzionamento è stata creata la Rete di Santiago, una piattaforma che catalizzerà l’assistenza tecnica verso i Paesi più vulnerabili.
Le parti hanno concordato anche gli Obiettivi Globali sull’Adattamento – Global Goal on Adaptation – al fine di rafforzare la resilienza di fronte agli effetti distruttivi dei cambiamenti climatici. Per quanto la struttura del testo sia chiara e ambiziosa, ancora mancano gli strumenti finanziari per renderla totalmente operativa.
«Un finanziamento giusto ed equo per l’adattamento climatico è una questione di vita o di morte», queste sono state le parole di Ephraim Mwepya Shitima, capo negoziatore del continente africano, durante la Conferenza.
Nel 2023 l’aumento di temperatura ha infatti segnato il suo record, mentre tempeste, inondazioni, siccità, incendi e ondate di calore hanno causato devastazioni in tutto il mondo. Le misure di adattamento saranno quindi sempre più necessarie e fondamentali per rispondere alla crisi climatica e salvare vite umane.
E infine la Finanza, il “grande facilitatore dell’azione per il clima”. Nonostante gli sforzi e i grandi impulsi dati a questa Conferenza, gli impegni finanziari sono ancora al di sotto di quelli necessari per sostenere i Paesi in via di sviluppo verso la transizione ecologica e misure di adattamento adeguate. Certo è che per fornire tali finanziamenti sarà importante riformare l’architettura finanziaria multilaterale e accelerare la creazione di fonti di finanziamento nuove e innovative. Misure che verranno discusse a Baku, in Azerbaijan, alla prossima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
Dunque, fuori dalla COP finisce il multilateralismo, e inizia la partita da giocare, fatta di piani di transizione dell’economia e della società, che ogni Stato dovrà intraprendere per far fronte alla crisi climatica, secondo il quadro ONU.
«Anche se a Dubai non abbiamo ancora voltato pagina sull’era dei combustibili fossili, questo risultato è l’inizio della loro fine», ha affermato il segretario esecutivo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, Simon Stiell, nel suo discorso di chiusura «Ora tutti i governi e le imprese devono trasformare senza indugio questi impegni in risultati di economia reale».
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