06 dicembre 2022
La Convenzione sulla Diversità Biologica (COP15) si tiene dal 7 al 19 dicembre a Montréal in Canada, dopo diversi rinvii della Cina, Stato ospite iniziale, causati dall’emergenza Covid.
La COP15 è un appuntamento cruciale per la biodiversità del Pianeta, che vede una perdita di specie animali e vegetali a un ritmo allarmante. In una relazione delle Nazioni Unite pubblicata nel 2019 (World is ‘on notice’ as major UN report shows one million species face extinction | | UN News), gli scienziati hanno lanciato l’allarme di estinzione per un milione di specie (su un totale stimato di 8 milioni), molte delle quali rischiano di scomparire nel giro di pochi decenni. Alcuni ricercatori ritengono addirittura che stiamo attraversando la sesta estinzione di massa nella storia della Terra. Questo è un fenomeno che avrà anche pesanti ripercussioni sull’ambiente di cui facciamo parte, pensiamo soltanto a cosa significa per il nostro cibo la perdita degli insetti impollinatori, già oggi pesantemente colpiti dal nostro modello produttivo e culturale.
Durante la COP15 gli Stati, sotto l’egida delle Nazioni Unite, si confrontano per approvare i nuovi obiettivi del prossimo decennio, dopo che sono scaduti quelli precedenti, gli Aichi targets, ampiamente disattesi. Serve dunque un nuovo accordo globale per riuscire a invertire questa drammatica tendenza denunciata dalle Nazioni Unite. Si discute, ad esempio, di ampliare le aree protette terrestri e marine fino al 30%; di finanziare i Paesi in via di sviluppo in modo che riducano lo sfruttamento delle foreste e di ridurre l’utilizzo dei pesticidi.
Un tema sul quale si è raggiunto l'accordo è quello di promuovere le aree verdi e blu nelle città per aumentare la biodiversità urbana.
Gran parte della bozza del documento preparatorio è ancora priva di consenso e, degli oltre venti obiettivi previsti, si è raggiunto l’accordo solo su due: la condivisione di conoscenze e tecnologie e la promozione degli spazi verdi urbani. Restano le divisioni su obiettivi specifici come la riduzione dei pesticidi e i sussidi agli agricoltori dannosi per l'ambiente.
È necessario e urgente raggiungere un’intesa, il tempo stringe: «C'è una notevole quantità di lavoro davanti a noi... molto più di quello che pensavamo», ha dichiarato il co-presidente della riunione Basile van Havre, del ministero dell'ambiente canadese.
«Non possiamo permetterci di fallire», ha aggiunto Elizabeth Maruma Mrema, Segretario Esecutivo della Convenzione delle Nazioni Unite sulla Diversità Biologica.
Nel contesto internazionale, dove guerra e pandemia ci fanno dimenticare le urgenze globali generate dal cambiamento climatico e dalla perdita di biodiversità, il FAI condivide le parole del Segretario Esecutivo: il fallimento non può essere un’opzione, lo sforzo deve essere massimo e ognuno deve fare la sua parte, mentre oggi manca quel senso di urgenza che una catastrofe incombente richiede.
La Fondazione – all’interno della sua campagna #FAIBiodiversità – seguirà, racconterà e commenterà i lavori della COP15, sempre più consapevole che la tutela dell’ambiente deve essere vista come una missione culturale, soprattutto perché in Italia natura e storia si sono co-evolute strettamente e l’ambiente va oltre la Natura, perché di fatto è tutto ciò che ci circonda.
Cambiare la cultura, il modello culturale, è per il FAI dunque lo strumento principale per tutelare l’ambiente e la biodiversità.
Anche i nostri Beni sono al servizio della biodiversità: tuteliamo direttamente 700 ettari di paesaggi pregiati, con tanti ecosistemi diversi tra loro che vanno dagli alpeggi in quota fino ai boschi e alla macchia mediterranea lungo la costa, una testimonianza diretta della biodiversità italiana, una delle più ricche in Europa.
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