13 dicembre 2022
L’8 dicembre, in un corridoio del palazzo dei congressi di Montreal, alcune persone vestite da api e farfalle erano stese a terra, come se fossero morte. Vicino a loro un uomo sorreggeva un cartello con scritto: Pesticides empoissonent agricolteurs et biodiversitè, mentre un altro, munito di maschera antigas e tuta protettiva, girava tra i corpi con una tanica di glifosato tra le mani. Alla quindicesima conferenza sulla biodiversità, con questa dimostrazione, gruppi di ambientalisti stavano chiedendo ai governi di salvare la biodiversità redigendo degli obiettivi concreti sulla riduzione dei pesticidi in agricoltura.
Uno dei principali impatti che i pesticidi hanno sulla biodiversità si riscontra proprio nella morte degli impollinatori. Per quanto i dati siano frammentari, studi sempre più numerosi rivelano che alcune specie di api e farfalle stanno subendo un rapido e drammatico declino, che potrebbe avere effetti disastrosi sulla produzione di cibo e sulla sicurezza alimentare di tutta la popolazione mondiale. Più di tre quarti delle principali colture alimentari, che complessivamente occupano il 35% di tutti i terreni agricoli, beneficiano infatti dell’azione degli impollinatori per riprodursi. Per fare un esempio: kiwi, meloni, zucche, fave di cacao e semi oleosi sono alcune delle specie agricole strettamente dipendenti dall’impollinazione animale, senza la quale queste colture smetterebbero di crescere. Di fronte all’importanza che gli impollinatori rivestono per il funzionamento degli ecosistemi e per la fornitura dei servizi ecosistemici, alla Cop15 si sta discutendo della loro salvaguardia. Anche se, forse, non con la necessaria rilevanza.
Tra i 23 target che compongono il quadro globale per la biodiversità post 2020 – il così detto GBF – non ce n’è uno specifico che riguarda api e altri impollinatori, ma si stanno discutendo più obiettivi che toccano trasversalmente la loro tutela e la riduzione delle principali minacce. All’interno del documento, l'obiettivo più rilevante per la protezione di questi animali è quello che riguarda la diminuzione dei pesticidi usati in agricoltura e l’eliminazione della dispersione di prodotti di plastica. I pericoli per i piccoli animali non derivano però dalle sole fonti di inquinamento agricole. I cambiamenti di uso del suolo, come l’espansione urbana e la cementificazione, riducono le aree di vita e di ristoro per gli impollinatori, mentre i cambiamenti climatici li rendono particolarmente vulnerabili a causa dei fenomeni estremi sempre più frequenti e intensi, dalla siccità alle forti tempeste. Per questo motivo, gli altri target che i delegati stanno negoziando e che possono essere legati alla diretta tutela degli impollinatori, si riferiscono all’aumento della connettività degli ecosistemi terrestri; alla gestione sostenibile delle aree agricole e forestali, alla minimizzazione degli effetti dei cambiamenti climatici attraverso azioni di mitigazione, e anche al rafforzamento dei servizi ecosistemici, tra cui, appunto, l’impollinazione.
Durante la prima settimana di negoziati, un side event dal titolo Pollinator protection: strengthening policies, knowledge exchange and engagement ha riunito nella stessa stanza organizzazioni che si occupano della tutela della biodiversità e, in particolare, di api. Nel corso del meeting, esperti e ricercatori hanno presentato le iniziative e le buone pratiche che stanno mettendo in atto per ridurre gli impatti negativi sugli impollinatori e per aumentare la consapevolezza sull’importanza del loro ruolo per la sicurezza ecologica e alimentare. Tra gli altri, si è parlato dell’International Pollinators Initiative, una serie di linee guida stilate dalla FAO che promuovono lo sviluppo di pratiche agricole sostenibili e l’implementazione di normative sui pesticidi.
“Come FAO coordiniamo azioni per proteggere gli impollinatori attraverso iniziative che forniscono supporto tecnico agli agricoltori: dall'uso di pratiche rispettose degli ecosistemi, come l'agricoltura biologica, alla gestione integrata dei parassiti.” - ha raccontato Kim Anh Tempelman, coordinatrice dei programmi sulla biodiversità per cibo e agricoltura presso la FAO – “Ma se vogliamo proteggere gli impollinatori è necessario seguire un approccio olistico e agire sulle politiche ambientali dei vari Paesi. Per quanto riguarda la riduzione dei pesticidi, stiamo producendo un documento in cui vengono elencati quelli più tossici per gli impollinatori. Consultando questo elenco, i governi possono prendere provvedimenti vietando l’uso dei prodotti più dannosi e sostituirli con altri più innocui per l’ambiente e la biodiversità.”
A seguire l’organizzazione Promote pollinators, una coalizione di 30 diverse nazioni che hanno l’intento comune di collaborare per realizzare progressi nella protezione delle specie impollinatrici, ha presentato il metodo di lavoro basato sulla teoria del cambiamento. Il metodo si basa sul riunire un gruppo eterogeneo di persone che rappresentano diverse istituzioni all’interno di ogni Paese, da quelle governative e accademiche a quelle agricole e industriali, per discutere e sviluppare una strategia nazionale per gli impollinatori. La diretta partecipazione di attori con idee diverse, ma con lo stesso intento, porta a un confronto costruttivo e alla reale comprensione di quali azioni possano essere concretamente intraprese per affrontare la crisi ecologica attuale e salvaguardare le api e gli altri impollinatori.