La villa romana di Caselette è stata messa in luce soltanto in parte, a causa del differente stato di conservazione delle sue strutture, del dilavamento naturale, dello spietramento per usi agricoli moderni e come poligono militare.
L’edificio doveva occupare un’area di circa m 46 x 60, ma non è ancora chiaro se tutti i lati del quadrilatero fossero occupati da ambienti, definendo un’area libera centrale (m 30 x 39,50) che doveva fungere da cortile e disimpegno. Si tratta, anche in questo caso, di una villa con funzioni residenziali, costruita agli inizi dell’età imperiale (I secolo d.C.) e vissuta sino al collasso del sistema economico e politico romano (IV-V secolo d.C.) per un dominus (o il suo procuratore) al centro di grandi proprietà terriere, che dovevano comprendere non solo le pendici montane, con i loro boschi e pascoli, ma anche porzioni di terreno pianeggiante, destinate a essere colture cerealicole.
Il settore meglio conservato è quello settentrionale, dove si dovevano concentrare gli ambienti residenziali e gli spazi di rappresentanza, aperto verso il cortile sottostante con un colonnato in laterizio. Le strutture conservate appartengono allo zoccolo delle murature, realizzate in pietre legate con malta, mentre nella parte superiore dobbiamo immaginare un largo impiego di argilla cruda e legno. I pavimenti sono in battuto di malta con scaglie di opale (dalle vicine cave di magnesite) o in cocciopesto.
La manica meridionale doveva essere aperta verso la corte con un portico analogo a quello settentrionale, ma le strutture sono assai meno conservate. Alcuni degli ambienti individuati presentano tracce di impianti di riscaldamento a pavimento e piccole vasche, facendo pensare a un piccolo impianto termale.