Incorniciata da montagne e tagliata da fiumi, Torino è una città che nasce tardi: per l’impulso dei suoi sovrani che hanno deciso di farne una capitale e per il progetto razionale dei suoi architetti, diventa subito moderna. È stato Carlo Emanuele I di Savoia, incoronato nel 1580, a voler rendere Torino pari alle maggiori città d’Europa. Il profilo severo e funzionale, ma anche scenografico e guizzante, che viene ad assumere tra Sei e Settecento, esalta il prestigio della dinastia, tenendo conto della sua originale vocazione militare.
Esaurito il suo estro barocco, nell’Ottocento Torino guarda Parigi e ai suoi boulevards; in quegli anni fu culla del Risorgimento e prima capitale d’Italia, tuttavia si trovò presto a lottare con un ruolo periferico e marginale. Cercherà strade diverse, investendo sul cinema, sulla moda, sulla radio nonché sull’emergente civiltà dell’automobile. Nel XX secolo, la sua trasformazione industriale esplose con un forte incremento demografico che portò a un’impressionante crescita urbanistica di quartieri operai. Aumenta così il divario tra le due anime che coesistono a Torino. La pizza al tegamino (o padellino) è una delle antiche tradizioni della città: nata nel primo dopoguerra, fino all'inizio degli anni ’70 era quasi l’unica pizza che si potesse gustare a Torino. Solitamente di forma rotonda con un caratteristico impasto soffice, ha i bordi più croccanti rispetto alla pizza normale. Cucinata in un piccolo pentolino di alluminio o ferro, oppure in padella, è una sorta d'incrocio tra una pizza napoletana classica e una focaccia.