La via maestra, Regina Viarum, il sogno di un cieco chiamato Appio Claudio. Un grande atto di praticità tutta romana, che si lega al desiderio sempiterno dell'uomo: il viaggio e la scoperta. La prima "autostrada" del mondo antico è ancora oggi una mirabile opera di ingegneria, che commuove per il solco profondo tracciato nelle spire del tempo e per il suo ruolo primigenio. La direttrice che avrebbe dovuto collegare Roma con l'Italia del sud e, infine, aprire le porte d'Oriente, proseguendo con la Via Egnatia. Ciò che fa grande l'Appia e la rende un patrimonio senza tempo (spesso dimenticato) non è tanto la strada in sé, seppure il progetto fosse quasi impensabile per l'antichità, quanto le storie e i tesori custoditi nel "letto" della via e le vite, che da più di duemila anni, attraversa e mescola. Un cammino che, se riportato allo splendore e alla luce che merita, permetterebbe di riscoprire l'Italia dei toponimi dormienti, eppure così ricchi della nostra storia.