09 giugno 2020
La via Appia - la strada che collegava Roma con Brindisi - è forse la più nota delle vie consolari romane. Da qualche anno è anche un Parco archeologico.
C’è, però, un pezzo della via Appia che nessuno immaginerebbe di trovare in città. È il primo miglio, quel tratto che prende le mosse dalle mura servane e non dalla ben più nota porta San Sebastiano delle mura aureliane, la cui realizzazione nel III secolo d.C. trasformò questo pezzo della regina viarum in un tratto urbano.
Si tratta di un paesaggio ricco di storia, puntellato da importanti monumenti, templi, edifici pubblici, mausolei monumentali e cimiteri collettivi, case, orti e giardini. Un paesaggio che va scoperto, scorgendo le tante tracce di momenti e monumenti straordinari della storia di Roma dall’antichità ad oggi.
Ora è possibile farlo grazie a una associazione culturale, Appia Primo Miglio, costituita da giovani archeologi, nata a partire da un progetto di ricerca sviluppatosi poi in un progetto di archeologia pubblica.
La filosofia che ispira il progetto si fonda sulla costruzione “dal basso” delle varie iniziative, nel vero senso della parola, incontrando la gente in strada, cercando di attirarla alle passeggiate attraverso la tessitura di relazioni “porta a porta”.
Il visitatore è accompagnato alla conoscenza non solo dei singoli monumenti ma dell’intero paesaggio, del contesto e della stratificazione storica, anche mediante visite teatralizzate, molto coinvolgenti ed emozionanti, senza cedimenti alle banalizzazioni ma sempre con un grande rigore scientifico, qualità e professionalità. Un bicchiere di vino consumato insieme al pubblico durante le attività non manca mai, ma non è il fulcro dell’attività, semmai, un piacevole accompagnamento.
La fantasia culturale si è dimostrata una risorsa fondamentale per il successo delle iniziative. Ad esempio, lo Slowlooking, mutuato dalla Tate Modern di Londra: in un momento storico in cui il turista mordi e fuggi “divora” le tele in 3 secondi di permanenza media davanti alle opere, la Tate ha ideato lo sguardo lento riservato alla singola opera. Allo stesso modo l’Associazione ha lanciato per la prima volta a Roma lo Slowlooking all’arco di Druso, costruendo così un’attività di osservazione in parte libera e in parte guidata da un esperto, pronto a rispondere a tutte le domande. In tal modo monumenti della città, che spesso sono oggetto solo di sguardi distratti, colpiscono l’attenzione e la sensibilità di chi li osserva, anche grazie alla presenza di un interprete preparato che ne traduca i messaggi.
Ecco un altro modo di vivere la città. Ecco un altro esempio di turismo culturale di prossimità perché anche le grandi città nascondono tesori immensi da scoprire e da non dimenticare.
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