SARCOFAGO DI ATELLA

MELFI, POTENZA

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SARCOFAGO DI ATELLA
il Sarcofago, si può ammirare nel museo archeologico nazionale "Pallottino" di Melfi (dato in prestito dal Museo Nazionale di Napoli). La storia di questo sarcofago è stata raccontata da Antonio Piacentini di Barile, appassionato di storia lucana: "Da una mia breve ricerca storica, da appassionato di Storia Lucana, il Geologo e Storia Giuseppe De Lorenzo, ci riferisce che il Sarcofago di Atella, fu trovato nel 1740 in agro di Atella, in località "Serra", ex proprietà De Robertis, prospiciente il "trattura regio" che portava a Venosa". Inizialmente il sarcofago fu deposto nella chiesa di San Nicola di Atella, presso la porta cittadina rivolta verso Rionero. Durante il suo trasporto su un carro agricolo in paese, il pesante blocco di marmo si "ammuccò", cioè si rovesciò di lato, finì nel ruscello Imperatore e si produsse una lesione visibile sul fianco sinistro. Successivamente il sarcofago venne portato a Barile nell'antico Palazzo Caracciolo baronale del Principe Torella, di cui "Cittadini" erano amministratori. Si narra che l'abate napoletano Domenico Tata (1723 - 1794), professore di fisica e matematica presso l'Università partenopea, vinto dal desiderio di "vedere la patria di Orazio Flacco", compì nella primavera del 1777, all'età di 54 anni, un viaggio nella zona del Vulture, invitato dal principe di Torella e duca di Lavello, Giuseppe Caracciolo. Il Tata, ebbe modo di ammirare e far disegnare un bellissimo sarcofago, rinvenuto presso Atella nel 1740, riproponendosi di illustrarlo, una volta rientrato a Napoli. Questo Sarcofago venne ammirato nel 1832 dall'Archeologo e Ciambellano della Principassa del Galles, Keppel Craven, il quale fece una tappa a Barile, durante il suo viaggio in Basilicata, facendolo conoscere a tutti gli scienziati e inviando il suo disegno all'Istitut de Correspondance Archeologique. Anche il Cavalier Lombardi, fece eseguire un disegno che inviò all'Istituto, ma con qualche variante. Infine, l'archeologo Francese Raoul Rochette e successivamente l'illustre prussiamo Panofka (nel 1852), uno dei direttori del museo di Berlino scrissero delle recensioni per far conoscere a tutto il mondo il sarcofago di "Barile". Nel 1889, lo Storico Lucano Angelo Bozza nella sua opera "il Vulture, ovvero brevi notizie di Barile e delle sue colonie" conferma la presenza del Sarcofago nell'antico Palazzo Baronale di proprietà della famiglia Cittadini. Su sollecitazione del Sindaco di Barile, il quale era preoccupato dello stato di conservazione del reperto, venne venduto da Antonio Cittadini, nel 1897, al Museo Nazionale di Napoli". Fonte: Lucaniineuropa
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