La vetta del Monte Rocciamelone, situata sul territorio di Mompantero, nel cuore della Valle di Susa, domina il paesaggio con i suoi 3.538 metri di altitudine, racchiudendo lungo le pendici bellezze culturali e naturalistiche, sopravvissute almeno in parte al devastante incendio che nell’autunno del 2017 ha distrutto vasta parte del territorio.
Tra le borgate che si ergono sulle pendici del monte, è rinvenibile un ricco patrimonio artistico-religioso costituito da piloni, affreschi e cappelle votive, risalenti a periodi compresi tra il XV ed il XVII sec. Tra i luoghi di culto, particolare importanza va riconosciuta alla cappella della Braida, con i suoi affreschi seicenteschi di pregio, e alla Cappella del Castagneretto, minuscola chiesa affrescata che richiede un urgente intervento di restauro a seguito dell’incendio che ha cancellato la borgata in cui è situata.
A testimonianza della storia millenaria scritta sul monte, tra le località Ecova e Chiamberlando, sono rinvenibili numerose incisioni e iscrizioni risalenti al periodo compreso tra l'età del Bronzo e il II sec. d.C., reperti rupestri costituiti da spirali e meandri, probabilmente i più antichi e risalenti alla tarda età del Bronzo, asce, databili tra la fine dell’età del Ferro e l’inizio del periodo latino, coppelle e figure antropomorfe, riconducibili quest’ultime all’età del Ferro.
Va inoltre evidenziata la primaria importanza, a livello regionale, del patrimonio rupestre costituito da petroglifi, sito tra le località di Costa Seppa, Rocca del Chiodo e Chiamberlando.
La datazione di tali ritrovamenti mostra come, già nella seconda metà del I millennio a.C., alle pendici del Rocciamelone erano rinvenibili segni di antropizzazione, resa possibile dalla xerotermia della zona, determinante per lo sviluppo di flora e fauna peculiari, patrimonio naturalistico di pregio oggi protetto dalla presenza di due Siti di Interesse Comunitario. Particolare importanza è riconosciuta alle praterie xerofile, in cui sono rinvenibili orchidee e specie rare a rischio estinzione, e, tra la fauna, al lepidottero Polyommatus Exuberans, insetto endemico della Valle di Susa.
Il Rocciamelone è inoltre culla di tradizioni popolari che si tramandano da tempo immemore, come avviene ogni anno nella Frazione di Urbiano, con la famosa festa conosciuta come “Fora l’Ours”.
Unicum nel panorama alpino, la festa si caratterizza per il significato allegorico attribuito alla figura dell’orso, uomo ricoperto di pelli catturato dai cacciatori e poi liberato, dopo essere stato ammansito con del vino e con un ballo con la giovane più bella del paese.
Oltre alla storia e alle tradizioni più antiche, sul Rocciamelone si sono scritte pagine importanti della Resistenza al nazifascismo, la più celebre si deve all’opera e al sacrificio prestati dai partigiani della IV Divisione “Stellina” guidata dal Comandante “Aldo Laghi”, Giulio Bolaffi, le cui gesta sono narrate attraverso la documentazione conservata nel Museo comunale della Resistenza.
Ogni anno lungo i sentieri partigiani, si tiene la gara di corsa in montagna “Challenge Stellina” ad eterna memoria del sacrificio prestato per l’affermazione dei valori democratici.
A fronte dei tesori custoditi lungo i versanti, spicca la vetta del Rocciamelone su cui si ergono il Santuario più alto d’Europa e la statua della Madonna delle Nevi, cuore pulsante del culto mariano valligiano e meta di pellegrinaggio per migliaia di fedeli.
La scultura bronzea, alta più di tre metri e del peso di quasi otto quintali, venne costruita nel 1899 grazie alla campagna giornalistica promossa da Monsignor Rosaz che consentì la raccolta di migliaia di sottoscrizioni provenienti da bambini di tutta Italia.