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DESCRIZIONE
Il Parco Naturale delle Dolomiti Friulane è un vero e proprio paradiso per l’escursionismo di tipo naturalistico ed il trekking; attività garantite da un’adeguata rete di sentieri e da numerose strutture d’appoggio (casere – ricoveri, bivacchi).
Il territorio, considerato di grande interesse geologico, ambientale e naturalistico, è caratterizzato da un alto grado di wilderness, particolarmente percettibile grazie all’assenza di strade di comunicazione (sono presenti solo alcune vie di penetrazione in fondovalle e piste di servizio non collegate tra le grandi vallate) e difficilmente riscontrabile, per estensione, in altre zone dell’arco alpino. La catena dei Monfalconi con il Campanile di Val Montanaia, le praterie di alta quota di “Canpuros”, i pascoli di malga Senons e la solitudine dei Canali di Meduna, ne fanno un ambiente unico. Collegata al Parco vi è inoltre la vicina Riserva Naturale Forra del Cellina, significativa e spettacolare incisione che il Torrente Cellina ha scavato negli strati calcarei fra Barcis, Andreis e Montereale Valcellina prima del suo sbocco nell’alta pianura friulana. La geomorfologia di questi monti rivela una notevole e continua evoluzione del territorio testimoniata dalla presenza di faglie, sovrascorrimenti e fratture che si contrappongono a morene e piramidi di terra determinate dall’escavazione e dal deposito di antichi ghiacciai; guglie e torrioni dolomitici (il Campanile di Val Montanaia), nonché stratificazioni rocciose dalle svariate caratteristiche (i libri di San Daniele) indicano inoltre un’intensa erosione alpina.
La zona è interessata da tre grandi linee tettoniche: “linea dell’Alto Tagliamento”, “Sovrascorrimento Monte Duranno-Alto Meduna” e “Sovrascorrimento (o faglia) Periadriatico”. Quest’ultimo è facilmente individuabile nella zona di Andreis a Sud del Monte Raut, dove determina un singolare paesaggio. Ulteriore fattore che ha caratterizzato l’aspetto geomorfologico delle zone più interne, è stata la presenza diffusa dei ghiacciai, protratta fino ad alcune migliaia di anni fa, in tutte le valli del comprensorio prealpino. Le testimonianze si evidenziano da alcune sezioni vallive e dai grandi e piccoli “circhi” glaciali modellati nei fianchi montuosi. Bisogna inoltre ricordare i grandiosi depositi della Frana del Monte Toc (o del Vajont), che evocano la catastrofe del 1963 e costituiscono un esempio unico di colossale evento franoso.
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