
In caso di particolare affluenza l’ingresso al luogo potrebbe non essere garantito.
Il Palazzo Arcivescovile di Ferrara, si trova nell'attuale Corso Martiri della Libertà, nel cuore della città, inserito tra due vie, degli Adelardi a sud e Cairoli a nord, occupando quasi un isolato. Esso è in una posizione strategica, baricentrica rispetto a tutte le fabbriche significative della città, adiacente alla Cattedrale di San Giorgio Martire, alla quale è collegato fin dal XV sec., di fronte al Palazzo Ducale, sede amministrativa della città e poco distante, verso nord, al Castello Estense. L'attuale assetto del Palazzo nel contesto urbano risale ai primi decenni del settecento.
Non è dato sapere a quando risale l'antico Episcopio a Ferrara, i documenti più antichi in cui è citato risalgono al 1212, ma si presume sia del secolo della Cattedrale, il XII; quello che è certo è che l'attuale conformazione risale ai primi decenni del settecento, quando il Cardinale Tommaso Ruffo di Calabria incaricò l'architetto romano Tommaso Mattei di progettare un edificio signorile in cui abitare. Il primo impianto di cui si ha nota, sorgeva in via del Gorgadello, attuale via degli Adelardi, e fu ampliato, per volere del Vescovo Giovanni Tavelli da Tossignano, nel corso della prima metà del quattrocento, lungo il sagrato della Cattedrale con risvolto sull'attuale Corso Martire. Il Palazzo subì altre trasformazioni, per lo più interne, nel corso dei secoli XVI e XVII.
Nel 1718 il Cardinale Ruffo acquistò alcuni edifici adiacenti all'antico vescovado al fine di realizzare un grande e unico palazzo monumentale; il progetto fu affidato a Tommaso Mattei che mediante: demolizioni e unioni del nuovo con l'esistente, soddisfò le richieste del suo committente. Il progetto stravolse notevolmente l'assetto distributivo del palazzo e modificò significativamente l'impianto urbano di questa parte del centro della città, che ci fosse un chiaro intendimento politico in questa operazione architettonica-urbana è cosa certa, le sedi del potere pontificio e del governo, l'una di fronte all'altra, con pari dignità architettonica, ne è la testimonianza. La facciata, caratterizzata da un andamento orizzontale, è divisa verticalmente in tre settori, da pilastrate marmoree; la parte centrale si presenta intonacata mentre le due estremità sono a finto bugnato. Essa è scandita da molte aperture che denunciano le funzioni degli ambienti interni, il portale centrale a doppia altezza è un chiaro riferimento al linguaggio della Roma tardobarocca. Dal portale si accede all'atrio di ingresso, alla loggia-corridoio e allo scalone monumentale con decorazione pittorica (attr. V.Bigari) e plastica (A.Ferreri e F. Suzzi), definito uno degli esempi più significativi della città.
Il palazzo dell'Arcivescovado è chiuso oramai da qualche anno a causa dei lavori di restauro e ripristino danni dovuti al sisma del 2012. I lavori sono ormai conclusi, alla definitiva apertura mancano alcune finiture e un progetto di valorizzazione volto alla realizzazione di uno spazio museale nel piano nobile del palazzo in corso di studio. Il Palazzo è indubbiamente bellissimo e merita una visita tra le sue stanze finemente decorate e con un affaccio sulla parte centrale della città, indubbiamente mozzafiato. Chicca della visita è la cappella privata dell'Arcivescovo, un piccolo luogo, che ti accoglie, intimo luogo di preghiera.
Apprendisti Ciceroni Istituto Superiore Liceo "L. Ariosto"
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