La prima testimonianza scritta nella quale è citato il Bosco d’Alpago (così era allora chiamata la foresta del Cansiglio) è un Diploma del 923 di Berengario I, incoronato Re d’Italia con l’appoggio dell’autorità ecclesiastica, nel quale il sovrano donava la foresta al feudo del Vescovo-Conte di Belluno.
Nei secoli successivi numerose furono le concessioni di diritto di pascolo ad enti e privati, ma la pressione delle attività umane sulla foresta si acuì quando, in epoca comunale, il Cansiglio divenne proprietà della Comunità di Belluno.
Le sorti della foresta migliorarono solo a partire dai primi anni del XV secolo, quando anche il territorio bellunese chiese protezione alla Repubblica di Venezia.
Il Cansiglio rivestì un’enorme importanza economica per lo Stato veneziano: la sua ricca faggeta fu impiegata principalmente nella produzione di remi, legname da opera e carbone.
Il governo francese e quello austriaco, succeduti con alterne vicende alla Serenissima, attuarono una gestione disattenta, offrendo occasioni di rivalsa sul patrimonio forestale alle popolazioni contermini finché, dopo la nascita del Regno d’Italia nel 1861, il Governo italiano dichiarò il Cansiglio Foresta Demaniale Inalienabile.
La storia più recente dell’altopiano è segnata dai tragici avvenimenti legati alla seconda guerra mondiale: in Cansiglio si stabilì il quartier generale di volontari provenienti dalle aree vicine che, con alterne fortune, si unirono alla lotta partigiana.