Il mosaico fu rinvenuto nel 1934, durante i lavori per la realizzazione della palestra annessa alla "Regia Scuola Secondaria di Avviamento al Lavoro", in una delle sale del piano terra del Convento dei Frati Minimi, adiacente al Santuario e oggi, in parte, sede della Caserma dei Carabinieri. In base alla tecnica di esecuzione, il mosaico è stato datato ad età ellenistico-romana (II secolo a.C.).
La prima notizia della scoperta si deve a Saverio Magistri, all'epoca Ispettore Onorario per le Antichità e Belle Arti del mandamento di Milazzo, la prima presentazione scientifica, invece, a Paolo Enrico Arias.
Molto dibattuta resta l'interpretazione del soggetto, che alcuni leggono come figura femminile nuda che regge uno specchio ovale (Magistri; Arias), altri come ermafrodita che regge un volatile dalle piume variopinte.
A seguito di un intervento di pulitura, realizzato nel 2015 con fondi del Rotary Club di Milazzo, sembra possibile riconoscere una coppa nell'oggetto che la figura regge con le mani. Anche per la datazione vi sono proposte alternative: Arias parla di opus vermiculatum e data l'opera all'età degli Antonini; Dela Von Boeselager, nel suo fondamentale volume "Antike mosaiken in Sizilien", edito nel 1983, data il pavimento al III secolo a.C.
La figurina, contornata da un filo di piombo, presenta un incarnato grigio-marrone e labbra e capezzoli di colore rosso.
Probabilmente il pavimento, in cocciopesto e tessere a schiera (opus signinum), era destinato ad ornare una sala da pranzo (triclinium).
Tigano G., Coppolino P., "Milazzo. L'Antiquarium ed altre emergenze archeologiche nell'area urbana. Breve guida.", Palermo, Assessorato dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana, 2016.