Il Grand Hotel delle Terme vanta una storia antica. La progettazione dell’imponente struttura alberghiera fu affidata a uno degli architetti tra i più importanti dell’epoca: Giuseppe Damiani Almejda, che aveva da poco completato uno dei teatri più prestigiosi di Palermo, il Politeama, e si accingeva a realizzare un edifico, in stile neoclassico, destinato a diventare tra i più frequentati della nobiltà e dell’alta borghesia siciliana e non solo.
Alla fine dell’800 nasce l’esigenza di sfruttare al meglio le fonti termali, sono gli anni in cui bisogna gestire un nuovo fenomeno quello: del “turismo termale”.
Un dilagante nuovo mercato economico in netta crescita che si rivolgeva all’aristocrazia e alla nascente nuova categoria di industriali, decisamente disponibile a dedicare diverse settimane alla rigenerazione del proprio corpo.
Quando gli amministratori della città di Termini Imerese deliberarono la realizzazione del Grand Hotel, previsto in adiacenza all'edificio delle “Vecchie Terme”, una cosa dovette essere chiara: la nuova struttura doveva meravigliare chiunque e non si doveva badar a spese.
In queste terre, sin dalla notte dei tempi, sgorgano costantemente, delle preziose acque vulcaniche di tipo salso bromo iodico con ulteriori elementi sulfurei alla temperatura di 43° centigradi con la proprietà di essere antinfiammatorie e analgesiche, caratteristiche, queste, che non si riscontrano facilmente in altre sorgenti termali.
Gli anni d’oro del Gran Hotel delle Terme sono senza alcun dubbio quelli compresi tra il 1910 e il 1960 quando la struttura venne utilizzato come “quartier generale” della corsa più antica del mondo: "La Targa Florio".
In quegli anni, nei giorni della competizione non doveva essere difficile notare la nobiltà siciliana e nazionale, passeggiare per le vie della città delle Terme, facendo sfoggio di gioielli e abiti tra i più costosi e di tendenza di quel tempo.