CHIESA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI

CIRIE', TORINO

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CHIESA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI
La chiesa di Santa Maria degli Angeli sorge nella borgata di Robaronzino, nella campagna della frazione Devesi di Ciriè. Nei Catasti ciriacesi dell'anno 1540 Robaronzino viene nominata come struttura circondata da prati e campi di proprietà di privati, tuttavia il toponimo fa pensare ad una esistenza precedente, probabilmente tardo-medievale: il curioso toponimo, infatti, lascia intendere che questo fosse un luogo caratterizzato da frequenti assalti di briganti, visto l'estendersi di una zona selvosa assai fitta che facilitava gli assalti dei briganti ( roba ronzino, appunto). Il sistema di cascine a corte che caratterizza la campagna ciriacese e quella dei dintorni si va affermando all'inizio del XVII secolo. In quell'epoca il termine "Cascina" va inteso come un complesso praticamente autonomo costituito da diversi fabbricati, all'interno di una cinta muraria, tra cui la parte padronale, le abitazioni dei contadini, le stalle, i fienili, i magazzini e quasi sempre una chiesa. Due documenti importanti attestano la presenza della cascina e della chiesa nella seconda metà del Seicento: il portone della chiesa su cui compare incisa la data del 22 agosto 1661 e il catasto di Cirie del 1670. Il personaggio che farà di questa cappella campestre una chiesa Barocca a cui lavorarono alcuni dei più prestigiosi artisti dell’epoca, fu Antonio Vero Faccio, banchiere e benefattore di Carignano, che acquistò tutto il complesso di Robaronzino per stabilirsi a vivere, dopo aver fatto ampliare la parte residenziale, a partire dal 1740 Tra gli artisti che vennero chiamati dal Faccio a lavorare a Robaronzino vi furono sicuramente L’ architetto Bernardo Vittone, il pittore Casarese Pietro Francesco Guala e lo scultore del legno Giuseppe Antonio Riva di Chieri. L'ARCHITETTURA E LA FACCIATA: Dall'esterno appare come un edificio molto semplice e lineare, che non fa certo trasparire la ricchezza dell'interno. Sulla facciata spicca il grande portone a due battenti, in legno originale seicentesco, suddiviso in 24 pannelli scolpiti a "diamante" e incorniciato da una doppia modanatura in muratura. Sopra il portone spicca una lunetta in cui appaiono, al centro la Madonna in preghiera. Ai due lati due meridiane, oggi quasi illeggibili, causa deterioramento nel tempo della facciata che necessiterebbe un restauro conservativo nel suo insieme. La parete che costeggia la strada è stata restaurata qualche decennio fa, a causa delle forti piogge dell’ultimo periodo avrebbe bisogno anch’essa un restauro. L’interno della chiesa ha una sola navata a volta, Le grandi tele del Guala (2,5m x 3m) impreziosiscono le pareti laterali e confermano che quella voluta da Antonio Faccio volle essere una ristrutturazione molto qualificata. Così pure lo scenografico altare realizzato dal Vittone, aggiunge bellezza a bellezza. Il tabernacolo conserva la porta originale in legno dorato sulla quale è scolpita la figura del Cristo Risorto. I candelabri (6 grandi e 6 piccoli) oggetto anch'essi di restauro, sotto la verniciatura giallo dorata hanno rivelato un'argentatura molto bella e così pure il tronetto o trionfo degli Angeli, posto sopra il tabernacolo. I candelabri in legno sono opere di grande pregio, attribuiti ad un noto scultore del legno, Giuseppe Antonio Riva di Chieri, molto attivo nel Settecento. LE TELE DI PIETRO FRANCESCO GUALA: Le tele presenti all’interno che ornano le pareti della navata sono quattro e costituiscono un ciclo Mariano Il committente di queste opere, il Faccio, era un grande devoto della Madonna e la maggior parte delle opere pittoriche che egli commissionò raffigurano la Vergine Maria. (L’Annunciazione, La purificazione di Maria, La presentazione di Maria al Tempio e la Nascita di Maria) Dietro l’’altare campeggia una grande pala dedicata all’ Immacolata Concezione di autore ignoto. La chiesa presenta anche una ricca decorazione di stucchi attribuita ai Maestri Luganesi che operarono a Torino e dintorni a partire dal 500.
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