Fuori da Porta Metauro, sulla sinistra orografica del Bottaccione, nel punto ove la stretta gola si apre nella vallata (appunto detto “Foce”), sorge uno dei luoghi più importanti della devozione cittadina. Edificata su basi tardo-romane e documentata già dal 1143, la chiesa è stata oggetto di significativi ammodernamenti tra XVI e XVIII secolo. La sobrietà architettonica degli esterni contrasta con gli interni barocchi riccamente decorati.
Di particolare pregio è il soffitto ligneo a cassettoni dorati, intagliato e dipinto a olio e tempera con raffigurazioni dei simboli della Passione, opera del 1660-65 di Federico Zoi e Giovanni Battista Michelini. Una pregevole decorazione in stucco corre attorno al perimetro dell’unica navata, impreziosita da sei altari barocchi. Si stagliano sopra l’altare maggiore il Crocifisso e la statua della Vergine Addolorata che vengono portati a spalla ogni Venerdì Santo, in occasione della Processione. Da cinque secoli, durante il corteo funebre, i devoti (detti anche “incappucciati”), sono accompagnati dal malinconico e misericordioso canto del Miserere.
La chiesa è sede della confraternita di Santa Croce della Foce, le cui origini risalgono all’antico movimento dei Disciplinati. Oggi è l'unica Confraternita ancora attiva a Gubbio e al momento conta oltre 150 confratelli.
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