Il complesso di san Giorgio è uno dei più antichi insediamenti di Salerno e risale all'VIII secolo. La sua fondazione è contemporanea all'abbazia di San Benedetto e all'avvento dei primi duchi longobardi in città, come certifica un documento datato 719 di concessione di cespiti da Romualdo II, summus dux langobardorum, alla badessa del monastero. Cruciale per la vita del cenobio fu il Breve di Sisto V, in base al quale i monasteri femminili della città vennero unificati secondo l'Ordine di appartenenza: a San Giorgio vennero trasferite tutte le monache benedettine di Santa Sofia, di San Michele e di Santa Maria Maddalena con i loro cospicui beni. Riaperto dopo la soppressione napoleonica, venne definitivamente sottratto all'asse ecclesiastico dopo l'unità d'Italia, nel 1866. Sopravvisse solo la chiesa che venne affidata alla municipalità, mentre le strutture monastiche diventarono demaniali e destinate a caserme militari. Il ritrovamento dell'originaria abside affrescata, resa visibile da un meccanismo di sollevamento della pavimentazione della chiesa, ha rivelato che l'edificio era orientato in direzione opposta, verso il complesso palatino longobardo. Il ribaltamento della pianta avvenne negli ultimi decenni del XVI secolo, come si evince dalla Sacra Visita del 1574; a quella data era già stato realizzato il bel portale rinascimentale, del 1560. In questi anni lo spazio tra il nuovo ingresso e la strada divenne atrio e parlatorio, come dimostrato tra l'altro dal restauro effettuato dal FAI Salerno, nel 2010. La chiesa a navata unica con cappelle laterali, la più "vaga della città ed una delle più vaghe del viceregno", venne inaugurata nel 1674. La ricca decorazione pittorica ad affresco, che ricopre tutto l'invaso, venne eseguita in questi anni dal recentemente riscoperto Scipione Galiano e da Angelo Solimena. Precedente questa fase è l'affresco nella cappella delle Sante martiri. Nella medesima cappella, a cinque anni dall'intervento paterno, intervenne Francesco Solimena che realizzò nel 1680 tre affreschi ritenuti i massimi capolavori del "Barocco" a Salerno. L'opera più antica è la tavola di Andrea Sabatini, il " Raffaello di Napoli" datata 1523. Altre pregevoli opere completano e arricchiscono questo scrigno di storia ed arte nel cuore del centro storico della città. Purtroppo, però, seriamente minato dall'elevata umidità nelle mura, con distacchi di intonaco a differenti altezze, stucchi ed affreschi murali ammalorati o, peggio ancora, già scomparsi. È improcrastinabile un intervento di risanamento definitivo e di successivo restauro delle parti interessate.
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