CHIESA DEL GESU' NUOVO

NAPOLI

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CHIESA DEL GESU' NUOVO
La più importante Chiesa costruita dai Gesuiti a Napoli. Si chiama "Gesù Nuovo" perchè i gesuiti avevano già costruito nel 1568 una Chiesa del "Gesù". La nuova chiesa, iniziata nel 1584 sotto la direzione dell'architetto gesuita P. Giuseppe Valeriano (1452-1596), fu completata nel 1601, dedicata all'Immacolata Concezione della Vergine, oltre che al Nome di Gesù, e popolarmente chiamata "Gesù Nuovo". (fonte: gesunuovo.it) Chiesa del Gesù Nuovo Per erigerla (nel 1584-97) i Gesuiti riutilizzarono la facciata in bugnato a punta di diamante del grande palazzo Sanseverino dei principi di Salerno (1470), secondo una prassi assai diffusa nella Napoli del tempo, data l'esiguità degli spazi edificabili nel centro storico e il divieto di costruire al di fuori delle mura. L'originaria, imponente cupola crollò per un terremoto nel 1688; rifatta e ancora pericolante, fu sostituita con una architettura a scodella nel 1786, dopo che, a partire dal 1771, anche il corpo della chiesa era stato rinforzato (contropilastri e sottarchi) su progetto di Ferdinando Fuga. Il portale barocco, con colonne e sfarzosi angeli sul timpano con lo stemma dei Gesuiti, "IHS”, ingloba quello rinascimentale del palazzo. Quasi tutti i più importanti marmorari, scultori e pittori attivi in città tra fine XVI e metà XIX secolo hanno lasciato traccia nel sontuoso rivestimento a marmi commessi, stucchi e affreschi di gusto naturalistico del grandioso interno barocco, il cui programma iconografico è volto alla celebrazione di una religiosità militante. Appena entrati si nota, sulla controfacciata, La cacciata di Eliodoro dal tempio di Francesco Solimena (1725), affresco dai toni cromatici brillanti e preziosi in cui l'artista rappresenta con una dinamicità quasi teatrale la scena della tentata profanazione del tempio di Salomone a Gerusalemme. Tra le altre preziose opere d'arte, spiccano I quattro evangelisti nei peducci della cupola, dell'emiliano Giovanni Lanfranco; gli affreschi del Corenzio, le tele di Luca Giordano, le sculture di Cosimo Fanzago nel cappellone di S. Francesco Saverio e ancora le forme ampie e imponenti dell'architettura e delle sculture (Davide e Geremia) dello stesso Fanzago nel cappellone di Sant'Ignazio, la cui vita è illustrata da Jusepe de Ribera nelle tele dell'altare. Interessante, come testimonianza del culto delle reliquie e del considerevole patrimonio reliquiario dei Gesuiti, la seconda cappella a sinistra, nella parete di fondo, dove sono custodite preziose stauroteche in legno dipinto del XVII e XVIII secolo, fra cui quella di Domenico Di Nardo in legno dorato con settanta sculture di santi.
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