Fu costruita nel 1366 in un luogo appartato, tale da consentire l’isolamento imposto dalla regola dell’Ordine Certosino, fondato da San Bruno nel 1084. In breve tempo assunse un’importante rilevanza religiosa e sociale su tutto il territorio, sul quale governava ampi terreni coltivabili. Come molte altre in Europa, l’austera certosa primitiva, dopo la santificazione di Bruno (1623) fu profondamente rinnovata e trasformata in uno sfarzoso complesso barocco, ricco di affreschi, marmi, stucchi e arredi di rilievo: indubbiamente il XVIII secolo fu il periodo di maggior splendore e prestigio. Nell’Ottocento fu soppressa dal governo napoleonico, ma continuò a ospitare i monaci certosini fino al 1969, quando fu abbandonata.
Vi si accede da un viale con una magnifica vista prospettica della doppia facciata. Quella più esterna, bassa, era destinata alle funzioni cui potevano accedere gli abitanti della zona (la farmacia, la cappella di San Sebastiano o delle donne, il parlatorio). Separata dall’ampio prato della corte d’onore, s’innalza il prospetto principale del monastero, al cui centro, in marmo bianco, spicca la facciata tardo-settecentesca della chiesa. Dei tre chiostri, il più antico è il Chiostro del Capitolo, quadrangolare, costruito attorno al 1470 da Lorenzo da Settignano, sul cui braccio meridionale si apre la Cappella dell’Annunziata, completamente affrescata nel 1773 dal fiorentino Pietro Giarré.
Ai lati del chiostro grande si dispongono le celle dei frati, il refettorio e la foresteria; tuttavia, i Granduchi di Toscana venivano ospitati in un’apposita foresteria granducale, con stanze affrescate da Pietro Giarré. Da qui si accede al seicentesco chiostrino priorale e all’abitazione del priore. Dal 1869 è monumento nazionale italiano.
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