È stata registrata una riduzione di acqua disponibile di circa 20 miliardi di m3 pari alla capienza dell’intero lago di Como.
Il caso eclatante è stato il razionamento dell’acqua potabile a Roma e, a febbraio 2018, la dichiarazione dello stato di emergenza a Palermo, situazioni peraltro amplificate dalla carenza o inadeguatezza delle infrastrutture idriche. Persino nel Nord Italia, “ricco” d’acqua, la prolungata siccità di alcuni anni fa aveva messo alle strette il sistema ecologico del fiume Ticino e le 7.000 aziende agricole ad esso connesse.
Sempre più spesso si assiste nel nostro Paese a situazioni locali in cui l’acqua a disposizione non è sufficiente per coprire la domanda complessiva. Come ricorda l’Istat, “Le peculiari caratteristiche idrogeologiche e climatiche della penisola italiana condizionano notevolmente la disponibilità e la distribuzione delle risorse idriche sul territorio”. Il Nord Italia può contare sulla quasi totalità del prelievo da acque di falda (90%), mentre il Sud dipende da un 15% - 25% delle acque accumulate negli invasi. Inoltre, poiché molti degli invasi sono destinati ad usi plurimi, la scarsa piovosità mette in competizione tra loro diversi tipi di domanda per usi potabili e non potabili.
Per far fronte alla domanda di acqua, il volume prelevato dall’ambiente per le principali macro attività è stimato in 34,2 miliardi di m3 (dati ISTAT 2012). Per queste attività sono stati utilizzati complessivamente 26,6 miliardi di m3 di acqua nel 2012.
Fonte Istat 2012
34,2 miliardi di M3
Il 100% è prelevata dall'ambiente (offerta).
26,6 miliardi di M3
Il 77% è utilizzata (domanda).
7,6 miliardi di M3
Il 23% è dispersa.
Il 54,5% della domanda di acqua proviene dal settore agricolo, segue il settore industriale (20,7%), quello civile (19,5%) e il settore energetico (5,3%). L’uso agricolo dell’acqua (pari a 14,5 miliardi di m3) deriva per il 93,7% da pratiche irrigue e per il restante 6,3% dalla zootecnia.
Fonte Istat 2012
13,6 miliardi di m3
51% per l'irrigazione delle coltivazioni.
5,2 miliardi di m3
Il 21% per usi civili.
5,5 miliardi di m3
Il 20% per usi industriali.
1,4 miliardi di m3
Il 5% per il settore termoelettrico.
0,9 miliardi di m3
Il 3% per la zootecnia.
220 litri di acqua per abitante è la quantità erogata giornalmente dalle reti di distribuzione dell’acqua potabile per usi autorizzati (dati ISTAT 2015), 21 litri in meno rispetto al 2012. Questo livello medio ci pone ai vertici dei consumi di acqua potabile in Europa: a puro titolo di esempio la media nord europea si assesta intorno ai 190 litri. Il quantitativo minimo vitale è stimato in 50 litri al giorno a testa.
Non è solo una questione di siccità - che porta alle sue estreme conseguenze il problema della progressiva diminuzione della disponibilità d'acqua - ma anche del deterioramento della qualità delle acque presenti nel sottosuolo.
Le falde acquifere mostrano un preoccupante e crescente degrado delle loro caratteristiche, sia dal punto di vista fisico, con abbassamenti della falda fino a 200 m, sia dal punto di vista organolettico con notevole incremento dei valori di cloruro, sodio, durezza, conducibilità e calcio, sia dal punto di vista chimico con presenza di metalli pesanti e analiti chimici altamente inquinanti.
La ricarica dell'acquifero, ossia la quantità di acqua che si infiltra nel sottosuolo contribuendo alle risorse idriche disponibili, è ostacolata dalla impermeabilizzazione del suolo, dalla canalizzazione delle acque piovane nelle reti fognarie e per il sovrasfruttamento delle falde idriche profonde per carenza di adeguata programmazione. Esiste una stretta connessione tra la qualità dei terreni e la quantità delle acque di circolazione, per cui contaminazioni e inquinamenti del suolo, e soprattutto del sottosuolo, si riflettono inevitabilmente anche sulle acque profonde.
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