Illustrazione La Linea © 2018 Cava/Quipos

Emergenza idrica

La dispersione d'acqua

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Emergenza idrica: la dispersione

La dispersione e le perdite

La differenza tra i volumi prelevati ed utilizzati (7,6 miliardi di m3) mostra il livello complessivo di dispersioni d’acqua e dimensiona lo spreco del sistema.

La dispersione è molto più accentuata nel settore civile, con perdite del 45,3%. Per le pratiche irrigue si stima invece una dispersione di acqua del 15%; risultano minime infine le percentuali di dispersione per gli altri usi.

Il dato più eclatante è quello degli acquedotti, si è detto tantissimo su questo aspetto che non lascia spazio a dubbi sullo stato della rete: si perdono in media 41,4 litri ogni 100 immessi nelle reti di distribuzione (inclusi nel dato gli allacciamenti abusivi e gli errori di misurazione).

Gli acquedotti in Italia si sviluppano per 425mila km di rete, inclusi gli allacciamenti si arriva a 500mila km. Il 60% delle rete nazionale è stato posato oltre 30 anni fa e il 25% supera anche i 50 anni. Ma il tasso nazionale di rinnovo è pari a 3,8 metri di condotte per ogni km di rete: significa che a questo ritmo occorrerebbero oltre 250 anni per sostituire l’intera rete. Utilitalia stima in 5 miliardi all’anno l’investimento per adeguare e mantenere la rete idrica nazionale, una cifra enorme non alla portata delle finanze italiane. Attualmente gli investimenti si attestano a circa 32-34 euro per abitante all’anno, mentre la media europea è di circa 100 euro (in Danimarca si arriva a 129 euro).

L'acqua piovana

In Italia intercettiamo solo l’11% dei 300 miliardi m3 all’anno di acqua piovana. Siamo carenti soprattutto nelle nostre aree urbane, dove l’acqua piovana (anziché accumulata per usi domestici o comunali) si inquina al contatto delle strade e aumenta il carico inquinante inviato ai depuratori.

Le acque grigie

Le acque grigie (reflue), così come le acque piovane, non vengono recuperate per gli usi domestici (ad esempio per irrigare il giardino o per lo sciacquone). Non essendo convogliate in rete separata confluiscono in maniera indifferenziata nei reflui e avviate ai depuratori. Uno spreco notevole, in molti Paesi sono in vigori obblighi di recupero, per esempio in Spagna, come a Cipro, vige l’obbligo di utilizzare il 100% di acqua recuperata per l’irrigazione dei campi da golf.

Le acque dei depuratori

Una volta arrivate al depuratore attraverso la rete fognaria, e depurate, le acque vengono riutilizzate in agricoltura e in ambito urbano solo in misura minima. La normativa in Italia relativa alla qualità dell’acqua dei depuratori - se finalizzate a usi irrigui - è molto rigida, tra le più rigide di Europa, questo implica sistemi di trattamento molto costosi ed energivori, non più convenienti dal punto di vista economico. In Australia e in Israele il riuso delle acque reflue depurate è invece molto diffuso; in Europa sono Spagna e Malta a primeggiare.

Il potenziale di crescita è enorme: l’Europa potrebbe arrivare a utilizzare sei volte il volume di acque trattate oggi. In Italia, che ha uno dei potenziali più alti, si trattano e si riusano ogni anno 233 milioni di metri cubi di acque reflue

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