Trasmettere una “cultura” della natura

    Trasmettere una “cultura” della natura è uno degli obiettivi centrali del FAI, che ogni giorno si impegna a tutelare, valorizzare e far conoscere la vita che ci circonda, favorendo un contatto diretto con essa. Nei suoi Beni, il FAI offre un esempio concreto di come prendersi cura della natura, di come tutelarla e, dove necessario, ripristinarla.

    Lo fa custodendo gli habitat in cui i suoi Beni sono immersi, coltivando antiche varietà di sementi, ospitando apiari, offrendo rifugio a specie selvatiche come tassi, scoiattoli, rondoni e picchi, garantendo loro un habitat sicuro per nidificare e prosperare.

    Protegge boschi e zone umide, gestisce pascoli, preserva e valorizza le pratiche agricole tradizionali, mantenendo vive le conoscenze che legano l’uomo alla terra. Dai pini larici monumentali della Sila, ai voli del falco pellegrino sulla Baia di Ieranto, fino alle antiche varietà di agrumi della Kolymbethra, ogni Bene del FAI è un tassello prezioso di un mosaico di biodiversità da conoscere e salvaguardare. Tasselli indissolubilmente legati alla storia e alla cultura dei luoghi.

    La zona umida alle Saline Conti Vecchi, Cagliari
    Le Saline Conti Vecchi, nel cuore della Laguna di Santa Gilla, sorgono in una delle più vaste e preziose zone umide d’Europa, riconosciuta come sito Ramsar, Zona di Protezione Speciale (ZPS) e Important Bird Area (IBA). Ogni inverno la laguna accoglie fino a 40.000 uccelli acquatici di oltre 50 specie. Tra questi, i fenicotteri rosa - noti in lingua sarda come “Sa Genti Arrubia” - sono diventati il simbolo del luogo: pur non essendo una specie stanziale, trovano qui condizioni favorevoli tali da renderli una presenza costante. Accanto ai fenicotteri, si distinguono i limicoli, uccelli legati agli ambienti fangosi, ma la ricchezza delle saline include anche una flora variegata, dominata da piante alofite come la salicornia e garighe profumate di timo.
    Il Pino Laricio e la riserva dei Giganti della Sila, Spezzano della Sila (CS)
    Sull’altopiano della Sila si estende un bosco monumentale che custodisce alberi maestosi, testimoni viventi delle antiche selve silane. Qui si innalzano imponenti pini larici e aceri montani, alti fino a 45 metri e con oltre 350 anni di vita. Questa area, piantata nel Seicento dai Baroni Mollo, è oggi una preziosa riserva biogenetica, dove si proteggono specie autoctone come, appunto, il pino laricio, endemico di Calabria, Sicilia e Corsica. Ma la ricchezza dei Giganti della Sila non si esaurisce nei suoi alberi: tra i tronchi trovano rifugio numerose specie di uccelli, tra cui i picchi, sentinelle di un ecosistema sano e intatto.
    Il Falco Pellegrino alla Baia di Ieranto, Massa Lubrense (NA)
    La Baia di Ieranto è riconosciuta come Area Naturale Protetta Regionale e inserita nella Zona di Protezione Speciale “Punta Campanella”. Ciò che rende Ieranto un luogo di straordinario valore ecologico è il suo ruolo chiave lungo le rotte migratorie degli uccelli. Situata su un importante corridoio, accoglie ogni anno numerose specie in transito tra Africa ed Europa, offrendo loro rifugio. Tra queste specie spicca il Falco Pellegrino, simbolo di questo paesaggio selvaggio, che nidifica tra le pareti rocciose della baia.
    Le varietà colturali nell’Orto sul Colle dell’Infinito, Recanati (MC)
    L’Orto sul Colle dell’Infinito è un piccolo scrigno di biodiversità, dove si alternano superfici erbose, siepi di alloro e lentisco, tigli, gelsi, alberi da frutto e parcelle coltivate ad orto. Molte delle varietà ortive provengono da semi antichi, un tempo a rischio di scomparsa, autoctone del territorio e strettamente legate alla storia agricola di Recanati: il Lupino Bianco di Recanati, il Pomodoro Pera Giallo e la Cipolla Rosa di San Leopardo. Accanto a queste c’è anche il Pomodoro Varrone, nato dall’incrocio tra una varietà inglese resistente alla siccità e varietà italiane selezionate per contrastare la peronospora: una varietà che rappresenta un perfetto connubio tra innovazione e tradizione.
    L’agrumeto al Giardino della Kolymbethra, Agrigento
    Il Giardino della Kolymbethra è un luogo unico, dove natura e storia si intrecciano in perfetto equilibrio. Qui si conserva uno dei paesaggi più emblematici dell’arboricoltura siciliana: gli agrumeti irrigui, chiamati in dialetto “jardini”, simbolo della fertilità di questa terra. Dopo anni di abbandono, nel 2001 il FAI ha avviato il recupero di questo giardino, che oggi custodisce sedici antiche varietà di aranci, limoni, mandarini e mandaranci. Questi frutti profumati rappresentano un patrimonio genetico di inestimabile valore. Nel tempo, il giardino si è arricchito con nuove varietà, come cedro, pompelmo, chinotto e bergamotto, esaltando ulteriormente la biodiversità di questo luogo.
    L’uliveto sperimentale all’Abbazia di Santa Maria di Cerrate, Lecce
    Gli ulivi, che da secoli modellano il paesaggio salentino, sono simbolo identitario di questa terra e custodi di un’eredità agricola millenaria. Oggi questi alberi sono messi a dura prova dalla Xylella fastidiosa, un batterio che provoca il disseccamento e poi la morte delle piante. Per tutelare questo patrimonio, il FAI, in collaborazione con il CNR, ha creato un oliveto sperimentale presso l’Abbazia di Santa Maria di Cerrate. Qui si studia la resistenza alla Xylella di dodici germoplasmi di olivo, con circa dieci piante per varietà. Un progetto che unisce conservazione e innovazione, offrendo nuove prospettive all’olivicoltura pugliese.
    Il pascolo all’Alpe Pedroria e Madrera Talamona (SO)
    Incastonate nel versante settentrionale delle Alpi Orobie, le Alpi Pedroria (1929 m) e Madrera (1435 m) sono due antichi alpeggi, rimasti abbandonati per anni e oggi recuperati dal FAI. Un nucleo eccezionale di biodiversità florofaunistica, dove è tornata la pastorizia. Il pascolo non è solo attività produttiva, ma strumento fondamentale per tutelare il paesaggio e l’equilibrio ecologico: previene l’avanzata del bosco, riduce il rischio di incendi e dissesti, e favorisce il ritorno di prati stabili ricchi di genziane, arnica, stelle alpine ed erbe aromatiche, essenziali per la qualità del latte e dei formaggi d’alpeggio.
    I tassi a Palazzo Moroni, Bergamo
    Palazzo Moroni è celebre per i suoi splendidi giardini all’italiana, ma oltre alle eleganti aiuole e le architetture verdi si estendono due ettari e mezzo di ortaglia, un mosaico di prati incolti, terrazzamenti coltivati e boschetti spontanei. Un tempo fondamentale per il fabbisogno del palazzo, questo terreno rimane ancora oggi produttivo e rappresenta un'ortaglia urbana rimasta integra nel cuore della città. Ma l’ortaglia non è solo un’oasi agricola: tra i suoi alberi e i suoi terrazzamenti alberati, si muove una colonia di tassi testimoni di una biodiversità sorprendente, che ancora resiste – e deve continuare a resistere – anche nei centri urbani.
    Lo scoiattolo rosso a Villa Panza, Varese
    Nel giardino storico di Villa e Collezione Panza si aggira un ospite speciale: lo scoiattolo rosso. Specie autoctona delle nostre foreste, si adatta anche agli ambienti urbani, trovando rifugio e nutrimento nei parchi e nei giardini. Proprio a Villa Panza il FAI partecipa al progetto "Selvaticittà" dell’Università dell’Insubria, volto a monitorare la fauna selvatica in città. La presenza dello scoiattolo rosso, minacciato dallo scoiattolo grigio, testimonia la ricchezza di un ecosistema urbano dove animali, piante e persone possono convivere in equilibrio, sottolineando l’importanza di preservare la biodiversità anche nei contesti cittadini.
    I rondoni a Casa Macchi, Morazzone (VA)
    Nella torretta di Casa Macchi si trovano piccole cavità nei muri chiamate rondonaie, rifugi creati per ospitare i rondoni, agili uccelli migratori. Un tempo queste cavità venivano realizzate per raccogliere il guano o prelevare le uova di questi animali. Oggi il FAI si impegna a restituire ai rondoni questi spazi, contribuendo alla tutela di una specie considerata a rischio in Europa. A Casa Macchi sono state recuperate oltre 150 rondonaie, e grazie all'installazione di richiami sonori, si favorisce il ritorno di questi uccelli. Rondonaie sono presenti anche a Villa Della Porta Bozzolo e al Monastero di Torba, altri Beni FAI della provincia di Varese.
    Il progetto “Api nei Beni”
    Il FAI ha avviato un progetto per proteggere le api, insetti fondamentali per la riproduzione di molte piante. Per favorire la loro presenza, la Fondazione collabora con apicoltori locali e ha installato oltre 100 arnie in 14 dei suoi Beni. L'iniziativa non solo sostiene la biodiversità, ma sensibilizza anche il pubblico sui pericoli che minacciano questi insetti e sull’importanza della loro tutela. Tra i Beni coinvolti ci sono il Castello della Manta, il Monastero di Torba, il Castello di Masino, Villa del Balbianello e altri ancora.
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