Sorge nel paesaggio dei cereali e degli ulivi, l’Abbazia di Santa Maria di Cerrate, le cui tracce più antiche risalgono ai frantoi ipogei e al mulino dei monaci Basiliani (metà XII secolo). Il completamento della masseria risale però al Settecento, quando stalle, granai, e frantoi sostituiscono le antiche celle monacali. All’inizio del XIX secolo, l’Abbazia vantava ben 250 ettari di terreno coltivato a olivi e cereali, con mulino, magazzini e allevamento animale. Nel 1877 è documentato l’utilizzo ancora come masseria. All’arrivo del FAI, nel giardino, erano presenti ancora 35 alberi di agrumi in precarie condizioni, poi recuperati e reintegrati con nuove piante. Per contribuire alla salvaguardia del paesaggio salentino, il FAI ha elaborato un progetto contro la diffusione del batterio Xylella fastidiosa: con la collaborazione di CNR e dell’IPSP di Bari, è sorto a Cerrate un oliveto sperimentale, per lo studio di nuove specie resistenti al batterio Xylella.