“La guerra non stabilisce chi ha ragione, ma solo chi sopravvive.” (Bertrand Russell)
Alla fine del secondo conflitto mondiale il mondo e l’Europa sono sconquassati: gli stati, sconfitti e dominanti, devono risollevarsi, economicamente e culturalmente. L’Italia, lacerata da un devastante regime liberticida, deve rifondarsi ex novo. Dal '46 al '49, l’unità nel CLN delle diverse - anche opposte - forze politiche, il suffragio universale, il referendum repubblica/monarchia, sono momenti irripetibili d’un impegno senza pari, premesse d’uno straordinario decennio di sviluppo, da paese agricolo a potenza industriale.
La ricostruzione – cui gli aiuti dagli Stati Uniti, insieme alla scelta di campo atlantista, cattolica ed europeista, danno un impulso decisivo – consente al paese di risollevarsi e di entrare a pieno titolo nella struttura economico-produttiva dell’Occidente. A livello culturale si registrano fenomeni formidabili, in grado di superare i confini nazionali, come – nel cinema – il neorealismo; pur insieme ad altri, non sempre di uguale risonanza, ma ugualmente sintomi di rinascita della cultura e di evoluzione del costume.
La televisione col suo ruolo educativo di massa, e le grandi feste popolari come il Festival di Sanremo; la disordinata crescita edilizia delle grandi città accanto alle illuminate visioni di Adriano Olivetti e di Enrico Mattei; la motorizzazione di massa e l’emigrazione interna, che fornisce materia per la letteratura del periodo; le espressioni artistiche e l’alta moda come specifiche declinazioni della creatività; le straordinarie stagioni culturali legate al teatro d’opera e a figure come la Callas; il sistematico saccheggio del territorio assieme all’affermarsi di una coscienza ambientalista, sono tutti fenomeni che caratterizzano quel periodo, alla base di tanta parte della cultura dei nostri anni.
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