La mostra ripercorre il modificarsi degli interni milanesi, la cui trasformazione è diretta conseguenza dell’evoluzione sociale e culturale di una città alle prese con il progetto del futuro. Oggetto di una estesa ricognizione, questo percorso restituisce la straordinaria ricchezza del corpo a corpo fra tradizione e modernità che ha caratterizzato tutta la cultura milanese e italiana, condizionando inevitabilmente anche le strutture delle case e il disegno degli spazi domestici.
Un confronto condotto su molti fronti e con molti diversi linguaggi, in cui non è difficile ritrovare il non sempre facile rapporto con le ricerche delle avanguardie moderniste europee, così come il dialogo costante con i modi e le sperimentazioni della composizione artistica.
Si è trattato spesso di adeguare spazi esistenti alle nuove dinamiche di nuclei famigliari in evoluzione, di colonizzare spazi inconsueti come precari sottotetti e attici panoramici, di dare una nuova e contemporanea grammatica alla retorica dei saloni nobiliari.
La casa milanese offre un ricchissimo catalogo di alternative, di varianti, di ipotesi distributive e di tipologie ibride. Una varietà che si riverserà nel disegno di mobili e oggetti che sapranno coniugare una intuitiva funzionalità e una grande capacità di rappresentare le forme del nuovo e del futuro.
A partire dalla ricerca confluita nel volume recentemente pubblicato, NELLE CASE – MILAN INTERIORS 1928-1978 di Enrico Morteo e Orsina Simona Pierini, la mostra si propone di mettere in evidenza una selezione di temi che documentano l’evoluzione dello spazio abitato lungo un arco di cinquant’anni, dalla fondazione di Domus e Casabella fino alla deflagrazione del post-moderno.
Quelle che abbiamo raccolto qui sono 71 case progettate e costruite dagli architetti milanesi per sé stessi.
71 case sono solo una piccola frazione di quanto realizzato in città nell’arco di cinquant’anni, ma rappresentano una selezione molto eloquente dell’evolversi del progetto domestico milanese.
71 case emblematiche nella loro costruzione, nella decorazione degli ambienti, nella struttura dei percorsi, nel disegno del rapporto fra l’interno e il paesaggio urbano.
71 case che ci permetteranno di entrare nel privato di coloro che hanno disegnato l’intimità dei milanesi, dettando le regole dell’abitare, le chiavi del gusto, le scenografie sociali e individuali che hanno incorniciato la vita della città.
Sono case in cui si riduce la distanza fra la visione del progetto e le aspettative dell’abitante, dove non occorre ricorrere a compromessi per rendere accettabile il disegno di uno spazio, lo snodarsi di un percorso o, al contrario, la scomparsa dei corridoi e degli ambienti di servizio.
Per queste ragioni, le 71 case degli architetti assumono un valore paradigmatico, sono il riferimento con cui verificare il tasso di innovazione che progressivamente si trasferisce alle costruzioni correnti. Case quasi tutte pubblicate e illustrate sulle riviste -Domus e Casabella su tutte- che puntualmente registravano le più brillanti novità, assumendo quindi il valore di modello e di esempio cui ispirarsi.
L’essere in leggero anticipo sui tempi non deve però trarci in inganno e farci immaginare case insolite, troppo bizzarre o particolarmente fantasiose.
La vicinanza fra gli architetti e i loro clienti, l’appartenenza al medesimo ambiente culturale e sociale, la condivisione di valori sostanzialmente simili, riduce la distanza fra aspirazioni e realizzazioni.
Più che altrove, a Milano la cultura dell’abitare ha saputo amalgamare le accelerazioni delle avanguardie architettoniche con i valori, le abitudini, le ambizioni di una borghesia colta, curiosa e aperta alle novità del futuro.
In copertina da sinistra: Anna Castelli Ferrieri, Casa Castelli Ferrieri ai Giardini d'Ercole, 1954 © Archivio Storico Gardella, Foto Ugo Rivolta/Vico Magistretti, Casa Gavazzi, 1953-59, Fotografia di Giorgio Casali – IUAV/ Casa Arnaldo Pomodoro, Archivio Domus © Editoriale Domus S.p.A.