In copertina ph.Francesco Allegretto ©Berengo Studio
La mostra, curata da Jean Blanchaert e organizzata dal FAI in collaborazione con Fondazione Berengo, segna il ritorno dell’artista spagnolo Jaume Plensa nella sua amata laguna veneziana e ripercorre l’evoluzione delle sue creazioni in vetro, esplorando il personale crescente dialogo con il materiale per dar vita a ritratti contemplativi che ispirano una profonda riflessione.
Da sempre Jaume Plensa indaga il rapporto tra corpo, parola e spirito attraverso opere che uniscono monumentalità e leggerezza poetica e il vetro, materiale vivo e mutevole, riflette la luce e la fluidità dell’acqua veneziana, evocando un dialogo intimo con l’ambiente circostante. I visitatori sono infatti accolti da Laguna, opera unica, concepita proprio come omaggio alla città di Venezia: una lastra del colore dell’acqua veneziana con due teste in conversazione, suggestivamente affiancata a Nudo al sole di Alberto Viani, che posa su una lastra di marmo nero bagnata da un velo di acqua, a rievocare ancora una volta l’elemento caratteristico di Venezia. Anche l’opera che dà il titolo alla mostra, Water’s Soul, è un altro chiaro omaggio all’anima della città.
Le diciassette sculture, allestite in dialogo con gli spazi del Negozio Olivetti progettati da Carlo Scarpa, sono state realizzate nelle fucine di Murano con la tecnica del casting: il vetro fuso viene versato in uno stampo, prima in cera – modellato a mano dai maestri vetrai e dall’artista stesso - e poi in gesso, e una volta solidificato, dopo circa due mesi, assume la forma desiderata.
La mostra si inserisce perfettamente nello spazio progettato da Carlo Scarpa, dal punto di vista estetico, funzionale e di significato. La gran parte delle opere è disposta sui tavolini e sulle mensole che un tempo sorreggevano i calcolatori dell’azienda Olivetti, in un’alternanza voluta tra le sculture e le macchine da scrivere ancora conservate ed esposte. È una scelta precisa del FAI volta a tutelare e valorizzare questo luogo tanto nell’architettura quanto nel suo spirito, cioè rispettando la sua identità storica di showroom, ma anche la sua originale vocazione di spazio intriso di cultura, e capace di trasmettere cultura.
Jaume Plensa (Barcellona, 1955) vive e lavora a Barcellona. È riconosciuto come uno dei più importanti scultori contemporanei a livello internazionale, in particolare per i suoi interventi nello spazio pubblico. Le sue opere sono presenti in numerose città del mondo, tra cui New York, Chicago, San Diego, Montreal, Los Angeles, Londra, Dubai, Bangkok, Shanghai e Tokyo. Nel corso di oltre trentacinque anni di carriera, Plensa ha sviluppato un linguaggio artistico ricco e articolato, realizzando sculture che celebrano la condizione umana e la sua capacità di connettere le persone, spesso attraverso l’attivazione poetica e simbolica di spazi collettivi. Materiali tradizionali come vetro, acciaio e bronzo si intrecciano con elementi non convenzionali – acqua, luce, suono – per dare vita a opere ibride, dense di energia, profondità psicologica e valore simbolico. La sua pratica si fonda su contrasti e dualità – interno ed esterno, luce e ombra, terra e cielo – e si estende da lavori intimi su carta a grandi installazioni pubbliche. Tra le opere più iconiche si ricordano Crown Fountain (2004), una moderna agorà nel cuore di Chicago; Echo (2011), presso l’Olympic Sculpture Park di Seattle; Laura (2020), a Century City, Los Angeles; Dreaming (2017), nel centro di Toronto; Roots (2014), a Tokyo; e Voices (2018), installata permanentemente al 30 Hudson Yards di New York City. Il lavoro di Plensa invita alla riflessione interiore, al silenzio e al coinvolgimento intellettuale, affidandosi spesso alla relazione tra spettatore e opera per completare il processo artistico. Plensa ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui due dottorati honoris causa: nel 2005 dalla School of the Art Institute di Chicago e nel 2018 dall’Universitat Autònoma de Barcelona. Nel 2013 gli è stato conferito il Premio Velázquez dal Ministero della Cultura spagnolo. Le sue mostre personali sono state ospitate da prestigiose istituzioni museali, tra cui: MACBA – Museu d’Art Contemporani de Barcelona; Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid; MAMC – Musée d’art moderne et contemporain Saint-Étienne Métropole, Saint-Étienne; Max Ernst Museum Brühl des LVR, Germania; Toledo Museum of Art, Ohio; Yorkshire Sculpture Park, Inghilterra; e Nasher Sculpture Center, Dallas.
Jean Blanchaert (Milano, 1954) è gallerista, curatore, critico e giornalista. Per più di trentacinque anni ha condotto la Galleria Blanchaert, a Milano, aperta dalla madre Silvia nel 1957, dove il vetro del '900, quello contemporaneo e la ceramica sono stati assoluti protagonisti. Il profilo internazionale caratterizza da sempre il suo lavoro. Ha curato decine di mostre in luoghi istituzionali, nel campo del vetro, della ceramica, del ferro e del marmo, ma anche nell’ambito dell’arte e della fotografia. Amico da sempre del FAI (Fondo per l'Ambiente Italiano), ha curato a Villa Necchi Campiglio la grande mostra sulla ceramica italiana (2013) e quella sul vetro (2014). Successivamente, sempre per il FAI, a Villa dei Vescovi (Padova), la mostra Glass (2016, catalogo Skira). Dal 2017 è membro del Comitato Scientifico della Venice Glass Week, festival internazionale dedicato all'arte del vetro veneziano. Nell'ambito della prima edizione del festival, Jean Blanchaert ha curato, insieme a Noah Khoshbin, la mostra Robert Wilson in Glass, organizzata dalla Fondazione Berengo. Nello stesso anno è stato curatore, insieme ad Adriano Berengo, della mostra Memphis-Plastic Field a Palazzo Franchetti, Venezia. Nel 2019, con Costance Rubini, ha curato Memphis-Plastic Field al Musée des Arts Décoratifs et du Design, a Bordeaux. Nell'ambito della mostra Glasstress 2019 (Fondazione Berengo, Murano), è stato curatore dell’ installazione Constellation di Robert Wilson. Nell’ambito dell’evento Homo Faber. Crafting a more human future (Fondazione Giorgio Cini, Venezia), organizzato dalla Michelangelo Foundation, ha curato, con Stefano Boeri, le mostre Best of Europe (2018) e Next of Europe (2022), dedicate all’alto artigianato europeo ed è stato uno dei Craft experts insieme a Irina Eschenazi, della terza edizione dell’evento, A Journey of Life (2024). Nel 2024 è stato co-curatore (insieme a Cristina Beltrami) della mostra Tony Cragg. Le forme del vetro, organizzata dal FAI e dalla Fondazione Berengo e presentata al Negozio Olivetti di Venezia.
Dal 2008 è collaboratore fisso del mensile Art e Dossier (Giunti Editore). Nel 2024 ha pubblicato per Marsilio Musica senza suono. Maestri di Murano, volume che racconta storia e attualità del vetro muranese.
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