In occasione della 19. Biennale Internazionale di Architettura, il FAI presenta la mostra "Formafantasma. The Shape of Things to Come", nello storico Negozio Olivetti in Piazza San Marco a Venezia.
Curata da Bartolomeo Pietromarchi, la mostra è incentrata sugli arredi di design progettati dal duo di designer, architetti e artisti Formafantasma e realizzati riciclando parti di macchinari elettronici obsoleti, che assumono così una nuova funzione e nuove forme, e soprattutto offrono l’occasione di affrontare il tema attualissimo, ma non molto diffuso, dei rifiuti tecnologici.
Grazie ad alcuni video - come quello che scompone nelle sue minime componenti uno smartphone o quello sull’obsolescenza programmata - e all’esposizione di alcuni oggetti iconici della cultura “usa e getta” - da una lampadina a incandescenza alle cartucce per stampante -, la mostra informa, incuriosisce e approfondisce: educa, nel pieno spirito della missione del FAI. Racconta come i processi produttivi condizionano la società e la cultura, e che sono distorti da logiche economiche, e che il modo di produrre e di vivere basato sul consumo, che ha caratterizzato il Novecento, oggi non è più sostenibile. E lancia un messaggio costruttivo di fiducia nel futuro, anche a partire dal design. La fiducia nelle possibilità del design, come dell’architettura, riprende così la lezione di Adriano Olivetti, che il Negozio Olivetti celebra e racconta: è un dovere, ancora di più oggi, coniugare la funzionalità e l’estetica con l’etica, con la consapevolezza e con l’impegno della responsabilità sociale.
Il progetto si inserisce perfettamente nel tema di questa Biennale d’Architettura, esplorando le intersezioni tra architettura, tecnologia e scienza; allo stesso tempo invita a una lettura inedita e contemporanea del Negozio Olivetti e della sua collezione, come dell’impresa di Adriano Olivetti, e riporta all’attenzione uno dei principi fondamentali del FAI in un anno particolarmente significativo per la fondazione, che nel 2025 celebra 50 anni di attività: la tutela del patrimonio e dell’ambiente si esercitano sì attraverso scelte politiche e movimenti collettivi, ma anche con piccoli gesti individuali, buone pratiche come risparmio, recupero e riuso, di oggetti come di risorse.
Per questa occasione Formafantasma riprende e amplia il progetto Ore Streams, avviato nel 2017 e incentrato sul riciclo degli scarti dell’industria elettronica. Attraverso una serie di oggetti, video documentaristici e animazioni 3D, la mostra affronta il tema dell’impatto ambientale del settore tecnologico da diverse prospettive, sottolineando il ruolo del design come strumento di trasformazione e consapevolezza.
Il titolo The Shape of Things to Come si ispira al celebre romanzo di fantascienza dello scrittore britannico H.G. Wells (1866-1946): pubblicato nel 1933 si struttura con il racconto di una storia ambientata nel futuro che si conclude nel 2106 e che anticipa in modo epifanico tematiche di estrema contemporaneità, rispetto alla situazione geopolitica e ambientale odierna.Formafantasma propone quindi una visione per il design del futuro in cui riciclo, impatto ambientale e sociale, durabilità e gestione delle risorse sono elementi centrali e non più trascurabili. Il progetto mira a sensibilizzare il pubblico sull’idea che l’industria elettronica non sia un’entità astratta o immateriale confinata nel cloud, ma una filiera concreta e altamente impattante, con effetti tangibili sull’ambiente.
Uno dei temi chiave dell’esposizione è l’obsolescenza programmata, strategia che limita intenzionalmente la durata di un prodotto per favorirne il ricambio, spesso a scapito del consumatore. Questo fenomeno, oggi dominante nel settore dell’elettronica, si contrappone alla filosofia progettuale di Olivetti, che ha sempre promosso la qualità, la durabilità e il valore culturale degli oggetti. Il Negozio Olivetti diventa così il luogo ideale per riflettere su questa dicotomia, testimoniando una visione alternativa in cui il design è pensato per resistere nel tempo.
L’installazione di Formafantasma, in perfetta sintonia con il contesto storico e architettonico del Negozio Olivetti, rappresenta un’opportunità per ripensare il nostro rapporto con la tecnologia e le risorse, aprendo nuove prospettive su come progettare il futuro in modo più responsabile e sostenibile.
Andrea Trimarchi (1983) e Simone Farresin (1980) sono i fondatori di Formafantasma, studio di design con sede a Milano e Rotterdam. Laureati alla Design Academy di Eindhoven nel 2009. Formafantasma ha sviluppato un'opera coerente, fondata sulla sperimentazione materica e sull'esplorazione del rapporto tra tradizione, identità locale e sostenibilità. Il loro lavoro indaga il significato culturale degli oggetti, concepiti come strumenti di relazione. Considerano il design un ponte tra artigianato e industria, dando forma alle connessioni tra oggetti e utilizzatori.
Formafantasma ha ricevuto incarichi da un ampio ventaglio di committenze, tra le quali Flos, Hermes, Cassina, La Biennale di Venezia, Rijksmuseum, Bulgari, Samsung, Galleria Giustini/Stagetti, Prada, Fondation Cartier, Nasjonalmuseet Oslo, Loro Piana, Jil Sander, Salone del Mobile e Artek. Il loro lavoro è stato presentato e pubblicato a livello internazionale in istituzioni come il MoMA di New York, Victoria and Albert di Londra, Metropolitan Museum di New York , Chicago Art Institute, Centre Georges Pompidou di Parigi, Stedelijk Museum di Amsterdam, MUDAC di Lausanne e Serpentine Galleries di Londra. Da settembre 2020 a settembre Trimarchi e Farresin hanno diretto il dipartimento di GEO-Design della Design Academy di Eindhoven.
Bartolomeo Pietromarchi è un curatore d'arte contemporanea e direttore museale. Ha ricoperto ruoli di prestigio, tra cui la direzione di importanti musei pubblici come il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma (2011-2014), il Padiglione Italia alla 55ª Biennale di Venezia (2013) e il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma (2016-2023), oltre a istituzioni private come la Fondazione Adriano Olivetti e la Fondazione Ratti di Como.
Autore di diverse pubblicazioni sull’arte contemporanea, ha curato numerose mostre in Italia e all’estero, tra cui Low Form: Imaginaries and Visions in the Era of Artificial Intelligence e On the Spiritual Matter of Art, oltre a importanti retrospettive dedicate ad artisti come Enzo Cucchi, Francesco Clemente, Giulio Paolini, Mario e Marisa Merz, Gelitin, Alfredo Jaar e Shilpa Gupta. Ha inoltre organizzato mostre collettive con opere di William Kentridge, Shirin Neshat, Rebecca Horn, Jenny Holzer, Carsten Höller e Tomás Saraceno. Attualmente è professore all’Università IULM di Milano, visiting professor alla Guangzhou Academy of Fine Arts (GAFA) in Cina e Guest Curator presso il Palazzo delle Esposizioni Roma e collabora regolarmente con il Giornale dell’arte.
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