Un viaggio nel tempo è ciò che attende chi visiterà L’età dell’innocenza. Il Rinascimento a Bergamo e Brescia intorno al 1900, la mostra aperta dal 14 luglio all’8 ottobre 2023 a Palazzo Moroni, Bene della Fondazione a Città Alta, Bergamo.
L’iniziativa è stata ideata e realizzata dal FAI con il prezioso contributo di Fondazione Cariplo e il supporto di Regione Lombardia, per partecipare al programma di attività di Bergamo e Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023 e per valorizzare il periodo di chiusura per restauri di gran parte palazzo, in vista della riapertura completa e definitiva, con inaugurazione prevista nell’ambito delle suddette celebrazioni a metà novembre 2023.
Nella grande Sala da ballo al piano nobile, affrescata alla metà del Seicento, dodici capolavori del Cinquecento bergamasco e bresciano, provenienti da collezioni private, sono esposti per l’occasione: opere di maestri come Lorenzo Lotto, Andrea Previtali, Giovanni Gerolamo Savoldo, Alessandro Bonvicino detto Moretto e Giovanni Battista Moroni.
Nell’anno in cui si celebrano Bergamo e Brescia Capitale Italiana della Cultura, l’iniziativa rende onore al ruolo di queste due città quali fulcri del Rinascimento italiano, ma più che il Cinquecento, attraverso un originale allestimento, questa mostra racconta i primi del Novecento, ovvero un altro “Rinascimento”, quando le ricche e nobili famiglie locali, come i Moroni, accumulate nel tempo preziose raccolte nei loro palazzi, aprivano le porte a visitatori e conoscitori d’arte provenienti da tutto il mondo, in viaggio in Italia alla ricerca di opere da scoprire o da acquisire per i nascenti musei nazionali o per collezionisti privati.
L’ispirazione proviene dal celebre romanzo di Edith Wharton - L’età dell’innocenza (1920) - divenuto film nel 1993 con la regia di Martin Scorsese, che dà il titolo alla mostra. Non a caso la scrittrice americana si era recata a Bergamo all’alba del Novecento e aveva dato conto di questo suo soggiorno in Italian Backgrounds (1905).
Per l’occasione, grazie alla scenografia di Margherita Palli e alle luci di Pasquale Mari, Palazzo Moroni evocherà quelle atmosfere nella Sala da ballo completamente trasformata in un salotto dei primi del Novecento, denso di arredi e suppellettili, con le opere d’arte alle pareti o su cavalletti, tra rigogliose felci e flebili lampade a incandescenza, tra tende damascate, vasi cinesi e trionfi di fiori e frutta.
La mostra ricostruisce un contesto del tutto immaginario eppure verisimile: suggestivo, perché immerge il visitatore in un altro tempo e invita a percepire come allora, diversamente da ora, spazi, luci e dettagli, e istruttivo, perché attraverso questa esperienza racconta un capitolo della storia del Palazzo e della Collezione Moroni, e in generale della storia dell’arte, invitando a riflettere su modalità di percezione delle opere d’arte, ben diverse da quelle odierne.
Valore aggiunto della mostra sono gli oggetti che danno vita all’allestimento, accuratamente selezionati per tipologia e stile, e tutti provenienti dal patrimonio del FAI custodito in altri Beni (Castello e Parco di Masino (TO), Villa e Collezione Panza (VA), Villa del Balbianello (CO), Villa Della Porta Bozzolo (VA), Villa Fogazzaro Roi (CO), Villa Necchi Campiglio (MI), Casa Livio e Collezione Grandi (MI), Casa Crespi (MI)) o acquisito grazie alle numerose donazioni che, negli anni, generosi benefattori hanno destinato alla Fondazione (tra questi: Pietro Cannata, Alighiero ed Emilietta de’ Micheli, Anna Maria Bianchi De Paoli, Roberto Martinelli, Gabriele Manfredi, Ruggero Tagliavini, Gianfranco e Mirella Tartara, Maria Antonia Gianetti, famiglia Zegna).
L’allestimento è stato realizzato anche grazie alla collaborazione dell’azienda Rubelli di Venezia che ha donato i pregiati tessuti dei tendaggi.
Si ringraziano Fondazione Cariplo, Fondazione della Comunità Bergamasca e Fondazione della Comunità Bresciana per il fondamentale contributo nell’ambito del bando dedicato a Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023 di cui le tre Fondazioni sono partner istituzionali.
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