I nostri primi 50 anni

    Chi ha destinato un lascito al FAI ha permesso che questo dono – come fosse un seme – continuasse a crescere e a produrre i suoi frutti per una grande opera d’amore rivolta alle generazioni future.

    In segno di profonda riconoscenza per questi gesti di estrema generosità che hanno consentito e continuano a consentire al FAI di proseguire la propria opera di tutela, valorizzazione ed educazione, si desidera ricordare per sempre e per tutti il gesto di coloro che hanno creduto nell’opera della Fondazione disponendo un lascito grande o piccolo, ma sempre prezioso e significativo per il suo valore intrinseco. Oltre infatti ai Beni Istituzionali aperti al pubblico arrivati per lascito o eredità, siamo profondamente grati a tutti coloro che hanno destinato alla Fondazione i loro beni perché potessero sostenere la missione di cura, educazione e vigilanza del FAI.

    Storia dei lasciti al FAI

    Nascita del FAI

    Lunedì 28 aprile 1975 Renato Bazzoni, Giulia Maria Crespi, Alberto Predieri e Franco Russoli si trovano a Milano, nello studio del notaio Michele Zanuso...

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    Monastero di Torba (Gornate Olona, VA)

    Acquistato da Giulia Maria Crespi per donarlo al FAI, è il primo banco di prova per misurare la credibilità, le capacità e la concretezza della Fondazione....

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    Casa Carbone (Lavagna, GE)

    Eredità Emanuele e Siria Carbone. Una casa di famiglia perfettamente integra, come sospesa nel tempo, esemplare riflesso della vita, del gusto dell’abitare...

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    Villa del Balbianello (Tremezzina, CO)

    Legato testamentario Guido Monzino. Su una penisola da cui si godono scorci incantati del Lario, questa elegante e romantica dimora del XVIII secolo e...

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    Campagna Lasciti

    “Un legato al FAI è un dono al Paese”

    Campagna Lasciti

    “Vivere nel futuro”

    Villa Necchi Campiglio (Milano)

    Lascito testamentario Gigina Necchi Campiglio e Nedda Necchi. Una residenza circondata da un silenzioso giardino nel centro di Milano, custode di capolavori...

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    Campagna Lasciti

    “Nomino miei eredi l’arte e la natura. Un legato al FA. Un dono che dura per secoli”

    Torre e Casa Campatelli (San Gimignano, SI)

    Legato testamentario Lydia Campatelli. Mille anni di storia in una casa torre di famiglia. A San Gimignano, una delle famose torri, incorporata in un...

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    Campagna Lasciti

    Guida alle Donazioni e ai Lasciti. “La tua generosità. Scolpita per l’eternità”.

    Campagna Lasciti

    Guida ai Lasciti e alle Donazioni. “Non è un’attrice, non è un premio Nobel. Eppure il suo nome verrà ricordato per sempre grazie a un lascito al FAI”....

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    Villa Fogazzaro Roi (Oria Valsolda, CO)

    Legato testamentario Giuseppe Roi. Un’appartata e intima dimora della borghesia ottocentesca; arredi, quadri e oggetti di squisito gusto rievocano, ancora...

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    Alpe Pedroria e Madrera (Talamona, SO)

    Legato testamentario Stefano Tirinzoni. Alpeggi, boschi e antiche malghe: 200 ettari di paesaggio alpino nel cuore delle Orobie Valtellinesi, da cui si...

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    Campagna Lasciti

    Guida ai Lasciti e alle Donazioni.

    Campagna Lasciti

    “Ti amo perciò ti lascio”.
    Un lascito al FAI. Per l'arte, la natura, la bellezza, per sempre.

    Campagna Polizze

    “Assicura un futuro all’Italia”.

    Casa Macchi (Morazzone, VA)

    Eredità Marialuisa Macchi. Casa Macchi è un grazioso palazzetto di provincia che sorge all'ombra del campanile della chiesa di un tranquillo paesino a...

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    Casa Bortoli (Venezia)

    Eredità Sergio e Carla Bortoli. Il 15 gennaio 2017 FAI ha ricevuto in eredità dai coniugi Sergio e Carla Bortoli il magnifico appartamento sito al primo...

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    Aula del Simonino (Trento)

    Lascito testamentario Marina Larcher Fogazzaro. Un luogo in cui ascoltare una storia del 1475, che ha molto da insegnare ai cittadini di oggi e di domani....

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    Villa Rezzola (Pugliola, Lerici - SP)

    Lascito testamentario Contessa Maria Adele Carnevale Miniati. Antica dimora signorile immersa in un ampio giardino terrazzato che digrada verso il mare,...

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    Campagna Lasciti

    La nuova Guida ai Lasciti e alle Donazioni.

    Ricordi e testimonianze

    Abbiamo raccolto le parole di chi, con un lascito o una donazione, ha scelto di affidare al FAI un sogno, un ricordo, un gesto d’amore per l’Italia. Alcune di queste voci appartengono a chi ci ha lasciato un’eredità preziosa, altre sono testimonianza di chi li ha conosciuti ed è custode del loro lascito: quello di credere nella bellezza, nella cura e nella memoria, permettendo così ai loro sogni di continuare a vivere.

    1987 | CASA CARBONE - Emanuele Carbone

    Ricordo di Emanuele Carbone

    «Nomino mio erede il FAI alla condizione che la casa di mia proprietà in via Riboli, Lavagna, sia destinata a museo locale, affinché in futuro sia possibile conoscere, a chi interessi, come e dove vivessero in Liguria le famiglie borgesi prima che le esigenze della nostra società spersonalizzassero le nostre abitazioni.»

    2001 | VILLA NECCHI CAMPIGLIO - Giulia Maria Crespi

    Ricordo di Giulia Maria Crespi, fondatrice del FAI

    «Ricordo bene le sorelle Necchi: semplici e schive, quasi chiedessero scusa di avere tanti soldi e di possedere una costruzione tanto importante.

    La casa divenne il centro mondano della Milano dell'alta società: quella sportiva che si tuffava in piscina anche nel freddo ottobre, che giocava a tennis con gare all'ultimo sangue e quella aristocratica nella quale spiccavano il Principe Enrico d'Assia e la Principessa Maria Gabriella di Savoia, ospiti abituali.

    Verso gli anni ottanta, Angelo Campiglio passò oltre la soglia e Gigina, fedele moglie ed ereditiera, propose di lasciare l'amata casa al FAI con una dote per poterla mantenere: in cambio il FAl doveva garantire dopo la morte delle sorelle la cura della dimora aprendola per la gioia e il godimento del pubblico.

    In seguito un altro grande carissimo amico, Alighiero de Micheli, lasciò al FAI il suo salotto intero perché venisse esposto al pubblico in un luogo adeguato.

    Fu così che ancora una volta Gigina Campiglio ci venne in aiuto e ci diede, pur essendo ancora viva, la possibilità di arredare una sua grande stanza, entrata indipendente, dove collocare il prezioso legato. Ogni volta che salgo la scalinata ed entro in quell'ampia, silenziosa anticamera foderata di radica lucidissima, vedo sempre con gli occhi dell'anima le due sorelle: Gigina, la nave ammiraglia che incede con passo lento e maestoso con il prezioso zaffiro al dito, donna ricca ma discreta, dolce e buona, e leggermente arretrata Nedda, più dinamica, più vivace, più curiosa ma sottomessa, che svolge i suoi piccoli hobby personali e così si occupa di quadri moderni, un contrasto con lo stile che la circonda. E attorno a loro, come un grande guscio prezioso e protettivo, la casa silenziosa, accogliente, soleggiata, aperta agli amici anziani e giovani che si buttano nella piscina dove penso le sorelle Necchi mai abbiano fatto un tuffo.

    La loro memoria vivrà sempre nel mio cuore. E così due legati esemplari arricchiscono la città di Milano e i suoi abitanti, divenendo nel contempo un luminoso esempio per tutti.»

    2005 | TORRE E CASA CAMPATELLI - Lydia Campatelli

    Ricordo di Lydia Campatelli

    Lascio al FAI - Fondo per l'Ambiente Italiano l'immobile di mia proprietà in San Gimignano, corredato di tutto quanto in esso contenuto [...] e tutti quelli dipinti da mio zio Guido Peyron saranno inclusi nel lascito al FAI [...]

    Il presente legato è sottoposto alle seguenti precise condizioni:

    • che il palazzo sia aperto al pubblico I...]

    [...] Voglio lasciare la mia amata casa al FAI perché desidero che chi viene a San Gimignano capisca che città è, e capisca la sua storia e la sua meraviglia [...]

    2009 | VILLA FOGAZZARO ROI - Giuseppe Roi

    Estratto dal testamento olografo del marchese Giuseppe Roi

    Io sottoscritto Giuseppe Roi (…), alla mia morte, lascio in legato al Fondo per l’Ambiente Italiano, di seguito indicato F.A.I., tutti i beni immobili di mia proprietà, siti nel Comune di Valsolda (Como) alle condizioni, precise e imprescindibili, che seguono:

    A) La Villa Fogazzaro Roi, sita in Oria Valsolda (Como), dovrà essere così denominata sempre. B) Tutti i beni mobili e le suppellettili, esposti nei locali della Villa (…) sono parti integranti e permanenti del presente legato; per mio desiderio ed auspicio, non dovrebbero neppure essere cambiati di posto (…). Istruzioni per l’apparecchio per 10 commensali del tavolo nella sala da pranzo della Villa Fogazzaro Roi in Oria di Valsolda (…):

    B) Lego al F.A.I. tutti gli oggetti elencati di seguito, vincolati alla Villa Fogazzaro Roi, attualmente depositati nella così detta “camera delle porcellane”, al fine che la tavola in sala da pranzo abbia a presentarsi ai visitatori sempre così allestita. Tutto il vasellame in ceramica; vetro e/o cristallo; nonché posate e accessori in vermeil e argento diventeranno proprietà del F.A.I. nella tonalità dei singoli servizi, onde sopperire ad eventuali, malaugurati danni e/o furti. (…)

    2011 | ALPE PEDRORIA E MADRERA - Marco Magnifico

    Ricordo di Marco Magnifico, Presidente del FAI

    «L’architetto Stefano Tirinzoni aveva sposato la missione del FAl con lo stesso entusiasmo che nutriva verso la sua Valtellina; fu il primo capo-delegazione FAI di Sondrio e grazie a lui il Castello di Grumello, che domina Sondrio adagiato tra le vigne più eroiche d'Italia, fu donato al FAI; ne curò il restauro donandone il progetto.

    Morì giovane lasciando unanime rimpianto per la gentilezza e l'allegria del tratto, la profonda coscienza civile e l'appassionata conoscenza della cultura alpina. Fu una assoluta sorpresa apprendere dal suo testamento che gli oltre 150 ettari di alpeggi, da generazioni patrimonio della sua famiglia, erano stati destinati in legato al FAl assieme ai bei complessi delle malghe delle Alpi Madrera e Pedroria e alle due cime dei monti Pisello e Culino. Baite e alpeggi erano stati da anni abbandonati dalle Brune Alpine Original Braunvieh (la vacca per eccellenza delle Alpi Orobie) e dalle capre orobiche il cui latte, assieme a quello vaccino, consente al Bitto di essere uno dei formaggi più celebrati e ricercati tra quelli alpini.

    Il FAI non si era mai cimentato nel restauro di un alpeggio e la sfida è stata vinta solo quando, dopo qualche anno di studio e dopo aver restaurato malghe, baite, casère e calèec (recinti di pietra coperti solo da un tendone), si decise di ricomprare proprio delle Brune Alpine O.B. e delle capre orobiche per poter ridare a quei pascoli (tra i migliori della Valtellina) la dignità che la storia aveva loro conferito e solo temporaneamente sottratto. La prima vitellina nata dalla piccola mandria inziale fu chiamata, con estrema gioia della Fondatrice del FAI, Giulia Maria; il suo sogno di non limitare l'attività di tutela della Fondazione a monumenti storici ma di poterla finalmente allargare al mondo della Natura e della pastorizia si era finalmente realizzato grazie a Stefano Tirinzoni.»

    2015 | CASA MACCHI - Marco Magnifico

    Ricordo di Marco Magnifico, Presidente del FAI

    «Poco o nulla avevamo saputo delle intenzioni di Maria Luisa Macchi, una originale, distinta e benestante signora - conosciuta a Morazzone, suo paese d'origine nel varesotto, come "la signorina" - fino a quel giorno del 2015 in cui ci venne recapitato il suo testamento nel quale lasciava in eredità al FAl, assieme a una dignitosa "dote" in danaro, la casa di famiglia proprio di fianco alla nobile parrocchiale nella piazza del paese.

    Da una prima ricognizione su Google Maps sembrava di pochissimo interesse e andai a vederla più per responsabilità che per convinzione. Ne rimasi folgorato. La signorina, che pur in salute da oltre quarant'anni si era ritirata a vivere in una lussuosa casa di cura di Varese, andava con una certa regolarità a visitare il piccolo e romantico giardino ricco di palme, Olea fragrans, bambù, agapanti e con una maestosa magnolia giapponese ma, da quando erano morti i genitori negli anni cinquanta, non era mai più entrata in casa. Pur essendo un intatto contesto ottocentesco fu come entrare nell'unica casa di Pompei risparmiata dalla furia del Vesuvio tanto ogni dettaglio raccontava di una vita che si era interrotta di punto in bianco quasi per un evento improvviso; tutto si era fermato a quel lontano giorno di sessant'anni prima quando la casa, costruita e arredata dai nonni della signorina e che aveva subito pochissime modifiche, era stata chiusa per l'ultima volta il giorno dell'ultimo funerale. Piumoni di raso (un tempo) rosso trapuntati coprivano le belle coperte da giorno di pizzo sui numerosi letti della casa sui quali si erano nel frattempo "adagiati" pezzi di soffitto dipinti a corone di fiori di campo; nella stanza da bagno le salviette di fiandra dalle lunghe frange, già candide ma ora color tabacco per la polvere dei decenni, erano ancora sui "buttalà" di legno tornito sovrastato da un boiler grande come un sommergibile; appesi negli armadi abiti a fiori anni cinquanta dalla vita stretta e con i giacchini dalle maniche a tre quarti, in sala da pranzo, sul grande tavolo contornato da monumentali sedie divorate da legioni di tarli la preziosa coperta di lana orientale a disegno cachemire a sua volta divorata da generazioni di tarme, in cucina le pentole di rame e di stagno appese sopra il lavello di pietra, nel salottino con i divani e le poltrone a piccolo punto una televisione in bianco e nero con un tubo catodico lungo un metro; ovunque ragnatele spesse e smisurate come mai ne avevo viste... Il mondo intatto nel quale vissero tre generazioni di una qualunque famiglia borghese agiata ma non ricca dove la parsimonia era una dote da tenere in conto così come quei ritmi e quelle tradizioni che erano le caratteristiche di un'Italia operosa che, senza clamore ma grazie alla costanza e all'eroismo dei suoi figli, divenne una Nazione. Una storia che il FAI ha subito deciso, senza alcun indugio, di raccontare.»

    2020 | VILLA REZZOLA - Marco Magnifico

    Ricordo di Marco Magnifico, Presidente del FAI

    «Pupa Miniati Carnevale era una donna solare, intelligente, colta ed elegante; una gran signora d'altri tempi che modellò a sua immagine e somiglianza quel pezzo di paradiso che il destino volle mettere nelle sue mani e che lei, tramite il FAl, decise di donare a tutti: Villa Rezzola.

    Ereditata dalla madre che la usava come residenza estiva, fu eletta da Pupa a sua unica dimora, in essa e nel suo impagabile giardino riversando la sua fantasia, il suo gusto, la sua cultura e il suo amore per quel magnifico e celebrato tratto di costa ligure: il Golfo dei Poeti, che dal terrazzo si abbraccia tutto intero con attonita meraviglia. La grande Villa mantiene intatto quel piacere dell'abitare che le case inglesi possiedono in misura speciale così come il favoloso giardino conserva il fascino che nasce dalla straordinaria capacità di "addomesticare" la natura che i giardini inglesi sanno trasmettere; Villa Rezzola fu infatti costruita da una delle tante famiglie inglesi che caddero preda della seduzione della costa ligure costellandola di case e giardini meravigliosi ove svernare e che, terminata quell'aurea età prima delle due guerre, furono man mano abbandonate a un destino spesso non generoso. Così non fu per Villa Rezzola che trovò nel carattere deciso, concreto e positivo di Pupa Miniati Carnevale chi la vivificò dedicandole tempo, risorse e amore, riempiendola di vita anche con quella sua indimenticabile, cristallina e affettuosa risata che, assieme ai suoi grandi ed espressivi occhi verdi, ancora illumina questo angolo del mondo che, certamente, il Buon Dio creò in un momento di particolare buon umore.»

    Grazie!

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