Una tavola di Michele Damaskinos a Casalzuigno

Una tavola di Michele Damaskinos a Casalzuigno

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Una tavola di Michele Damaskinos a Casalzuigno
notizie dal fai

24 gennaio 2025

Enrico Maria Dal Pozzolo, professore di Storia dell’Arte Moderna all’Università di Verona, racconta come il restauro di un dipinto del XVI secolo custodito a Villa Della Porta Bozzolo abbia offerto l’occasione per un’indagine attributiva. La scena della predica di Cristo è, infatti, di Michele Damaskinos, appartenente alla scuola pittorica “veneto-cretese”.

Recentemente restaurata, torna a Villa Della Porta Bozzolo a Casalzuigno (VA) la tavola che rappresenta una predica di Cristo (63 x 85 cm). L’intervento, affidato al laboratorio milanese di Carlotta Beccaria, ha restituito la corretta leggibilità dell’opera che manifesta i caratteri di quella scuola pittorica cinquecentesca genericamente definita ‘veneto-cretese’. Si tratta di dipinti realizzati con un linguaggio che adatta gli stilemi della tradizione tardo-bizantina a moduli compositivi desunti da modelli occidentali, soprattutto italiani. Sappiamo che esistevano numerosissimi pittori che utilizzavano tale linguaggio in un’area assai estesa del Mediterraneo occidentale, dall’Egeo a tutto l’Adriatico, dislocati sulle località costiere ma anche nell’entroterra balcanico. Per lo più si tratta di artisti anonimi e destinati a rimanere tali, in quanto sussistono pochissime opere firmate o agganciabili ad attestazioni documentarie d’archivio. In tale schiera operò, per un breve tratto della sua carriera, anche Dominikos Theotokopoulos, il maestro cretese poi denominato El Greco, che trascorse almeno otto anni in Italia, prima a Venezia e poi a Roma.

Tra gli esponenti più noti di tale scuola attivi nel terzo quarto del secolo XVI – evidentemente il periodo di esecuzione del dipinto – vi fu anche Michele Damaskinos, che è appunto l’autore della tavola.

Alcune fasi del restauro dello Studio Beccaria

Era nato a Candia (l’odierna Iraklion), allorché l’isola di Creta era sotto il controllo della Serenissima. Fin dal 1453 della caduta di Costantinopoli, a Creta si erano rifugiati molti artisti esuli dal Bosforo, che rivitalizzarono la scuola locale ispirandosi anche alle novità provenienti dal continente, e più specificamente dalla penisola.

Erano pittori in grado di dipingere in tre maniere diverse: quella tardo-bizantina, quella ‘occidentale’ e quella ‘ibrida’ sopra menzionata.

È appunto di quest’ultimo genere lo stile adottato qui da Damaskinos, che sappiamo aver trascorso almeno una quindicina d’anni in Italia. A Venezia dal 1569 al 1582, dal 1583 lo ritroviamo a Iraklion, dove morì verso il 1592/93, forse di peste.

In laguna fece parte della comunità greco-ortodossa realizzando icone per la chiesa di San Giorgio, che ne conserva ancora molte, però confrontandosi pure con la scuola locale, come dimostrano suoi lavori come le Nozze di Cana al Museo Correr di Venezia, in cui copia la tela di analogo soggetto di Jacopo Tintoretto oggi nella chiesa della Salute. Non si limitò tuttavia a interessarsi all’arte veneta. Sappiamo che possedeva disegni e stampe di Parmigianino, che nel 1581 vendette allo scultore Alessandro Vittoria. Insomma: fu un personaggio di rilievo, ben inserito nel contesto artistico della Serenissima.

La scena rappresentata pone non banali problemi di interpretativi. Che il Cristo stia predicando in una sinagoga ebraica è evidente, ma l’episodio non sembrerebbe collegabile a quello per cui scappò dai genitori per disputare con i Dottori della Legge, perché all’epoca egli aveva 12 anni, mentre qui appare già adulto. Tra i personaggi riconoscibili c’è Maria al centro, con il manto blu e il nimbo circolare, e probabilmente San Pietro, seduto di fronte a lui con le braccia incrociate sul petto in un gesto di devozione. Pure riconoscibile è la figura di Mosè nella statua entro la nicchia della parete frontale, con le tavole della Legge e le corna. Ma tutti gli altri personaggi chi sono? Soprattutto i due seduti in primo piano a sinistra, con la donna che indossa un elegante abito con le maniche ‘stratagliate’ secondo una moda femminile riscontrabile verso il 1570? Che sia la Maddalena, con Marta al suo fianco? Difficile da stabilire. Si attendono spiegazioni convincenti.

Enrico Maria Dal Pozzolo, professore di Storia dell’Arte Moderna – Università di Verona

Questa tavola di Damaskinos è conservata a Villa Della Porta Bozzolo, a due passi dal Lago Maggiore

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